Il trionfo di Berrettini, la scossa all'Italia che ritrova un campione e il sorriso

Tornato dopo tre mesi, il tennista ha trionfato a Stoccarda battendo il grande Murray, con la forza e il sorriso che ne fanno un modello per lo sport italiano in crisi di successi dopo l'abbuffata del 2021
Il trionfo di Berrettini, la scossa all'Italia che ritrova un campione e il sorriso© EPA

TORINO - Al netto di chi utilizza le vittorie degli italiani come spot elettorali – anzi, proprio in aperta contrapposizione con la retorica sciovinista un tanto al chilo che strumentalizza ogni evento sportivo in chiave politica, in senso positivo come negativo – la brillante affermazione di Matteo Berrettini nel torneo di Stoccarda rappresenta indubbiamente una scossa salutare, diciamo pure necessaria, per questo avvicinamento all'estate davvero poco azzurro. La tristezza per l'Italia del calcio, malgrado il palliativo della Nations League; lo sconcerto per i motori della Ferrari che schioppano tra un errore dei piloti e una cappella nella strategia di gara; lo sconsolante avvio per infortunistica della nostra atletica che meno di un anno fa ci faceva strabuzzare gli occhi e impazzire di goduria alle Olimpiadi. Ci vorrebbe una botta di vita, sì. E ieri 'na bottarella alla romana ce l'ha data il Berretta: giù il cappello.

FILO DI SCOZIA - A quasi tre mesi dall'operazione alla mano destra - in coda a una serie di malanni suoi e di guai dei colleghi ultimamente più in confidenza con dottori e fisioterapisti che con allenatori e tifosi, al punto da spegnare un po' la fibrillazione tennistica nazionale – questo pezzo di ragazzo (che tantissime donne vorrebbero come marito, tutte le mamme come genero e tutte le nonne e le zie come nipote) ha riannusato l'odore dell'erba per ritrovare d'incanto il suo mirabile mix di potenza devastante e leggerezza di tocco, che appunto sui campi verdi di Wimbledon, dove nello scorso luglio ha raggiunto una storica finale, lo ha fatto assurgere al rango di campione vero. Stavolta a farsi male è stato il suo avversario – l'ammirevole fuoriclasse Andy Murray: a 35 anni, con le anche rifatte, si ostina a stare sul pezzo malgrado un fisico ancora e sempre ad alto rischio, capace di far fuori in semifinale l'ingestibile Kyrgios che però ultimamente sembrava ingiocabile per chiunque – ma Berrettini il successo se l'era costruito prima che lo scozzese alzasse di fatto bandiera bianca, brekkandolo in avvio di terzo set e ponendo le basi di un'affermazione che col suo servizio sarebbe stata probabilmente in cassaforte a prescindere (per giunta, chi gioca a tennis, sa quanto sia psicologicamente scomodo, a volte controproducente, affrontare un rivale in improvvisa ed evidente defaillance fisica; quanto sia difficile continuare a dare il massimo e il meglio).

VERSO IL TOP - Quando mancano due settimane all'inizio dello Slam – checché se ne possa dire – più prestigioso di tutti, il 6° titolo in carriera di Berrettini (terzo sull'erba, dopo il Queen's di un anno fa e la prima Stoccarda nel 2019; 76° trionfo italiano in un torneo ATP) è davvero un augurio di buona estate azzurra, che aspetta pure gli Europei di nuoto. Oltre che il miglior viatico per la prossima settimana ancora di tornei preparatori a Wimbledon: Matteo tornerà a Londra, nel salotto che lo ha già visto esaltarsi in abito bianco fino a conquistare (contro un inglese: Norrie) un trofeo che per gli inglesi molto significa. Ok, in Germania non ha eliminato i fuoriclasse del momento, non c'erano i mostri sacri Djokovic e Nadal né tantomeno – ahinoi – il lungodegente Federer, ma ragazzi: con Berrettini stiamo cominciando a considerare normale dominare tornei sull'erba dove una volta noi italiani ci adeguavamo al battutismo sulle mucche per giustificare la nostra inadeguatezza tecnica. Così, con naturalezza, senza manco esprimere il suo tennis migliore, meno di 90 giorni dopo essere finito sotto i ferri e ad esorcizzare sette mesi di infortuni, soste forzate, dolori fisici e delusioni mentali atroci, uno stillicidio iniziato lo scorso novembre alle Finals di Torino e interrotto dall'esaltante seppur illusorio exploit agli Australian Open (semifinale con Nadal dopo aver piallato per strada il baby fenomeno Alcaraz).

NO LIMITS - “Non ero neanche sicuro di poter giocare qua, ora ho il trofeo in mano” ha significativamente commentato Berrettini, prima di dispiacersi con consapevole sincerità per i malanni di Murray, gratificato – e generoso nel ricambiare – di parole importanti. Non sappiamo fin dove potrà arrivare Matteo, se quel fisico poderoso ma delicato lo assisterà come merita. Sappiamo però che il suo Wimbledon di un anno fa non è stato un caso. E che avevamo tanto, tanto bisogno di (ri)vedere un sorriso così.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...