
di Nina Fabrizio
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 19 DIC - "Ricostruiremo tutto".
Lo promette solennemente il cardinale Pierbattista Pizzaballa
che riabbraccia oggi dopo un anno la piccola e resiliente
comunità cristiana (ma che accoglie anche musulmani) della Sacra
Famiglia a Gaza.
"Non potete immaginare quante chiese, gruppi, associazioni,
persone da tutto il mondo si sono unite per farmi essere qui -
dice anche lui emozionato -. Voi avete dimostrato, specialmente
durante la guerra ma anche adesso, che cosa significhi rimanere
forti, siete una testimonianza vivente non solo di resilienza ma
di fede e speranza per tutto il mondo".
Il Patriarca latino, dopo tanta attesa, arriva nella Striscia
sferzata tra l'altro in questi giorni da violenti piogge e
inondazioni, con un carico (per ora non ingente) di aiuti in una
visita che si realizza dopo un colloquio telefonico tra il
presidente israeliano Isaac Herzog e lo stesso papa Leone. Sono
state le circostanze ancora una volta nefaste a favorirlo:
l'attentato di Sydney ha indotto Prevost e tutta la Chiesa a una
forte presa di posizione contro l'antisemitismo e di vicinanza
alle comunità ebraiche dell'intero pianeta. Herzog per primo ha
recepito il messaggio sentendosi direttamente con Leone e
assicurando, nell'occasione dello scambio di auguri per le
festività di Hanukkah e di Natale, sostegno alla comunità
cristiana per gli aiuti umanitari.
Così Pizzaballa oggi è potuto entrare nella Striscia (anche
per informarsi delle necessità sul campo) senza quegli attriti
che avevano caratterizzato il suo ingresso l'anno scorso, quando
si era in piena fase dei bombardamenti e con Francesco che aveva
alzato la voce proprio rivolgendo gli auguri di Natale alla
Curia.
Pizzaballa guarda avanti: "Non possiamo dimenticare che cosa
è successo e non lo dimenticheremo mai ma ora dobbiamo andare
avanti", afferma dopo aver ricevuto abbracci e manifestazioni di
gioia copiose mentre costante si sente il ronzio dei droni. "E'
bello vedere la scuola - dice alludendo alle attività che la
parrocchia ha faticosamente rimesso in piedi - ma vogliamo la
scuola secondo la nostra tradizione, le nostre case,
ricostruiremo tutto, la nostra vita è qui, siamo radicati qui e
resteremo", "dobbiamo soprattutto ricostruire i nostri cuori,
non abbiate paura, dobbiamo essere uniti e forti".
Per la parrocchia che ha commemorato appena lo scorso 16
dicembre la morte violenta di due parrocchiane e che ha subito
bombardamenti insieme a moltissimi altri disagi legati
soprattutto all'assenza di farmaci per pazienti oncologici,
disabili e malati di diabete accolti nel compund, è stato un
momento di festa che ha spezzato una routine fatta per lo più di
sofferenze quotidiane.
Per tutto il pomeriggio sono risuonati i canti di Natale e
tanti cappellini da Santa Claus sono stati indossati con
spensieratezza. Ora si spera in nuove iniziative umanitarie. Il
Patriarcato insieme agli altri capi cristiani di Gerusalemme ha
chiesto accoratamente ad Israele di concedere dei permessi per
alcuni bambini diagnosticati di leucemia. L'Augusta Victoria
hospital a Gerusalemme è disposto a curarli interamente a
proprio carico. Serve solo il sì delle autorità all'evacuazione
da Gaza. (ANSA).
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