-9 al vertice Cio: palazzo Chigi e le isole Figi

-9 al vertice Cio: palazzo Chigi e le isole Figi

Chissà se a Palazzo Chigi conoscono il dottor Robin E. Mitchell, 74 anni, medico delle Isole Figi, dal ‘94 membro del Cio nonché uno dei quindici esponenti dell’Esecutivo che il 27 gennaio, a Losanna, potrebbe stangare l’Italia mandandola ai Giochi di Tokyo senza inno, senza bandiera e senza squadre. A seconda degli sviluppi della crisi politica, tutto dipende da qualunque esecutivo emani il decreto legge che ristabilisca l’autonomia del Coni, minata dalla sciagurata riforma dello sport. Mitchell è l’unico membro del Cio proveniente dalle isole del Pacifico. A Losanna assicurano: se c’è una cosa su cui non transigono il signore figiano e gli altri membri dell’Esecutivo, è il rispetto della Carta Olimpica. Contrariamente a molti politici italiani, Mitchell e i suoi colleghi conoscono a memoria il comma 6 e il comma 9 dell’art. 27. Il primo recita: «I comitati olimpici nazionali devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse a titolo esemplificativo ma non esaustivo, pressioni politiche, giuridiche, religiose o economiche che potrebbero impedire loro di adempiere alla Carta Olimpica». E il comma 9: «Il comitato esecutivo può adottare le decisioni più appropriate per la protezione del Movimento Olimpico nel Paese di un comitato olimpico nazionale, compresa la sospensione o il ritiro del riconoscimento di tale comitato, se la costituzione, la legge o altre norme in vigore nella nazione in questione, o qualsiasi atto da parte di organi di governo o altri organismi, sia di ostacolo all’attività o alla libera espressione del comitato stesso». Oltre a Mitchell, dell’esecutivo fanno parte un tedesco, un americano, un cinese, un australiano, un’arubana, uno svizzero, una zimbabwiana; l’italiano Ivo Ferriani, che il 27 non verrà coinvolto nel voto, ma parteciperà alla discussione; una marocchina, una filippina, un argentino e un giordano, il principe ereditario Feisal Al Hussein. Tutti aspettano che il governo italiano faccia entro nove giorni ciò che avrebbe dovuto fare da un anno e mezzo. Riusciamo sempre a farci riconoscere.

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