Schiacciava nei canestri, schiacciava nella pallavolo, sfarfalleggiava nella ginnastica, ma alla fine ha vinto volando sull’acqua: lei, una tavola, e il mistral per amico. Marta Maggetti è la nuova ragazza d’oro del windsurf italiano. Alessandra Sensini l’ha vista volar via nella baia di Marsiglia e si è commossa: 24 anni dopo il suo oro di Sidney, ecco l’erede. Marta conosce il bello del vento, delle onde, di un mare che ti accompagna, avendo seguito la passione del papà nel mare di Sardegna. E ieri l’Isola è tornata in festa: un altro figlio suo le porterà una medaglia olimpica. Il giorno prima era riuscito a Stefano Oppo, oristanese in coppia con Gabriel Soares, argento nel canottaggio. Marta è nata il 2 gennaio 1996 a Cagliari, ventotto anni nei quali lo sport è stato una sorta di filo conduttore: ha provato basket, pallavolo e ginnastica, ama il ciclismo, si dedica allo yoga. E ama la natura. Ha vinto poco dopo mezzogiorno, che non è proprio la sua ora preferita. Ha scritto, raccontando con vena romantico-poetica, che ama il tramonto …«infuoca tutto il cielo con calma e delicatezza… cerco di godermi ogni secondo». C’è voluta calma e intuito, invece, nell’ora del pranzo marsigliese quando questa ragazza, da un metro e 67 per 58 kg, ha dato una sterzata decisiva al suo windsurf che, oggi, viene definito categoria “iQFOiL” per l’utilizzo di tecnologie che mettono le ali anche dal punto di vista visivo: una tavola trasformata in aliscafo per gare che durano una decina di minuti a velocità superiore ai 20 nodi(più di 35 km all’ora).
La sorpresa
Lotta sul mare con il bello della sorpresa. In realtà la favorita per il successo finale era la britannica Emma Wilson, prima assoluta dopo le 14 regate di flotta che hanno incontrato anche gli alti e bassi del vento. Ieri finalmente il mistral si è deciso a soffiare e le gare, che avevano subito rinvio, sono partite. Per il regolamento del wind surf, l’inglese era già qualificata alla finale a tre concorrenti. Marta Magetti si è giocata tutto nella semifinale, seminando una cinese e una peruviana e piazzandosi dietro all’israeliana Sharon Kantor. Fatto il trio per l’oro e già sicura di un podio, l’azzurra ha seguito quel che le diceva il vento. «Sono riuscita a pensare ed ho fatto una virata prima degli altri», ha raccontato. Le tre infatti stavano volando come siluri: Marta terza, l’inglese davanti forse già sicura di farcela quando la nostra ha intuito la corrente giusta, si è infilata e prima dell’ultima boa è filata via davanti a tutti. Ultima fotografia: la britannica piangente addirittura terza, Maggetti lanciata in un tuffo nell’acqua tra pianto, felicità e abbracci quando è sbarcata sulla riva.
Scordare Tokyo
Oro, incenso e addio ai dolori del post Tokyo 2020, quando le toccò un quarto posto pesante da digerire. «Stavolta sono spariti i fantasmi di Tokyo ed ho cominciato a piangere fin dalla semifinale perché una medaglia era certa». I ricordi sono un peso, eppure Marta ha poi vinto il mondiale 2023, si è consacrata in Olanda staccando il pass olimpico, ha dimostrato che non aveva vinto per caso tutti i titoli giovanili. «Ma solo quando andrò a Parigi per la premiazione realizzerò tutto. Pensare che nel finale di gara mi tremavano le gambe». Alessandra Sensini vinse l’oro a Sidney e un argento a Pechino. Si può imitare. Ora appuntamento a Los Angeles. Marta non è superwomen ma certo una figlia del vento: servono preparazione, abilità tecnica e mentale. Marta aveva la medaglia in testa. Lo aveva già detto: «Obiettivo podio, non importa il colore». Il giallo oro non è il colore del tramonto, piuttosto di un sole sfolgorante. Lei ci ha messo determinazione e spirito competitivo. I Quattro Mori della bandiera sarda si sono fati un sorriso.