Sochi: Plushenko si ritira per un infortunio

Il campione di casa, la star del ghiaccio atteso al pubblico dell'Icberg, ha deciso di rinunciare alla prova ancora prima di scendere in pista, dopo aver provato un triplo axel ed essere atterrato male
SOCHI - Finisce, prima ancora di cominciare, il sogno di rinascita di Evgeni Plushenko. Lo zar dei pattini, oro olimpico a Torino, e poi una serie ininterrotta di titoli tra mondiali (tre) ed europei fino a quello conquistato con la sua Russia nell'inedita prova a squadre proprio qui a Sochi. In questi Giochi in cui sperava in un trionfo in casa per il Paese che lo ama più di ogni altro atleta. E stavolta, nell'ovale che doveva consacrarlo col calore dei suoi, scorrono i titoli di coda: niente gara, e addio alla carriera. Nella finale dell'individuale di pattinaggio di figura doveva esserci anche il presidente Vladimir Putin ad applaudirlo, sperando in una nuova medaglia russa dopo l'oro della coppia Volosozhar-Trankin, e quello a squadre domenica, aiutato proprio da Plushenko. Ma Evgeni non ci sarà: nel programma corto, il 31enne campione di casa non è riuscito nemmeno a esibirsi. Entrato in pista per il riscaldamento, atteso dal pubblico dell'Iceberg come una rockstar, ha deciso di abbandonare la gara dopo aver provato un triplo axel ed essere atterrato male. Negli ultimi due anni aveva subito due seri interventi alla spina dorsale e uno al ginocchio (13 in tutto): da allora un dolore persistente non lo ha mai abbandonato, e già lunedì dopo l'oro in team avrebbe pensato alla rinuncia. Tenendosi la schiena, si è consultato col suo allenatore Alexei Mishin, poi è andato dal giudice centrale a notificare la rinuncia, ha chiesto scusa al pubblico esterrefatto che lo incitava, ed è uscito di pista. "Non sono un robot, sono una persona come tutti voi. È un giorno triste - le sue parole - sono affranto per i miei fan". Poco dopo la notizia choc: non è solo la rinuncia a una gara, seppure olimpica, seppure in casa. È la parola fine, stavolta forse per sempre dopo due ritiri seguiti da altrettanti ritorni. Così si chiude la parabola triste di "Zhenia", oro nel 2006 e poi quel secondo posto a Vancouver (a Salt Lake un altro secondo posto) che per lui, orgoglioso e primadonna, bruciò come una sconfitta. Avrebbe venduto l'Audi d'argento regalatagli dall'allora presidente Medvedev, stizzito ma anche per finanziarsi costumi e allenamenti in polemica con la sua federazione. Per placarlo, Putin gli disse pubblicamente: "Il tuo argento vale oro". La moglie avvertì che un'altra brutta caduta poteva paralizzarlo. "Plushenko è stato in questo sport per tanti anni, è salito in vetta e caduto così tante volte, che è semplicemente impossibile per una persona comune: in questo senso è unico", ha spiegato pochi giorni fa il suo coreografo. A Sochi, Plushenko era arrivato per il rotto della cuffia, e tra le polemiche nazionali: a qualificarsi per i Giochi, infatti, era stato il giovane Maxim Kovtun (19 anni), ma qualcuno "dall'alto" avrebbe deciso di dare ancora una chance al veterano, facendolo esibire davanti a una speciale Commissione a porte chiuse. Una scelta quindi più politica che sportiva. Ma lo zar del ghiaccio difficilmente sarebbe potuto : incalzato e surclassato da una nuova generazione di giovani e brillanti pattinatori come il canadese Patrick Chan e il baby-prodigio giapponese Yuzuru Hanyu. "Sono sinceramente dispiaciuto per i miei tifosi e per tutti, ma ho voluto crederci fino alla fine" ha detto. "Ho quasi pianto. È davvero difficile, credetemi. Questo non è il modo in cui volevo finire la mia carriera: sono molto deluso, ma ho fatto del mio meglio". Cala il sipario sullo zar dei pattini.

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