Enrico Gramaglia: il sogno professionale realizzato

L'intervista completa all'allenatore della Vehementia Tennis Team che racconta la sua vita dedicata al tennis
Enrico Gramaglia: il sogno professionale realizzato

«Ho iniziato a giocare a tennis quasi per caso – ricorda l’oggi 30enne Enrico Gramagliaperché vicino a casa mia, nel 2000, costruirono un campo in veloce, su terreno sintetico. Fu un feeling immediato con il gioco, avevo circa dieci anni e vivevo a Cardè, un paesino di circa 1000 anime. Diventò fin da subito qualcosa di importante. Sono figlio di agricoltori e il tempo che prima passavo nell’azienda di famiglia iniziai a dedicarlo al tennis, intensificando le ore di gioco e iniziando, dopo i primi corsi, a fare i primi tornei di categoria. Sono arrivato fino alla seconda poi, quando avevo 18 anni, ecco la proposta di Duccio Castellano di entrare a far parte dello staff tecnico della neonata VTT di Lagnasco. Avrei potuto farlo abbinando la figura di giocatore a quella di insegnante ma dopo alcune ore di “meditazione” sul da farsi decisi di fare una scelta precisa. Mi è sempre piaciuto trasferire nozioni tennistiche agli altri e così ho optato per tale via. Grazie a Duccio, che mi ha sempre aiutato a crescere, ho fatto esperienze importanti a livello internazionale, partendo dai tornei ETA giovanili, passando per gli ITF e i Futures fino ad arrivare agli Slam, alla Fed Cup e al circuito WTA».

Esperienze arricchite dal contatto diretto con tecnici azzurri di alto profilo, come Corrado Barazzutti e Tatiana Garbin: «Ho ascoltato molto e cercato di acquisire nozioni, con tanta umiltà ma la ferma consapevolezza di aver fatto la giusta scelta personale e professionale. Mi ero ripromesso di arrivare ai 30-35 anni con una formazione completa sotto ogni punto di vista e questo si sta realizzando, in perfetta simbiosi con la crescita della VTT, una vera e propria azienda gestita con una chiara impronta manageriale. Anche sotto tale profilo il concetto di delega usato da Duccio Castellano nei miei confronti e dei professionisti che compongono il team, ha permesso a tutti di salire di livello. Oggi dedico circa 3-4 ore al giorno all’insegnamento sul campo, con i ragazzi della nostra scuola, e le altre alla cura dei molti aspetti manageriali che una realtà come la nostra presenta. Parliamo di organizzazioni, formazione di gruppi di allenamento, competizioni a squadre, eventi. Il lavoro non mi fa paura e tutti ne sono consapevoli. La VTT viene prima di tutto, è un impegno tanto assorbente quanto motivante. Vogliamo che diventi sempre più un punto di riferimento tecnico e non solo per i nostri ragazzi. Di qui al 2030 puntiamo ad avere dei giocatori cresciuti sotto la nostra guida formati prima come persone e poi come tennisti. I concetti di educazione e sport alla VTT si sposano perfettamente».

I giocatori che hanno ispirato il percorso di Enrico Gramaglia non mancano: «Sono cresciuto negli anni d’oro di Nadal, Federer e Djokovic. Proprio quest’ultimo mi ha sempre affascinato per la sua dedizione al lavoro e la voglia di emergere. Tra i ricordi più belli delle mie trasferte internazionali c’è quello del 2017 agli US Open, Slam nel quale seguivo Camilla Rosatello. Eravamo in palestra quando arrivò Federer e prima di ogni cosa salutò a uno a uno tutti i presenti. Un esempio di stile e per me una grande emozione».

La capacità di mettersi in gioco è stata una delle chiavi di lettura del rapido tragitto compiuto da Gramaglia nel tennis insegnato: «Ho colto l’occasione – sottolinea – e non ho mai smesso di crederci. La perseveranza è una delle mie caratteristiche e proprio grazie a questa mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto. Quando facevo il giocatore a volte non era facile rinunciare ad uscire con gli amici o divertirsi dovendo pensare al torneo del giorno dopo ma non ho mai avuto dubbi sul tipo di atteggiamento giusto da tenere».

Per migliorare sempre esistono alcuni principi imprescindibili: «Ho sempre ascoltato molto e fatto tesoro dei grandi incontri che ho potuto sviluppare nel mondo del tennis. Una settimana trascorsa a Barletta con Corrado Barazzutti è stata altamente formativa. Ho imparato molti aspetti fondamentali in questo mestiere, dalla gestione dell’atleta al momento motivazionale legato alla prestazione, ovviamente con uno sguardo sempre rivolto alla tecnica. Alla VTT il confronto è fondamentale e permette ad ognuno di noi di continuare il percorso di crescita. Ringrazio Duccio per le sue “chicche” e il grande insegnamento che mi ha dato di essere sempre pronti a rimettersi in discussione. Nessuno ha la verità in mano e ciò vale sotto ogni profilo, tecnico, tattico, personale e professionale».

E il grande sogno continua.

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