No inno e bandiera: Conte ha solo 48 ore

No inno e bandiera: Conte ha solo 48 ore© AFPS

Quarantotto ore per emanare il decreto legge che sancisca l’autonomia del Coni o ai Giochi di Tokyo l’Italia andrà senza inno, senza bandiere e senza squadre. L’ultimatum è arrivato ieri sera da Losanna, in via informale, s’intende, e indirizzato al Coni perché, se nel Palazzo della politica non l’hanno ancora capito, l’articolo 27 della Carta Olimpica impone, pretende, esige il rispetto dell’autonomia del comitato olimpico nazionale, pena sanzioni durissime. Le stesse che si profilano all’orizzonte dell’Italia, sesta nella graduatoria di tutti i tempi delle medaglie d’oro e, insieme con Francia, Gran Bretagna e Svizzera, il Paese che ha partecipato a tutte le edizioni dei Giochi. La domanda a Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei ministri e a Vincenzo Spadafora, ministro dello Sport, è una sola: ma vi rendete conto dell’immane stangata che sta per abbattersi sullo sport italiano? Ma avete idea di quali danni stiano per arrecare allo sport italiano le vostre promesse al Cio mai mantenute? Ma in quale mondo vivete? In quello dello sport olimpico, no di certo.

Ma il 19 giugno 2019, a Losanna, c’è Conte o il suo sosia, a colloquio con Bach che l’avverte: «Indipendentemente dall’assegnazione dei Giochi 2026 a Milano Cortina, la legge italiana è contro la Carta Olimpica». Ed è Conte o il suo sosia a promettere a Bach che l’autonomia del Coni verrà rispettata? E il 18 ottobre 2019, sulla Gazzetta Ufficiale, viene o non viene pubblicato il Dpcm con le funzioni attribuite a Spadafora, al cui comma 3 lettera e) si legge: «Indirizzo e vigilanza sul Coni?». Per la Carta Olimpica un governo non può indirizzare un comitato olimpico. Il 9 settembre 2020, l’Esecutivo Cio constata: «Nonostante i numerosi tentativi di trovare una soluzione reciprocamente accettabile fra il Coni e il governo italiano, non c’è alcun risultato concreto. Si sottolinea l’urgenza di trovare questa soluzione che protegga l’autonomia del Coni e la preparazione dei suoi atleti per i Giochi di Tokyo 2020». L’Esecutivo incarica Mac Leod, direttore delle relazioni con i comitati olimpici, di scrivere una nuova lettera al governo italiano. Mac Leod scrive, nessuno da Roma gli risponde. Il 27 settembre 2020, a Imola, mondiali di ciclismo, Bach dichiara: «Le leggi italiane vigenti violano la Carta Olimpica». Spadafora ribatte: «Se per il Cio la Bielorussia è ok, figurarsi l’Italia». Il 9 dicembre 2020 il Cio sospende la Bielorussia dai Giochi di Tokyo. Se, dopodomani, l’Italia farà la fine della Bielorussia, lo sport italiano saprà chi ringraziare.

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