Intervista a Walter De Silva tra Ducati, passione e futuro

Ha creato mezzi iconici e non ha mai nascosto la passione per le due ruote di Borgo Panigale. Ecco le sue dichiarazioni a 360 gradi
Intervista a Walter De Silva tra Ducati, passione e futuro

Matita ispirata, pluripremiato maestro di design, sono sue alcune delle creazioni più importanti degli ultimi anni nel settore automotive. Ma Walter De Silva è anche un creativo eclettico, una mente libera, la cui visione è capace di spaziare in molte direzioni e in diversi ambiti, compreso quello motociclistico. Con lui abbiamo parlato di nuove tecnologie, di passione, del periodo in cui si è occupato di Ducati e del futuro dei motori.

Una lunga esperienza come responsabile dello stile per il Gruppo Volkswagen in cui gravita il marchio Ducati. Come considera lo stato di salute del settore motociclistico oggi?

Il settore motociclistico, nell’attuale enorme trasformazione della mobilità, lo vedo in grande espansione. Negli ultimi anni, dal muoversi in maniera tradizionale, stiamo passando velocemente ad altri sistemi di mobilità. Un fenomeno in cui le due ruote, mezzi agili con i quali ci si sposta in tutta sicurezza, non possono che avere una grande espansione, soprattutto grazie all’arrivo di nuove tecnologie”.

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Pensa che il futuro avrà uno sviluppo “green” sempre maggiore?

Non possiamo più chiudere gli occhi o farci facili illusioni. Credo che come avviene per le biciclette, anche per le due ruote il motore elettrico prenderà gradatamente piede. Perché dico gradatamente? Perché bisognerà, tutti insieme, sia a livello tecnologico, che politico, accompagnare quest’evoluzione, facendo attenzione anche ai diversi problemi che comporta. Ad esempio, quelli legati al riciclaggio delle batterie, o di conversione

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Parlando del periodo in cui si è occupato della Ducati, c'è stato qualche progetto che ha trovato particolarmente interessante?

Sicuramente. Intanto quando arrivai in Ducati, l'apporto che diedi fu soprattutto di incrementare la ricerca nel design e nello stile, che era abbastanza contenuta. Attraverso il Gruppo VW, abbiamo portato delle possibilità enormi, tanto è vero che abbiamo studiato proposte di design nei centri di Postdam, di Monaco, in California. Un potenziale che prima non avevano.


Su questo potenziale, io mi sono inserito mentre si sviluppava la nuova Diavel e soprattutto la Scrambler, che mi toccava il cuore perché era la moto dei miei tempi. Il Corsarino, il Corsaro, erano le moto che noi giovani amavamo a 18 anni”.

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A proposito della Diavel, in fatto di linee è stato un progetto piuttosto coraggioso...

Certo! Il Diavel nasce da grandi discorsi che abbiamo fatto con gli Stati Uniti. il mio apporto è stato passionale, da una parte, e dall'altra professionale. In termini di processo, e anche di mio personale gusto estetico, mi confrontavo con il team Ducati, considerando la loro forte radice motociclistica. I designer Ducati, per come li ho conosciuti, sono tutti ragazzi appassionati, che usano molto la moto, dai responsabili agli stagisti.


Quindi, facendone uso, hanno la giusta interpretazione, non soltanto della linea, ma anche del design del dettaglio, del particolare, dell'ergonomia. Chi lavora in Ducati, il sabato e la domenica lo passa in sella, poi, vai giù col gomito, vai giù in sbandata, arriva ammaccato il lunedì. Mi ricordo che gli chiedevo: questa volta chi si è ammaccato?”.

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Tanta passione da parte di chi le fa, quindi, incide effettivamente sul prodotto?

Loro si sentono la nazionale Rossa su due ruote. Con questo ho detto tutto. Rosso Ducati, rosso corsa, rosso scuderia... per loro è così. Da Domenicali a Ferraresi. Si sentono assolutamente dei performance-man.

A parlargli di scooter ti fanno il sorrisino. È difficile entrare in Ducati e cominciare a parlare di certe cose. Però piano piano penso che ci arriveranno, e lo faranno con questa idea di “team rosso”, che si sente comunque responsabile di un messaggio importante in Italia e nel mondo”.

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Moto elettriche. Qual è la strada giusta per far digerire al pubblico qualcosa che non riconosce come un mezzo tradizionale?

Io punterei su un linguaggio stilistico completamente diverso. Dichiarerei, proprio attraverso il disegno: l'ergonomia è l'ergonomia, cioè, un uomo è un uomo, una donna è una donna, però proporrei un gioco diverso, un po’ come fece D’Ascanio con la Vespa. Le moto tradizionali, invece, che rimarranno vive per lo più nella sfera dell’hobbistica e della passione, manterranno un approccio in linea con la loro storia, rifacendosi magari al mondo delle competizioni. Come nell'auto: se io mi compro una hypercar, la voglio con motore a scoppio. Ho una passione indelebile per l'auto di alta performance con motore a scoppio e non ho voglia di cambiare idea, non mi interessa. Non possiamo pensare che tutti considerino l'automobile, o la moto, solo un mezzo per andare da A a B. Non è così”.

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Quindi, immagina una netta separazione tra mobilità utile e mobilità per passione?

Non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo, per capire dove andremo. Il muoversi rapidamente, la velocità, furono una grande conquista del secolo scorso. La democratizzazione che ha dato la mobilità, ha permesso alla gente di muoversi e vedere le cose. È un fatto culturale e in questo fatto culturale rientrano anche i matti come me, che  sono appassionati del motore a scoppio, sono appassionati della macchina prestazionale, della moto prestazionale, e anche della bicicletta, purché sia prestazionale”.

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Matita ispirata, pluripremiato maestro di design, sono sue alcune delle creazioni più importanti degli ultimi anni nel settore automotive. Ma Walter De Silva è anche un creativo eclettico, una mente libera, la cui visione è capace di spaziare in molte direzioni e in diversi ambiti, compreso quello motociclistico. Con lui abbiamo parlato di nuove tecnologie, di passione, del periodo in cui si è occupato di Ducati e del futuro dei motori.

Una lunga esperienza come responsabile dello stile per il Gruppo Volkswagen in cui gravita il marchio Ducati. Come considera lo stato di salute del settore motociclistico oggi?

Il settore motociclistico, nell’attuale enorme trasformazione della mobilità, lo vedo in grande espansione. Negli ultimi anni, dal muoversi in maniera tradizionale, stiamo passando velocemente ad altri sistemi di mobilità. Un fenomeno in cui le due ruote, mezzi agili con i quali ci si sposta in tutta sicurezza, non possono che avere una grande espansione, soprattutto grazie all’arrivo di nuove tecnologie”.

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