In principio fu la battaglia di Caster Semenya. La vicenda dell'atleta sudafricana due volte olimpionica degli 800, tra stop e riammissioni, in un tunnel di ricorsi e prove ben più dure di quelle affrontate in pista, ha segnato un prima e un dopo sulla questione gender, che anche a distanza di anni continua a dividere. È infatti solo l'ultimo caso di una serie, quello della pugilatrice algerina, Imane Khelif, che domani affronterà l'azzurra Carini ma è già finita al centro delle polemiche perché esclusa dai mondiali causa limiti di testosterone non da donna, tranne poi essere ammessa ai Giochi in corso a Parigi.
La nota della Federpugilato
"Sul caso Carini, con prudenza e responsabilità istituzionale, sto lasciando fare al Coni. L'interlocutore che deve parlare con il Cio è il Comitato Olimpico. So che il Coni ha già avanzato apposito quesito e siamo in attesa che risponda". È quanto si legge in una nota del presidente della Federpugilato Flavio D'Ambrosi in merito al caso della pugile algerina Imane Khelif, estromessa dai Mondiali del 2023 per livello elevato di testosterone ma ammessa alle Olimpiadi. "L'atleta Carini non l'ho sentita ma non è preoccupata, deve fare il suo match e vedremo. La stampa, gli appassionati dovranno giudicare - ha aggiunto - È un caso particolare e credo che vada allineato al rispetto dei valori e delle regole della carta olimpica”.