Judo, parla Andrea Carlino: “Dipingerò un’impresa. Pensavo già al 2028 ma…"

Dalla 'numismatica' alla pittura: le passioni del giovane judoka torinese ripescato alle Olimpiadi all'ultimo respiro attraverso la classifica mondiale
Judo, parla Andrea Carlino: “Dipingerò un’impresa. Pensavo già al 2028 ma…"© Fijlkam - Federazione Italiana Judo

Non sono tutti uguali. Nemmeno nell’unica manifestazione umana che riunisca per davvero il mondo e lo faccia convivere. Eppure il mondo ideale non contempla l’omologazione, non può, tantomeno nelle aspirazioni. E succede persino tra i componenti di una medesima delegazione. Se Jannik Sinner arriva - febbre permettendo - preceduto da squilli di trombe per il re del mondo, ci sono altri azzurri qualificati all’ultimo, in extremis. O ripescati attraverso la classifica mondiale, magari per rinuncia altrui. È il caso di Andrea Carlino, judoka torinese categoria -60 kg che ormai si era convinto di dover pensare oltre. A un altro quadriennio. E invece.

Dalle stalle alle stelle: l'intervista a Carlino, ripescato alle Olimpiadi

Carlino, la sua storia è cambiata un mese prima dei Giochi.
«Si, mancata la qualificazione ero già entrato nell’ordine di idee di puntare tutto su Los Angeles 2028, lanciarmi verso il successivo quadriennio. Avevo lavorato tanto, sacrificato molto per inseguire questo sogno. Poi è arrivata la notizia della riallocazione per la rinuncia di quattro russi a partecipare. E sono ripartito con ancor maggiore entusiasmo».

Ha dovuto riprendere ad allenarsi al massimo?
«Non avevo smesso, mi ero anche cercato dei tornei di minor prestigio in Europa per mantenermi in condizione. Non volevo perdere nulla della forma raggiunta. Ed è stato un bene».

Qual è il suo stato d’animo a pochi giorni dalla gara?
«Sono sereno e tranquillo, pronto a dare il massimo sebbene abbia ricevuto la notizia all’ultimo o quasi. Sono molto concentrato, carico d’entusiasmo e so benissimo che bisogna essere al massimo in queste competizioni che sono aperte a ogni risultato. Siamo al massimo livello. Non temo nessun avversario, penso a me stesso».

Come ha scoperto il judo?
«Per caso. I miei genitori mi hanno portato a provare questa disciplina con i compagni della scuola materna, a Pino Torinese, non so se ci sia ancora quella scuola. A nove anni avevo bisogno di un livello competitivo più alto e mi sono spostato all’Akiyama di Settimo Torinese e non ho più cambiato. Ci sono tantissimi atleti di grandi capacità. Lo dimostra il fatto che siamo quattro qualificati a Parigi. Si lavora tantissimo, la struttura è super, si ha tutto per fare bene».

Cosa l’ha conquistata di questo sport, che non ha grande visibilità mediatica se non ogni 4 anni?
«La vivacità, l’attività. È uno degli sport più completi dal punto di vista fisico, ma anche mentale. E insegna la disciplina, trasmette la correttezza».

Lei era già all’Akiyama di Settimo, quando Basile conquistò l’oro a Rio, il duecentesimo della storia azzurra ai Giochi estivi. Cosa provò?
«Una gioia enorme e fu una grande emozione. Esultati all’oro di Fabio e mi carico moltissimo perché lui arrivava da outsider. Mi sono detto che il sogno era possibile. Avevo visto in parte i suoi grandi sacrifici e ho pensato che dovevo impegnarmi anche io così».

La sua giornata ideale?
«Sveglia alle 8, colazione e via in palestra per un’ora e mezza di allenamento atletico. Poi al pomeriggio un’altra ora e mezza di judo, combattimenti».

A chi deve di più, finora, nel suo percorso.
«Non ho dubbi, a mia madre, mi ha sempre sostenuto, mi ha seguito. E fino a quando non ho preso la patente è stata lei a portarmi da Castiglione a Pino e poi a Settimo. Mi portava, si sedeva ad aspettare fino a che non sarebbe finito l’allenamento. E tornavamo a casa. Ha sempre creduto in me».

Figlio unico?
«No, ho un fratello più piccolo. Si chiama Luca. Anche lui praticava judo ed era bravo. Ma si è infortunato alla schiena e ha smesso».

Carlino fuori dal tatami e dalla palestra.
«Nel primo pomeriggio mi piace dipingere, mi rilassa. Olio su tela. Più che altro paesaggi: mare, montagna, dove non riesco ad andare visti gli impegni».

Un artista, dunque.
«Ho sempre avuto un piccolo talento e questa passione fin da bambino. Disegnavo di continuo. Gli insegnanti mi spingevano, avrebbero voluto che io facessi il Liceo Artistico, ma io non mi ci vedevo e ho scelto lo Scientifico. Pio mi sono iscritto a Scienze Biologiche, ma appena sono entrato nell’Esercito ho deciso di concentrarmi totalmente sullo sport. Avrò tempo, una volta finito con l’agonismo, di riprendere gli studi».

Altre passioni?
«Colleziono banconote e monete di altri Paesi. Mi piace scoprire nuove culture e ci si può avvicinare pure attraverso questo hobby».

Un tipo originale. Vita social e videogiochi niente?
«I social li frequento certo, come tutti i giovani. Ma so che meno tempo ci passo e meglio è. Videogiochi soltanto quando mi trovo con gli amici».

Riesce a visualizzare la sua gara?
«Certo, è importante. E ho chiesto anche ai compagni che hanno già fatto i Giochi. Voglio vivere tutta l’esperienza, scoprire cosa ci sia dentro la gara e l’Olimpiade. Poi la gara sarà come tutte le altre. Arriverò solo due giorni prima della gara. E purtroppo, dovendo fare il peso, non parteciperò alla Cerimonia inaugurale. Mi spiace, ma la competizione ha la precedenza. Però avrò modo di vivere il Villaggio Olimpico perché c’è la gara a squadre e hanno deciso di tenermi lì, anche se non gareggerò».

Chi vuole conoscere al Villaggio?
«Ho pensato subito agli italiani. Dico Jacobs e Tamberi. Grandi personaggi oltre che campioni»..

Cosa le ha dato e cosa le ha tolto il judo?
«È una continua lezione di vita, mi ha imposto regole importanti, consigli nutrizionali. Insomma, è uno stile di vita. Tolto direi nulla. Certo che non ho fatto una vita come tutti gli altri miei coetanei. Ma se ami una cosa, sei concentrato e la fatica non c’è, ti diverti».

Chiudiamo con le prospettive della squadra azzurra.
«Comincio da 403 azzurri ai Giochi. Un record che dimostrazione la qualità del nostro sport. E lo stesso vale per il judo, dove abbiamo 13 qualificati su 14 possibili. Punteremo a conquistare più medaglie possibili. Io ho buone, ottime aspettative».

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