© EPATORINO - La trentesima vittoria sull'erba. Imbattuto al Queen's dal 2021, quando alzò il trofeo prima di involarsi verso la finale di Wimbledon. La trentesima vittoria che poi è la sesta consecutiva dal ritorno in campo dopo l'infortunio, contando il torneo di Stoccarda appena annesso. Uno dirà che Matteo Berrettini ha fatto il suo, eliminando lo statunitense di origini ucraine Denis Kudla che invece sull'erba non è pesce facile da cucinare. E peraltro i precedenti erano in equilibrio, 3-3. Il bello, rispondendo, è che Berrettini (certo, con altri azzurri, ma lui soprattutto) sta rendendo normale ciò che fino a qualche tempo fa per il tennis italiano era straordinario. Eppoi bisogna considerare come Matteo vince. Questa volta in rimonta, di grinta e umiltà, pur con le gambe che non giravano al massimo. Perso il primo set Matteo non ha mollato. Pareggiato il conto dei set servendo solo ace e prime vincenti nel tiebreak, ha chiesto anche l'intervento medico per un fastidio, un callo alla mano destra. E quando Berrettini lamenta qualche dolore tutti abbiamo imparato a preoccuparci. Ma stavolta il martello è tornato a colpire, il servizio più centrato (alla fine 22 ace contro 3 doppi falli, il 64% di prime con cui ha ottenuto il 76% dei punti e sette palle-break salvate su nove) gli ha permesso di primeggiare 3-6 7-6 6-4. E di cominciare a pensare a Tommy Paul, l'americano avversario odierno nei quarti, capace di eliminare Wawrinka dopo aver cancellato Shapovalov. Paul è carico e si sta scoprendo erbivoro, ma sa di trovare un campione incapace di arrendersi, come dimostrato in 2 ore e 46 di lotta. La tenuta mentale di Matteo, al di là di tutti i progressi e delle qualità dei suoi colpi è ciò che fa la differenza. Con qualità da temporeggiatore, lucidità per trovare alternative o elevare la qualità di un colpo, grinta da lottatore, per quanto composto. In fondo è per questo che Berrettini piace
