Erik il vikingo: il tennis è vita

È tornato ad allenarsi Erik Crepaldi, il tennista vercellese (ex numero 236 ATP) risvegliatosi dal coma dopo un tremendo incidente stradale. I medici lo davano per spacciato, ma lui - racconta - "si vedeva". E oggi si rivede nei tornei, sognando Berrettini
Erik il vikingo: il tennis è vita

Una storia, se vogliamo, ai confini del paranormale; ma in realtà, piuttosto, una storia che spiega quanto la normalità possa essere straordinaria, già solo quando la recuperi dopo aver pensato – tu come tutto il tuo mondo intorno – di averla perduta per sempre.

 

OLTRE LA MORTE - Erik Crepaldi, 32 anni, tennista vercellese che ha conosciuto i suoi giorni sportivamente più gratificanti in Salento, a Maglie, è tornato ad allenarsi dopo essere stato – letteralmente – più di là che di qua. O meglio, un po' di là e un po' di qua, stando a quanto lui stesso ha raccontato dopo essersi risvegliato da un coma che pareva di gravità non rimediabile; quantomeno, per le condizioni di vita cui avrebbe ridotto e costretto Erik anche qualora fosse tornato nel mondo dei coscienti. Questo però è quanto pensavano i medici, non lui. “Le speranze sono molto ridotte, non si dovrebbe svegliare, ma qualora lo facesse avrebbe danni cerebrali permanenti molto gravi”: così - secondo la testimonianza struggente di Federica, la sua fidanzata, al sito SpazioTennis – si erano pronunciati i dottori nel settembre scorso, dopo che Crepaldi era in qualche modo sopravvissuto a un devastante incidente stradale a Busonengo, frazione di Villarboit, località piuttosto nota agli automobilisti piemontesi perché punto di ristoro e magari d'incontro a metà dell'autostrada Torino-Milano. Insomma, “lo davano per spacciato”.

 

PIÙ DI UNO SLAM - Sono seguiti mesi d'angoscia, ai confini dello strazio, durante i quali alle scarse speranze dei famigliari, degli amici e della stessa Federica faceva da contraltare lo straordinario – appunto – stato di semicoscienza in cui galleggiava il tennista, sedato in coma farmacologico. Ma, a suo dire ora, dopo essersi risvegliato, in condizione di percepire molte cose che gli accadevano attorno. “È come se mi vedessi da fuori – ha raccontato, riporta ancora SpazioTennis – consapevole di essere intubato. Pensavo di essere in cura per il Covid, ero molto attivo a livello sensoriale, la percezione di essere in contatto con Dio. E sapevo, sentivo che comunque sarei tornato a stare bene, come appunto sto adesso”. Giunto nel 2016 fino alla posizione numero 236 nella classifica mondiale ATP, Erik conta di riprendere l'attività tennistica nei tornei entro un paio di mesi, per “giocare almeno le partite del campionato nazionale di Serie A. Intanto, sono già felice di allenarmi, di fare spostamenti e riuscire a correre incontro alla pallina, di colpirla bene con la racchetta. La mano sinistra mi dà buone sensazioni, malgrado gli edemi e i dolori e le cure che continuo a fare, aspetto di poter ricominciare anche a picchiare con il rovescio bimane”. E noi aspettiamo di rivederlo giocare, non necessariamente a vincere. Del resto, ha già vinto Crepaldi. Più di chiunque altro. Sarebbe d'accordo anche Berrettini. Altro che Erik il Vikingo. La racchetta potè più della spada.

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