Alex Song: "La panchina al Barcellona? Non me ne fregava un c***o, avevo la stessa auto di Henry"

L’ex centrocampista confessa dei retroscena sulla sua carriera e gli anni in blaugrana: "Volevo guadagnare tanto facendo il minimo, e soprattutto volevo avere il potere di guidare la stessa auo del Re"
Alex Song: "La panchina al Barcellona? Non me ne fregava un c***o, avevo la stessa auto di Henry"

Per molti giocatori essere uno "scaldapanchine" è segnale di sconfitta. Per Alex Song, ex centrocampista camerunense, ha rappresentato l'obiettivo della carriera. C'è chi punta a guadagnare primeggiando e tentando di essere il numero 1, e c'è chi nemmeno ci prova, ma fa il minimo indispensabile per portare a casa lo (stratosferico) stipendio.

Questa è appunto la storia e la verità rivelata da Song che a un certo punto della sua carriera ha preso una decisione chiara: guadagnare quanto più possibile giocando poco. Ed è così che dopo molte stagioni all’Arsenal, nel 2012 passa al Barcellona: in Spagna, l’ex centrocampista gioca poco, chiamato in causa solo al momento del bisogno, ma non si è fatto mancare proprio nulla, siglando un contratto di cinque anni a cinque milioni di euro a stagione, e così ha potuto assecondare una della sue grandi passioni: quella per le auto di lusso.

Henry, idolo anche per le auto di lusso

Song ha confessato tutto durante una chiacchierata su Instagram con il giocatore NBA, Pascal Siakam. Già ai tempi dell’Arsenal, appena 20enne, l’ex centrocampista si rende presto conto che per lo stile di vita a cui aspirava, ci volevano davvero tanti soldi. Imita Thierry Henry, comprando un’auto come la sua, ma lo stipendio da neo professionista non era sufficiente per quel tenore di vita: “La maggior parte dei calciatori vive al di sopra delle sue possibilità - ha raccontato Song -. Io non arrivavo a 100 mila sterline a settimana (circa 120 mila in euro) eppure la gente pensava che fossi un milionario. Volevo stare con i grandi, potevo comprare quello che volevo o passare nottate pazze. Andavo all'allenamento e vedevo Thierry Henry, il Re, che arrivava con una macchina bellissima, avevo deciso che volevo anche io la stessa vettura a tutti i costi. Vado al concessionario, firmo le carte e faccio il finanziamento ed ecco che avevo la stessa macchina del King. Ma giuro che l'ho riportata due mesi dopo, tutti i miei soldi li stavo spendendo per fare il pieno di benzina. Quando tornai alla concessionaria dissi: questa macchina non fa per me, è troppo… datemi una Toyota”.

Quando si vuole tutto, senza rinunciare a nulla, non sono poi molte la strade da percorrere. E così, la chiamata del Barcellona è la definitiva sentenza a una strada già tracciata: Song, consapevole di andare a fare la riserva e di scendere in campo solo in rare occasioni, coglie al volo l’opportunità del prestigioso club e dello stipendio da nababbo per portare avanti il proprio obiettivo.

In questa scelta, l’ex centrocampista camerunese coinvolge anche la famiglia: ”Pensai che così facendo loro potessero avere una vita più serena, anche dopo la fine della mia carriera. Quando il direttore sportivo del Barcellona mi disse che non avrei giocato molto, che sarei finito a scaldare la panchina al Camp Nou, ma non me ne fregava un c****o, perché sapevo che sarei diventato milionario”.

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