Le polemiche riguardanti i tornei femminili di boxe alle Olimpiadi di Parigi 2024 continuano a catalizzare l'attenzione e animare il dibattito pubblico, con accuse e tensioni che stanno scuotendo il mondo sportivo. Le principali critiche mosse riguardano la presenza di atlete come la taiwanese Lin Yu-ting e l'algerina Imane Khelif, iperandrogine e sospettate di non essere delle donne, a causa dei risultati di alcuni test. L'Associazione Internazionale di Boxe (IBA) ha squalificato entrambe le pugili dai Mondiali precedenti, sostenendo che i loro test genetici rivelavano la presenza di cromosomi XY, tipici del sesso maschile. Nel corso di una recente intervista a CNA English News, Lin Yu-ting ha respinto queste accuse, criticando l'IBA per averla esposta a umiliazioni pubbliche basate su test che considera "falsi" e "non standardizzati".
Olimpiadi, la replica di Lin Yu-ting all'IBA
"È ovvio che mi dà fastidio leggere certe osservazioni, ma tutto quello che possiamo fare è dire a noi stessi che non possiamo controllare quello che dicono", ha detto la taiwanese. Poi ha aggiunto: "Lasciamo che parlino, ma ho la coscienza pulita su questo. Dopotutto, abbiamo dimostrato che era falso e che il processo non seguiva nessuno standard". La polemica è cresciuta dopo che Lin ha raggiunto la finale olimpica nella categoria dei -57 kg, e la sua avversaria turca, Esra Yildiz Kahraman, ha risposto con un gesto simbolico che alludeva ai cromosomi XX, tipicamente femminili. Gesto, che ha ulteriormente acceso il dibattito, suscitando reazioni contrastanti. La pugile ha condiviso anche la sua frustrazione le continue insinuazioni sulla sua identità di genere: "Probabilmente è per il mio aspetto. Attira molta attenzione. A volte quando vado in bagno mi chiedono: 'È quello giusto?' E io devo rispondere che sono una donna".