- 3 al vertice Cio, Sara Cardin esclusiva: "L'inno non manca mai"

L'azzurra campionessa mondiale ed europea di karate: "Su una parete della mia palestra c’è il monte Fuji: sono anni che mi alleno con in testa i Giochi e voglio andarci con il tricolore ricamato sul mio karategi"
- 3 al vertice Cio, Sara Cardin esclusiva: "L'inno non manca mai"

Il Giappone per Sara Cardin è una visione quotidiana. Ci sono quelli che, in preparazione di un grande evento si allenano ricorrendo a tecniche di visualizzazione e poi c’è lei, che al monte Fuji ha dedicato un’intera parete della sua palestra. Del resto se pratichi karate da quando hai 7 anni, è inevitabile che si crei un legame speciale con quella terra. E lì Sara vuole arrivare tra sei mesi, al termine di un percorso che l’ha vista recuperare da un grave infortunio per tornare ai livelli che le hanno permesso di vincere un titolo mondiale e quattro europei. «La qualificazione olimpica è ancora in alto mare e ormai da un anno non abbiamo gare internazionali» spiega l’azzurra dell’Esercito.

Per questo nei giorni scorsi ha riunito a Caorle alcune delle più forti atlete al mondo?

«Sì. E’ stato un modo per aumentare l’intensità degli allenamenti e per tornare a combattere. Battere la campionessa del mondo in carica Dorota Banaszczyk mi ha dato fiducia: sto tornando al mio livello».

Dodici mesi senza gare in che cosa si sono fatti sentire?

«Nella gestione della tensione pre-gara. La sera prima di combattere a Caorle ero tesa come non mi capitava da anni: mi sono ritrovata a fissare il soffitto, incapace di addormentarmi. Per questo spero che il calendario internazionale riprenda regolarmente, anche se i segnali non sono incoraggianti: a febbraio avremmo dovuto combattere a Lisbona, ma la gara è stata annullata».

Rispetto alla possibile cancellazione dei Giochi in lei prevale il pessimismo o l’ottimismo?

«Mi alleno ogni giorno, due volte al giorno, per cui non posso essere pessimista. E poi, avendo frequentato spesso il Giappone, di una cosa sono certa: se i Giochi si disputeranno, saranno impeccabili. Quando i giapponesi decidono di fare una cosa, curano in maniera maniacale ogni minimo dettaglio».

In Giappone com’è accolta un’italiana che eccelle nel karate? Con diffidenza o ammirazione?

«Prevale l’ammirazione. Nel 2016 mi hanno invitato a Okinawa per allenarmi con la nazionale giapponese, perché erano affascinati dalle mie tecniche di gamba e volevano saperne di più».

Un’italiana che dà lezioni agli inventori del karate. Come ci si arriva?

«Con più di 25 anni di allenamenti. Ho iniziato a dedicarmi al karate quando ero una bambina di 7 anni, frequentando una palestra di Ponte di Piave, in provincia di Treviso, dove vivo da sempre. Da allora non ho mai smesso e Paolo, che è stato il mio primo maestro, negli anni è diventato un amico, un fidanzato e infine un marito».

Sposata con il karate. Come si traduce questo nella vita familiare?

«In un’amplificazione di gioie e dolori. Ogni vittoria vale doppio. E così però anche le sconfitte». La palestra in cui ha iniziato, nel frattempo è cambiata? «In principio non c’era neppure il tatami: era in parquet e la condividevamo con una scuola di ballo. Ora è interamente dedicata al karate».

L’altra grande incognita olimpica è legata alla contrapposizione tra il Cio e il Governo italiano. Teme di andare a Tokyo senza bandiera e senza inno?

«Non entro nelle decisioni politiche, ma di certo sarebbe una situazione molto brutta. Sono abituata a combattere con il tricolore sul mio karategi e l’inno mi accompagna sin da quando ero bambina. Non manca mai».

A cosa associa le note di “Fratelli d’Italia”?

«A due momenti distinti, ma fortemente legati tra loro: al mio primo titolo italiano, a livello giovanile, e al titolo mondiale nel 2014. Su quel podio, con l’oro al collo, quando sono partite le prime note dell’inno ho vissuto il momento più bello della mia carriera».

Con l’Esercito le è mai accaduto di insegnare il karate?

«Una volta ed è stato molto emozionante. Ho partecipato a una missione in Libano e mi è stato chiesto di tenere un corso di difesa personale alle donne libanesi: un’esperienza che mi ha reso orgogliosa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...