
Fabio Cannavaro torna alle origini e lo fa nel modo più profondo possibile: restituendo vita, senso e futuro a un luogo che per Napoli è molto più di un centro sportivo. Il Centro Paradiso di Soccavo, dove si allenava da ragazzo e dove il Napoli di Maradona ha scritto pagine irripetibili di storia, è pronto a rinascere grazie all’ex Pallone d’Oro. Un progetto che parte dal cuore prima ancora che dal cemento. “Ogni volta che entro nel centro mi emoziono”, ha raccontato Cannavaro in un’intervista dei giorni scorsi al Corriere dello Sport. Parole che spiegano meglio di qualsiasi piano urbanistico la natura dell’operazione. L’ex difensore non ha acquistato solo un complesso sportivo: ha scelto di farsi custode di una memoria collettiva. Qui si sono formati i sogni di un bambino di Fuorigrotta, qui hanno corso i campioni del Napoli, qui Diego, il numero 10 arrivato dall’Argentina, ha mostrato forse il volto più puro e felice del suo genio.
Centro Paradiso, il progetto
Dopo vent’anni di abbandono, il Centro Paradiso è entrato in una nuova fase. I lavori sono già partiti: le palazzine sono in costruzione, lo spogliatoio ha richiesto più tempo del previsto, ma il percorso è tracciato. “Di qui a qualche mese inizieremo col campo”, ha spiegato Cannavaro, con l’obiettivo di rendere tutto operativo nel giro di un anno. Al centro del progetto ci sono i giovani: una scuola calcio, strutture moderne, lo studentato, il pozzo per l’acqua e l’idea di un vero campus sportivo e formativo, aperto al territorio. È una restituzione simbolica e concreta insieme. Il Paradiso, dal 1975 al 2004, è stato il cuore pulsante del Napoli. Ha visto sorrisi, vittorie, rituali quotidiani e anche ferite profonde. Qui Maradona si divertiva come un ragazzino sotto la pioggia, trasformando il fango in spettacolo, trattenendo i portieri a fine allenamento per rigori e pallonetti infiniti. Qui sono passate anche la Nazionale italiana e l’Argentina dei Mondiali.
Centro Paradiso, la storia
Ma Soccavo è stato anche teatro di uno degli episodi più bui del calcio del nostro Paese, nel 1992, quando un gruppo di tifosi fece irruzione armato durante un allenamento, aggredendo alcuni calciatori. Una ferita mai rimarginata, che fa parte della complessità di Napoli e della sua storia viscerale con il calcio. Dopo il fallimento della società, il centro non fu rilevato e scivolò lentamente nel degrado, saccheggiato, vandalizzato, eppure mai dimenticato. Cannavaro oggi prova a ricucire quel buco nero, come solo i grandi campioni possono fare: passato e futuro, gloria e responsabilità. Il suo progetto non cancella ciò che è stato, ma lo valorizza. “Voglio dare a tutti la possibilità di respirare l’aria del Centro Paradiso”, dice. Un’aria che per lui era magica da bambino e che ora vuole trasformare in opportunità per le nuove generazioni.
La rinascita del Paradiso
In una città abituata alle contraddizioni, la rinascita del Paradiso è un segnale forte. Non solo nostalgia, ma visione. Non solo memoria, ma futuro. Soccavo torna a vivere, e lo fa guidata da uno dei suoi figli più illustri, deciso a trasformare un luogo di culto in uno spazio di crescita, sport e speranza. Perché la storia deve essere custodita. Soprattutto se è una storia che per Napoli e il Napoli ha segnato momenti indimenticabili.