<p class="p1"><span class="s1">Il design italiano prima di tutto</span></p>

Massimo Carraro e Morellato Group
Il design italiano prima di tutto

INTERVISTA A MASSIMO CARRARO, PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DI MORELLATO Morellato un marchio italianissimo che negli ultimi vent'anni sotto la guida di Massimo Carraro ha saputo crescere e trasformarsi diventando una delle più interessanti realtà del settore dell'orologeria e gioielleria senza però perdere le sue origini e tradizioni, come la realizzazione di cinturini per orologi di grande qualità. Carraro ha saputo affiancare a mar- chi come Sector e Philip Watch brand della moda dai nomi altisonanti, Trussardi, Pepe Jeans e Just Cavalli; ma anche dell'auto con Maserati, e ci spiega come ha fatto.

Il design è in tutto ciò che ci circonda, anche gli orologi sono influenzati da questo mondo?

"Il design è fondamentale nel settore dell'orologeria. È un mondo dove c'è una dimensione maschile molto importante che esprime il gusto e la personalità dell'uomo. E quindi come in altri ambiti il design è veramente importante". 

In Italia siamo ancora capaci di fare design?
"Si, il design dei nostri prodotti è tutto italiano, i nostri centri stile sono a Milano e Padova. Secondo me il design è una delle cose che gli italiani sanno fare meglio degli altri. Non dico che è solamente una nostra prerogativa, ma è certo che noi lo sappiamo fare bene. Poi da un punto di vista industriale il movimento svizzero, lo sviluppo della tecnologia, l'elettronica arrivano da altri Paesi, ma il design è nostro". 

Un valore da difendere? 

"Certamente, e anche da valorizzare. Ad esempio per Philip Watch il nostro claim da anni è "swiss tecnology, italian design", e oggi è uno dei marchi più importanti in Medio Oriente. Quando vado in quei Paesi e mi dicono che si vede che il design è italiano, per me è un grande complimento". 

I vostri orologi cambiano a seconda del Paese dove vengono venduti?

"Dipende molto anche dai vari marchi, ma sia per gli orologi che per i gioielli partiamo sempre dall'interpretazione del dna del brand e quindi coerentemente alla sua identità e storia. Lavoriamo moltissimo con gli archivi storici soprat- tutto per Philip Watch e Sector. Tendiamo a lavorare con personalizzazioni di colori e dettagli per i diversi mercati, ma non con stili diversi. Se dovessimo fare il design seguendo le esigenze commerciali dei vari Paesi non riusciremmo più ad esprimere l'identità della marca e il design italiano. Io credo che l'orologio debba esprimere dei valori e sono quelli del brand. Poi può essere apprezzato più un modello o un materiale in un Paese piuttosto che un'altro, ma l'orologio resta quello e il design è il nostro. Noi abbiamo sempre creduto molto nell'identità e coerenza dei nostri marchi, perché esprimiamo Made in Italy". 

Il marchio è italiano ma il testimonial di Sector è spagnolo, ci spiega questa decisone? 

(sorriso, ndr). "La Spagna per noi è un mercato importante assieme a Medio Oriente e Francia. Jorge (Lorenzo, ndr.) è un campione che esprime molto l'idea della sfida e della vittoria. È chiaro che avrebbe potuto esserci un'alternativa italiana, e c'è n'era una sola, ma stiamo sempre parlando di grandi campioni, riten- go sia stata fatta un'ottima scelta". 

Come mai avete scelto la moto GP e non la F1? 

"Il mondo moto rappresenta perfettamente l'idea di No Limits, di competizione, di vittoria, di sfida dei propri limiti, rimanendo però in un ambito di uno sport che parla ad un grande pubblico. Nella moto c'è anche un target più giovane e quindi più coerente con il brand". 

Tra i brand che avete c'è Maserati. Una scelta particolare quella di un brand di auto?

"È una licenza di tre anni fa, è un brand bellissimo, che incarna come nessun'altro il connu- bio di italian design e tecnologia. È legato a valori importanti per noi, sportività ma anche eleganza. Abbiamo interpretato molto bene que- sti elementi e il punto di forza della linea sono orologi meccanici con il movimento scheletrato; ovvero con il fondello trasparente che permette di vedere la meccanica. Questo, accanto al design, è molto coerente con l'identità della marca e che riprendi il concetto di automobili di lusso dotate di una grande meccanica. Abbiamo fatto un prodotto di qualità, di valore intrinseco ma anche fortemente originale che ci viene riconosciuto".

Fa un'operazione di scouting per la ricerca dei marchi?

"Sì, molto accurata. Nel caso di Maserati il nostro team ha visto un grande potenziale e un grande spazio di mercato. Le licenze moda nell'orologeria sono fenomeni abbastanza diffusi, e anche un po' inflazionati, invece un prodotto essenzialmente maschile legato al mondo dell'automobile molto meno".

Philip Watch è legato a Matteo Marzotto e siete vicini anche alla sua fondazione?

"Matteo ha un impegno bellissimo in quest'ambito con la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica. Noi abbiamo costruito con lui un rapporto che voleva essere prima di tutto una dimostrazione di responsabilità verso questo suo impegno e in secondo luogo creare un ambassador e un volto che non fosse banale. Credo che pochi come Matteo Marzotto incarnino l'emblema della bellezza e dello stile italiano, sia per tradizione familiare che per il suo stile di vita". 

L'uomo giusto al posto giusto? 

"Direi di si. Prima avevamo come testimonial John McEnroe, una persona di stile e mol- to diversa da quello che era in campo. Philip Watch ha sempre avuto una grande tradizione di ambassador, ma Matteo in più è veramente l'eleganza italiana riconosciuta anche all'estero. Come accade anche con Trussardi dove la testimonial richiesta anche dai nostri partner stranieri è Gaia Trussardi. Ma questo mi piace perché significa che all'estero rico- noscono il design italiano legato alle persone che lo rappresentano". 

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