Tennis, Serena Williams: «Io pioniera, mi piace essere un'icona» 

La tennista americana ha parlato in esclusiva a www.pirelli.com del suo sport, ma anche delle sue passioni e del suo impegno nel sociale
Tennis, Serena Williams: «Io pioniera, mi piace essere un'icona» © REUTERS

ROMA - Una macchina sul campo, una campionessa che sa di rappresentare per molti un modello. Serena Williams si lascia andare alle sue emozioni: «Amo essere diversa e amo rappresentare questa diversità mentre gioco a tennis - dice la numero uno al mondo in un'intervista a www.pirelli.com -. Le tenniste di colore non erano molto comuni quando ho iniziato a giocare, si contavano sulle dita di una mano. È per questo che mi dedico al tennis anima e corpo e ciò mi emoziona enormemente. Mi piace l'idea di essere stata una delle prime, una delle pioniere e penso che potere influenzare la gente ed essere una fonte di ispirazione sia davvero entusiasmante».

DAL TENNIS AL SOCIALE - Regina incontrastata della racchetta, l'americana dice le piaccia «essere un'icona, rappresentare ciò che la gente vorrebbe essere e vorrebbe fare. Immaginate il mondo intero che suona il "rock and roll": ecco, io mi sento così, quella sono io e mi piace. È buffo, perché sul campo sono seria, ma allo stesso tempo sono una celebrità, estroversa e vivace. Insomma, amo quello che faccio. Penso che la gente possa veramente immedesimarsi in quello che faccio visto che sul campo non nascondo chi sono, sono me stessa al 100%. Se sono arrabbiata si capisce, se sono triste o felice pure. E penso che questa sia la cosa veramente unica in ciò che faccio. Sento di essere stata molto fortunata ad aver avuto questa occasione, a trovarmi nella posizione in cui sono e ogni volta che vinco la prima cosa che faccio è ringraziare Dio perché senza di lui non sarei qui». Serena Williams è anche impegnata nel sociale: «Mi adopero moltissimo per la mia Fondazione - spiega -, sono anche Ambasciatrice mondiale per l'Unicef e quando non sono in campo mi occupo sempre di beneficenza. Negli Stati Uniti ci occupiamo principalmente dell'istruzione, ma ora vogliamo anche aiutare i ragazzi che vivono in contesti familiari violenti».

 

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