TORINO - Perugia, anno secondo. Per il tecnico Angelo Lorenzetti questa è la sfida che ha scelto assumendo l’incarico di tecnico di una squadra ambiziosa che parte per vincere sempre. Oggi inizia la nuova stagione e in palio c’è subito un trofeo: la Supercoppa.
Lorenzetti, la sua squadra viene da una stagione straordinaria ed è subito sotto i riflettori. È già un esame?
«È un inizio di lavoro che ci porterà verso un’annata piena di impegni. Vediamo a che punto siamo. Sappiamo che la Supercoppa è una manifestazione di inizio stagione, non indicativa per quello che accadrà in campionato. Cercheremo di essere fin da subito protagonisti».
A che punto siete?
«Si spera di essere lontani per poter raggiungere livelli molto alti poi. Questo è un banco di prova da sfruttare al meglio».
Come vede le avversarie?
«Monza e Piacenza sono quelle che hanno cambiato di più. La prima è in evoluzione quindi è meno leggibile. La seconda ha perso giocatori importanti, ma ora ha giocatori che abbiamo affrontato in finale la scorsa stagione. E poi c’è Uros Kovacevic, giocatore che nelle gare secche è spesso determinante. Pur essendo una squadra nuova, ha le potenzialità per essere ai vertici».
Per quali motivi Perugia ha scelto Ishikawa e Loser?
«L’arrivo di Yuki è legato all’uscita di Leon. Volevamo un giocatore con caratteristiche simili e, soprattutto, continuare ad aver tre giocatori importanti nel ruolo. La stagione è lunga e servirà aver rotazioni di spessore. La scelta di Agustin serve per cambiare ed essere meno scontati agli occhi degli avversari».
Il presidente ha detto che Perugia punta alla Champions. La sua idea per questa stagione?
«Il presidente ha una vision. Ma credo che questa società abbia sempre un approccio ambizioso. Questo torneo è un bel tema per tutto il gruppo e richiede un processo di crescita che inizia dal campionato. Per arrivare in fondo ci vuole una grande competitività e per costruirla c’è solo il campionato a disposizione. Le squadre piccole non vanno sottovalutate. Le squadre polacche sono una certezza, quelle turche sono cresciute. Ma la pallavolo oggi è uno sport adulto, difficile fare scommesse o azzardi».
Anche Perugia è entrata nella sua fase adulta?
«Perugia è una società solida e ambiziosa, anche se è giovane. Può darsi che bruciando le tappe abbia perso qualche passaggio, ma è sempre ai massimi livelli».
Dalle Olimpiadi sono emerse novità o elementi di riflessione?
«È stata la più bella in assoluto. Gli azzurri non vanno biasimati per il risultato. Anzi. Dopo Tokyo pensavamo di non avere una nazionale e questi ragazzi hanno fatto cose egregie. Però la Francia ha insegnato che la tecnica conta e che ci sono fondamentali, come difesa e copertura, che fanno la differenza. Sono due fondamentali che non vengono facili alla mia squadra e su cui lavoreremo tanto».