
Era iniziato bene, con la semifinale nel Challenger di Buenos Aires persa contro l’argentino Navone che ha poi operato un grosso salto di qualità nel resto dell’anno tanto da salire tra i top 30 ATP.
Nello stesso tabellone Lavagno aveva piegato in primo turno anche la speranza brasiliana Joao Fonseca, all’epoca 652 del ranking e poco più di un anno dopo top 60: «Stavo giocando bene – sottolinea oggi il torinese – e i programmi erano improntati sul consolidamento e miglioramento della mia posizione. Ho giocato nei primi mesi altri buoni match sempre lottando con giocatori forti e acquisendo esperienza a più alto livello. Sono poi tornato a giocare un 25.000 $, in Svezia, e l’ho vinto confermando la mia crescita complessiva. Purtroppo già in finale contro il tedesco Moeller ho iniziato ad accusare problemi alla schiena che si sono fatti sempre più seri nel corso dei mesi successivi. Ho giocato male e a singhiozzo, soprattutto senza poter esprimere tutto il mio potenziale. Mi sono fermato per un po’, da maggio a metà settembre, poi ho ripreso per ragioni di classifica ma non ero ancora guarito e la situazione è peggiorata. Lo stop definitivo è arrivato nel 15.000 $ di Antalya a dicembre scorso».
Sono stati mesi duri, con la schiena dolente anche per fare le semplici cose della vita quotidiana: «Ora sto meglio – afferma Edoardo – e ho ripreso gli allenamenti. Circa un’ora e 20 minuti al giorno di tennis e 2-3 ore di preparazione fisica. Non vogliamo accelerare i tempi ma confidiamo a fine aprile di poter riprendere l’attività agonistica. Sento la mancanza della competizione e questo stop è stato più duro di altri patiti in carriera. Nei precedenti infatti dovevo ancora costruirmi una classifica mentre in questo caso stavo salendo e ho ovviamente perso punti e posizioni in graduatoria. L’importante è stare bene, giocare senza dolore. E’ il primo obiettivo, gli altri li disegneremo cammin facendo forti della consapevolezza di poter competere ad armi pari anche con i primi 200 giocatori del circuito. Il tennis è sempre più esasperato e vediamo che anche molti big sono spesso costretti a fermarsi per problemi fisici. Non è un sollievo personale ma una realtà con la quale convivere».
In un momento difficile come quello attraversato e si auspica ormai lasciato alle spalle ci si può anche fermare e pensare alle imprese compiute: «Sono state diverse, vedi il bel torneo Challenger disputato a Torino davanti al mio pubblico nel 2023, la finale del Challenger a Perugia, la sfida contro Fabio Fognini a San Marino e la partecipazione alle qualificazioni degli US Open, un sogno che avevo fin da bambino e realizzato».
Edoardo si sta allenando ai Ronchiverdi sempre attentamente seguito da coach Laurent Bondaz.