Sochi come Melegnano: avvolta nella nebbia

D’accordo, c’entra anche la nebbia. Se le piste vengono avvolte da una coltre lattiginosa come il casello di Melegnano in una giornata particolarmente umida impedendo lo svolgimento delle gare non è colpa nè di chi assegna i Giochi nè di chi li organizza. Però se su giornali, siti, edizioni web, Facebook e Twitter il personaggio più trendy del giorno è Vladimir Luxuria c’è qualcosa che non va
SOCHI - D’accordo, c’entra anche la nebbia. Se le piste vengono avvolte da una coltre lattiginosa come il casello di Melegnano in una giornata particolarmente umida impedendo lo svolgimento delle gare non è colpa nè di chi assegna i Giochi nè di chi li organizza. Però se su giornali, siti, edizioni web, Facebook e Twitter il personaggio più trendy del giorno è Vladimir Luxuria c’è qualcosa che non va. Prima perché è andata a Sochi, poi perché l’hanno fermata o arrestata, poi perché era lì per le Iene, poi perché l’hanno rilasciata e ri-fermata e ri-ri-rilasciata e via sitcomeggiando. Intendiamoci: Luxuria è persona intelligente assai (intelligente, non meschinamente furba) e merita il rispetto di tutti: non è certo lei a essere sul banco degli imputati. Ma ciò che non va è che se l’Olimpiade compare su giornali etc. etc. per le vicende di una transgender italiana volata in Russia per questioni che esulano dal fatto sportivo vuol dire che il fatto sportivo o non c’è o è in grave crisi. O non propone personaggi degni di tal nome. Del resto che vi aspettavate? Hanno organizzato un’Olimpiade invernale in un luogo assimilabile alla rocca di San Leo: mezza montagna (molto mezza) con Rimini (deserta) ai suoi piedi. Un luogo dove l’altro ieri a 900 metri c’erano sedici gradi: una temperatura con cui si può sciare come fece Tomba a Bormio nella sua gara d’addio: in canottiera e bermuda. E per salvare il salvabile hanno ordinato tonnellate di sale in Svizzera (già che c’erano avrebbero potuto ordinare anche la neve) con cui cospargere le piste per salvarle. Vogliamo dirlo? Un conto è organizzare un’Olimpiade invernale a Lillehammer, ad Albertville, a Torino, a Vancouver: luoghi dove il clima olimpico (ammesso che sia ancora identificabile con qualcosa di più alto della sex opportunity del villaggio) si respira; dove ci sono montagne vere, dove magari nevica pure mentre si gareggia. Altra cosa è allestire un carrozzone pro-tv e dunque pro-sponsor, che va in scena in quello che Augè avrebbe definito un perfetto non-luogo: a questo punto varrebbe le pena di osare e organizzarli davvero a Melegnano, i Giochi. Se non altro quando si alza un po’ di phoen da lì si vedono le montagne vere. E per la partenza delle gare i gabbiotti sarebbero già pronti: basterebbe riciclare quelli dell’autostrada.

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