Julio Velasco è una delle migliori fortune capitate allo sport italiano, da quando il signore nato a La Plata ha messo piede nel nostro Paese diventandone cittadino e guadagnandosi un posto d’onore nel gotha dei vincenti. Il riferimento è ai due mondiali, tre europei e cinque World League firmati con l’Italvolley maschile, la Generazione di Fenomeni e alla Nations League femminile, limitandoci all’ambito delle Nazionali che oggi vive un momento storico con la finale parigina. La fortuna del nostro sport risiede nella multidisciplinarietà dell’allenatore, capace per la prima volta di portare la Grand’Italia delle donne all’atto decisivo di un’Olimpiade, dopo averne ripreso in mano la guida a venticinque anni di distanza dallo stesso incarico. Velasco non è soltanto uno dei migliori tecnici della pallavolo (si aggiungano i 14 titoli vinti con i club, in Argentina e in Italia): egli è stato anche un dirigente calcistico nella Lazio di Cragnotti e nell’Inter di Moratti ed è un eccellente pedagogo. Forse a sua insaputa; forse perché è l'ultima cosa che desideri, non ergendosi a maestro di nessuno, ma, certamente, per ciò che dice e per il valore di ciò che dice.
Le parole di Velasco
Anche tirando le orecchie alla pallavolo e alla nostra categoria, alle quali le tirate d'orecchie non possono che fare bene. "La pallavolo e il giornalismo devono smettere di parlare dell'oro che manca, è deleterio per tutti. Si nota sempre ciò che manca, è uno sport tutto italiano, l'erba del vicino è sempre più verde. È una filosofia di vita, ma l'oro olimpico quando arriverà, arriverà. Ci sono tante squadre forti, si può vincere e si può perdere, l'importante è che i nervi non ci tradiscano. Comunque vada, sarà la prima medaglia: godiamoci quello che abbiamo e non quello che non abbiamo”. Sì, è davvero una questione di filosofia di vita. La stessa che a Tokyo, tre anni fa, quando Di Francisca attaccò Andrea Cipressa ("Ct non all'altezza") e l'ex compagna Errigo ("Arianna troppo emotiva"), indusse Julio a una memorabile schiacciata in tv: "Trovo disgustose queste dichiarazioni, a prescindere dalla ragione. I temi sono sbagliati ed è disgustoso parlare male gratuitamente di una collega e di un allenatore. Sembra che adesso cercare di essere buoni sia un difetto, che chi è buono è un idiota. L'educazione, invece, si basa sul reprimere cose che fanno male agli altri o che non fanno bene alla comunità". Capite perché, indipendentemente da come vada a finire con gli Stati Uniti, il giardino di Velasco sia sempre più verde di quello del vicino.