Come nascono le star: AW LAB Is Me premia Noe

Si è concluso AW LAB Is Me Music Edition, il contest musicale che ha dato voce ai giovani talenti. Big Fish, Jake La Furia, Chadia Rodriguez, Anastasio e Sofia Viscardi hanno scelto Noe. Ci racconta il progetto Domenico Romano, direttore marketing di AW LAB
Come nascono le star: AW LAB Is Me premia Noe

350 performance live, 2200 giovani artisti iscritti, 1800 video caricati sulla piattaforma: AW LAB Is Me Music Edition, appena concluso con un grande evento alla Triennale di Milano, è stato un successo annunciato partito da lontano, che ha preso il via a fine febbraio. La vincitrice, Noe, grazie alla partecipazione di Sony Music e alla consulenza di Big Fish e Jake LaFuria, potrà produrre e distribuire il suo singolo realizzando il videoclip di lancio.

Il successo ha dimostrato l'attenzione che i Millennials rivolgono al marchio di store con sedi in tutta Italia, in Spagna e Repubblica Ceca, e di questo progetto, dei prossimi e di molto altro ancora ci racconta Domenico Romano Head of Marketing di AW LAB?.

«Siamo retailer, è vero, il nostro business è comprare e rivendere merci. Ma è anche vero che il nostro punto di forza è il fatto di essere il giusto contenitore per accogliere i clienti. Allora non vogliamo solo vendere, ma in quanto contenitore vogliamo creare contenuti, raccontare storie. Diventare media. E creare format: AW LAB Is Me è come X Factor.

Abbiamo riunito i nostri brand partner e Sony e creato un contenitore che sia in grado di sostenere la nostra mission, ovvero dare un'opportunità in più alla generazione che vive i nostri spazi».

Continua Domenico: «Questa generazione ha un gap molto grande: ha soltanto media che non hanno una linea editoriale. Facebook, Instagram, Twitter, Snapchat non sono altro che dei contenitori dove ognuno crea dei contenuti e si allinea a un'immagine, ma non ha una linea editoriale. Quest'anno il format si basa sulla musica: ti mettiamo a disposizione il contenitore e la possibilità di diventare una star, se questo è il tuo sogno».

State già pianificando il prossimo format? Ogni anno un tema diverso?

«Sì, basta che sia vicino ai nostri clienti. L'anno prossimo potrebbe essere un nuovo genere musicale o qualcosa che crei comunque trasversalità. Ci stiamo lavorando. Nel nostro Dna ci sono l'arte/design, viaggi, musica e cinema/dance»

Vi rivolgete a ragazzi tra i 16 e i 25 anni, la generazione giovane, che sta online. Come si concilia offline e online?

«Non esite più un mondo fisico e uno digitale. Esiste un mondo digitale all'interno di un mondo fisico. Non c'è più una “digital strategy” o una “traditional strategy”, ma una strategia all'interno di un mondo digitale. Anche il concetto di divisione dei canali di comunicazione stesso non ha più senso secondo me. Quello che non muore è il racconto delle storie, che possono essere fruite ovunque, senza divisione tra un canale e l'altro. Noi siamo il contenitore, dobbiamo creare la storia - ce la danno i nostri brand e i nostri clienti. Noi diamo la linea editoriale».

«Il concetto non è vivere virtuale e reale. Quello che si fatica a capire è che il solo voler definire qualcosa significa guardarlo dall'esterno. Questi ragazzi non “stanno” su Internet, sono Internet. I ragazzi non si rendono conto della differenza tra online e offline, non gli interessa. Si stanno evolvendo i media e noi ci dobbiamo evolvere con loro, ma ci saranno sempre storie da raccontare, inventare e da fruire».

Quanta importanza ha il negozio fisico?

«La differenza tra noi e tutti coloro che hanno provato a fare un talent show è il contatto con il cliente. Siamo credibili perché il ragazzo che entra in negozio vede ciò che stiamo facendo. Big Fish che firma autografi è lì, presente nello store di via Torino. Siamo i più forti proprio perché abbiamo il contatto diretto. Incontriamo qualcosa come 258 milioni di persone l'anno, 50 milioni sono soltanto i visitatori degli store in tutta Europa tra Italia, Spagna e Repubblica Ceca. Cinquanta milioni di persone che entrano in contatto con te sono più di quelli che potresti raggiungere con uno spot in loop durante la finale di Sanremo. E in più lo facciamo in target. È per questo che funziona. Noi ti guardiamo negli occhi».

«Ogni azienda dovrebbe chiedersi ogni volta due cose: “what are we bringing to the world” e “why the world needs us”. In fondo il mondo ha bisogno di un altro negozio di scarpe? Noi vogliamo essere qui per dare voce a una generazione. Vedrai che lo faremo».

 

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