Vincete per Schwazer

Vincete per Schwazer© ANSA

La coincidenza di calendario con la cerimonia del Quirinale è stata casuale, ma decisamente significativa: il 23 giugno è una data evidenziata in rosso nella storia dei Cinque Cerchi. Quel giorno del 1894, a Parigi si concluse il primo congresso olimpico: nel suo discorso di chiusura, Pierre de Coubertin annunciò l’organizzazione ad Atene dei Giochi della I Olimpiade e la nascita del Cio. La spedizione azzurra per Tokyo nasce sotto corroboranti auspici. Giovanni Malagò dixit: «Faremo sicuramente meglio di Rio 2016, dove abbiamo vinto 28 medaglie. Certo, contano sempre di più gli ori: se ne vinciamo 11 sarebbe fantastico rispetto a Rio, dov’erano stati 8». L’Italia, con Francia, Gran Bretagna e Svizzera, è uno dei quattro Paesi che ha sempre partecipato ai Giochi ed è sesta nel medagliere as-soluto degli ori (247). Fra questi, ce n’è uno particolarmente importante: lo indossava il convitato di pietra al Quirinale, alias Alex Schwazer, campione della 50 km a Pechino 2008, ingiustamente privato di Rio 2016; ingiustamente squalificato per doping sino al 2024; ufficialmente riabilitato il 18 febbraio scorso dal Tribunale di Bolzano «per non avere commesso il fatto»; ingiustamente danneggiato dal Tas l’8 maggio scorso, quando il suo ricorso è stato respinto; ingiustamente penalizzato dal tribunale federale elvetico il 14 successivo, quando è stata definitivamente cassata la sua richiesta di sospensiva della squalifica. Tuttosport ha sempre creduto nell’innocenza di Schwazer e per questo ha sostenuto la petizione lanciata dalle Iene su change.org per chiedere che andasse ai Giochi: sono state raccolte 74.498 firme. Peccato che il 29 aprile scorso, Valentina Vezzali, sottosegretaria allo sport, pluriolimpionica di scherma, non abbia tirato una stoccata per Alex durante la videoconferenza con Oliver Niggli, dg Wada, l’agenzia mondiale antidoping che, con la World Athletics, dovrebbe andare a nascondersi per l’invereconda condotta anti-Schwazer. Dal comunicato ufficiale si è pure appreso che l’incontro è servito «per sottolineare e ribadire la stima reciproca e il massimo rispetto istituzionale che intercorre fra l’agenzia mondiale antidoping e il governo italiano». Eppure, il 30 marzo scorso, Vezzali era presente alla seduta della Commissione Cultura e Sport che alla Camera votò all’unanimità la risoluzione per Alex a Tokyo. Al Quirinale, ieri, Vezzali ha affermato: «Portare la bandiera significherà mostrare la fierezza del nostro sport nel reagire dopo il periodo della pandemia». La stessa fierezza non s’è vista nel reagire all’urticante ingiustizia patita da Schwazer. In Giappone, l’Italia avrà un motivo in più per dedicargli un oro. Sarebbe il minimo.

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