Questa è una squadra. Questa, cioè, è l’unione di molte differenze che non somma le qualità, ma le moltiplica. È un gruppo che parte dal presupposto che aiutare un compagno significa aiutare se stessi. È l’insieme nel quale si sciolgono tutti gli ego per ricomporsi in uno solo. È divisione dei compiti, è azzeramento di invidia e gelosia. È dare sempre e comunque il massimo, perché dare un millimetro di meno è la più grave mancanza di rispetto nei confronti di una compagna. La nazionale femminile di pallavolo è una squadra ed è la fotografia dell’Italia di oggi, della realtà che ci circonda e nella quale si può sperare per avere un futuro migliore come Paese, non solo come movimento olimpico. Ma, attenzione, le ragazze di Velasco sono anche una squadra che ha straordinarie qualità tecniche e che ha lavorato duramente sia sotto il profilo tattico che atletico, perché lo spirito di gruppo è importante, ma se poi sei scarso o giochi male, la medaglia non la vinci.
Costruzione perfetta
Questa nazionale è, dunque, una costruzione perfetta, progettata e realizzata da quel genio che si chiama Julio Velasco. Un architetto dello sport che ha messo l’ultimo mattone di un palazzo, iniziato da lui stesso più di trent’anni fa. L’abbraccio con Lorenzo Bernardi ha rievocato quello di Mancini e Vialli sul prato di Wembley, dopo l’Europeo. È il gesto di due uomini che hanno condiviso trionfi e sconfitte, percorrendo milioni di chilometri per chiudere un cerchio aperto tanto tempo prima. Sì, purtroppo c’è chi riesce a polemizzare pure su una storia e una medaglia come questa, strumentalizzandone politicamente i risvolti sociali e le protagoniste, ma le campionesse olimpiche volano troppo in alto per distinguere o preoccuparsi di quei puntini laggiù in basso. Si godono, quello sì, l’applauso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (appassionatissimo di volley) che, complimentandosi con Malagò per l’oro, ha invitato tutti i medagliati italiani, come di consueto dopo i Giochi. Quest’anno, però, ha chiesto che vadano anche i 25 “quarti posti”: il destino li ha lasciati fuori dal podio per un soffio, il presidente non li lascia fuori dal Quirinale. Mattarella è il Velasco della politica.