Natalia Estrada continua a dare l’idea di essere un ciclone di energia, solarità ed empatia. Ha voltato pagina nella sua vita e non la troviamo sul palcoscenico ma nel “mondo vero”, e gode del privilegio quotidiano dello spettacolo della natura: albe e tramonti, vento, sole, pioggia... Il dolce fiato dei cavalli e il loro profumo. Dopo la Laurea in danza classica e flamenco al Conservatorio di Madrid, il grande exploit al cinema con il film di Pieraccioni “Il Ciclone” e il successo in TV con programmi come “Il gioco delle coppie”, “La sai l’ultima?”, “Festivalbar”, “Paperissima”, “Anima Mia”, “Beato tra le donne”e tanti altri... ha dato un taglio con il passato (anche di capelli) e da anni vive nelle campagne del Basso Monferrato con il suo compagno Drew Mischianti circondata da cavalli, cani e bestiame. Con la creazione di Ranch Academy, Natalia segue l’educazione dei puledri, il percorso di cavalieri e amazzoni che vogliono istaurare una relazione sincera con il proprio cavallo e la gestione e cura del bestiame alla vecchia maniera : animali liberi al pascolo, gestiti a cavallo e nutriti con erba e fieno.
"A cavallo come una danza armoniosa"
Natalia, che è stata testimonial ed è Tecnico della Federazione Italiana Sport Equestri, Istruttore ENGEA, Galope 7 della RFHE(Real Federaciòn Hipica Española) e della FFE (Federation Francaise d’Equitation), per promuovere il mondo del cavallo nel sociale e nello sport, ci aiuta a capire quella che più di un’attività è una filosofia di vita. "Effettivamente lo sport con il cavallo è più di una semplice competizione. Come dice il nostro maestro Buck Brannaman, si assiste a una danza armoniosa tra due esseri che hanno un’anima, e da ballerina sono d’accordo con questa sentenza. Il cavallo non è, ovviamente, uno strumento: ha degli stati d’animo percettibili a patto che si osservi e si conosca la sua capacità di vivere emozioni. Può essere triste, stanco, felice, impaurito, coraggioso... Alla base c’è sempre un rapporto che va bilanciato. Il vero gesto sportivo avviene quando cavallo e cavaliere si fondono in un cuore solo ed un anima sola, per dirla alla Kipling, e lavorano insieme. Qualsiasi compito debbano affrontare: salto, dressage, cutting, reining, roping, trekking...".
La sua passione per i cavalli è nata grazie a Claudio Lippi, è corretto?
“Claudio c’entra eccome! Recentemente ci siamo sentiti e riavvicinati proprio per l’affetto che dai tempi della TV nutriamo l’uno per l’altra. Rimane sempre nel mio cuore ed è un gentleman e un caro amico. La storia comincia così: “La sai l’ultima? 2002” Invito in campagna da un suo amico per cambiare aria. Un borgo antico con scuderie adiacenti. Scherzetto mattiniero con tanto di “costume” d’amazzone. Un po’ di perplessità dalla mia parte, ma sono sempre stata stimolata dalle novità e le sfide. D’altronde di sport estremi ne ho provati un po’... Quel giorno, con Claudio, pur capendo poco l’animale che ci ospitava sulla schiena, c’è stato un colpo di fulmine sia per me sia per mia figlia Tali (che ora ha fatto degli sport in montagna la sua vita). Il contatto con il cavallo, il suo sguardo, le vibrazioni, il passare la striglia sul suo dorso... Mi sembrò pura magia. Ricordai quei tempi nella mia terra nativa, le Asturie a Nord della Spagna, in cui, con i miei amici, figli di contadini e allevatori, salivamo a pelo su asinelli o muli per portare le vacche fuori e dentro la stalla".
Dunque lei ha iniziato coinvolgendo sua figlia. Ora ha due nipotini: li ha fatti avvicinare ai cavalli? Qual è l’età giusta per cominciare?
"I miei nipotini... certo! Hanno subito capito di cosa si tratta, col loro Welsh Pony. Il primo regalo della “nonna dei cavalli”... Sasha è il più piccolo, ha 3 anni e poi il fratellino Marlo di 6, tutti e due molto abili ad arrampicare, sciare e giocare a hockey sul ghiaccio sotto il Monte Bianco dove vivono. Il pony affidato a loro è importante per mettere le fondamenta sul senso di responsabilità e rispetto che poi ritroveranno in qualsiasi altro sport, arte o disciplina che sperimenteranno nella vita. L’età ideale per iniziare è intorno ai 5 anni. In questa fase i bambini sono più consapevoli e coordinati ma non hanno ancora sviluppato filtri o paure significative, il che facilita una connessione immediata e profonda tra bambino e animale. La scintilla scatta subito, creando una base di fiducia e rispetto che può durare una vita intera. Inoltre, iniziare presto permette loro di crescere con una comprensione innata del cavallo, rendendo l’equitazione una vera e propria parte del loro sviluppo personale e emotivo. Prima di montare a cavallo e praticare l’equitazione, è fondamentale che i bambini approfondiscano la conoscenza del cavallo: il suo pensiero, il suo comportamento e le sue reazioni. Questa fase di apprendimento instilla nei bambini un senso di disciplina e di affetto. Funziona egregiamente anche con gli adulti!"
In cosa l’equitazione aiuta a stare in salute?
"Innanzitutto, l’Equitazione ricorda l’importanza dell’essere semplici e del rimanere puri. I cavalli vivono nel presente: hanno però una buona memoria che permette loro di sopravvivere ma... non provano rancore o invidia. I cavalli ti avvicinano al concetto di “carpe diem”. Quindi, quando sei a cavallo, la tua mente deve essere lì: non ti puoi distrarre, non puoi montare pensando a quello che farai o non farai domani. È come se le tue gambe diventassero le sue. Noi guidiamo il cavallo attraverso aspetti molto più magici e interiori di quello che possono sembrare le redini e tutti gli altri finimenti. Il nostro mentore riconosciuto in tutto il mondo come padre dell’equitazione naturale, Buck, ci insegna: feel, timing & balance. Sensibilità, tempismo ed equilibrio".
E gli aiuti a livello fisico?
"L’equitazione è una bellissima ginnastica. Si lavora in simmetria, in armonia. Il respiro gioca un ruolo fondamentale. Per questo nei paesi anglosassoni molte patologie dell’apparato muscolo scheletrico vengono trattate attraverso terapie che vedono il cavallo come soggetto ineguagliabile nello stimolare mente e corpo per riparare danni motori (e mentali) anche gravi".
Lei nel 2003 ha avuto un incidente di una certa gravità, mentre montava sul suo cavallo Madison. Anziché farle passare la voglia, questo inconveniente l’ha stimolata ancora di più, è corretto? Una storia in stile 'L’uomo che sussurrava ai cavalli'.
"Esatto, un grave incidente con tante ripercussioni a livello lavorativo e con danni fisici importanti. In quel momento ero a un bivio: allontanare il mio cavallo e le arene o perseguire quell’eccellenza e armonia che avevo timidamente assaggiato. Questo problema è divenuto un’opportunità: la decisione di intraprendere una nuova vita e voltare pagina perché non potevo più fare a meno di quella libertà".