ROMA - Dopo il recentissimo "carnevale" tecnologico di Las Vegas, tocca da oggi a Detroit inaugurare la stagione automobilistica 2016 che proseguirà poi a Ginevra dal 1° marzo. Quaranta anteprime mondiali e 55 modelli nuovi, con Barack Obama che andrà a far visita alla Cobo Hall di Detroit il 20 gennaio, per ribadire una volta di più che il record fatto registrare dal mercato automobilistico americano nel 2015 con 17.470.659 (battuto il limite del 2000 17.402.486) veicoli venduti è merito suo per aver varato il piano salvezza per l’industria dell’auto a stelle e strisce nel 2009, in piena crisi, senza dimenticare la Fiat, ora FCA e solida, grazie alla fusione con Chrysler. Obama sarà il terzo presidente della storia a far visita al Salone di Detroit dopo Eisenhower e Bill Clinton. E questo da’ la dimensione dell’importanza del momento. Con un Detroit che apre la stagione dei Saloni, il primo dopo lo scandalo Dieselgate, dove ormai tutti si interrogano su ambiente ed emissioni, e la produzione si indirizza verso questa nuova filosofia. Che comunque mal si sposa con il petrolio a prezzi stracciati e la rinnovata tendenza del mercato Usa a scegliere macchine di grandi dimensioni e cilindrata, sicuramente a benzina, con quello che ne consegue
QUALCHE ASSENZA - E’ vero, da oggi al 24 gennaio (al pubblico dal 16), nella città dei motori, la mitica Motor Town, mancheranno marchi pesanti, come il blocco d’oltremanica Land Rover , Jaguar , Mini, Bentley e soprattutto il costruttore locale Tesla, ma Detroit 2016 verrà ricordato per lo sbarco FCA nel mondo delle vetture ibride. Fedele alle tendenze USA che spingono sempre di più verso crossover, SUV, monovolume e minivan ecco la nuova generazione della Chrysler Voyager al debutto alla Cobo Hall. Prevede un versione ibrida plug, un costo che si aggira intorno agli 80 milioni e anche un versione diesel, i cui propulsori vengono prodotti dalla VM di Cento. Per restare in casa FCA, Marchionne & C. hanno voluto celebrare i 75 anni della Jeep con una serie celebrativa che coinvolgerà tutta la gamma.
GRANDI BERLINE - Sempre in tema di dimensioni importanti, Detroit assisterà al lancio di quattro berline nuove di fascia alta, come da acclarata tendenza del mercato: da Mercedes Classe E alla Volvo S90, passando per Hyundai G90 (per il brand premium Genesis) e Lincoln Continental. Tutte ipertecnoloigiche ma già in grado di andare in strada. Audi a Detroit porterà un concept mai visto, basato sul lancio della nuova tecnologia ad idrogeno, mentre BMW stupirà con le versioni sportive M2 Coupè e X4 M40i, la plug-in ibrida 330e, già apparsa a Francoforte. Ma insieme con FCA, sarà Mercedes la protagonista assoluta di Detroit, a patire dal “capolavoro” di intelligenza che è la Classe E cui farà compagni la nuova SLK pronta a lasciare nome e strada alla SLC.
FORD, INFINITI e GM - Accanto a Mercedes, la padrona di casa Ford che oltre alla Lincoln, a Detroit lancerà la nuova generazione della Fusion (la Mondeo a stelle e strisce, la più venduta negli States). Kia utilizzerà la Cobo Hall per presentare la nuova generazione della Forte e il prototipo di grande SUV, lo Scion CH-R. Da Infiniti, invece, arriverà la Q60 Coupé oltre i restyling di Q50 e QX60 mentre GMC propone il Suv Acadia e la Lexus la LC 500 Coupé. In casa GM, la Barra ornerà a rilanciare la Bolt EV e la Chevrolet Camaro ZL1. Nissan invece gioca al coperto dopo i fantastici numeri degli ultimi mesi e presenterà qualcosa di importante a sorpresa.
VOLKSWAGEN - Chiusura ineludibile per la Volkswagen : c’è attesa infatti per capire quale sarà l’atteggiamento e le proposte del Gruppo di Wolfsburg dopo il dieselgate, la recente denuncia del Governo degli Stati Uniti che potrebbe costare 19-20 miliardi di sanzione e le ultime critiche sempre da fonti americane per l’atteggiamento dei tedeschi che pare non collaborino nelle consegna di spiegazioni e materiali a sufficiente sempre per far piena suce sullo scandalo. Porsche a sua volta chiude il cerchio, completando il rinnovo della famiglia delle 911 con la Turbo e la Turbo S berlina e Convertibile. Va bene Las Vegas, ma non scherziamo troppo con la tradizione.