TORINO - Inarrestabile, insaziabile. Intascati, virtualmente per ora, i 4 milioni 640 mila dollari per il trionfatore imbattuto, Novak Djokovic è tornato a casa a preparare la trasferta per lui più importante. In Australia. Il Paese che lo aveva espulso a inizio 2022 impedendo al non vaccinato di disputare gli Open a lui più cari. Novak insegue il 10 e lode, avendo alzato il trofeo di Melbourne 9 volte. E se riuscirà a conquistare la decima Coppa raggiungerà di nuovo Rafa Nadal in vetta alla classifica dei plurivincitori Slam. Il che gli permetterebbe di compiere il primo passo e poter sognare la realizzazione dell’utopia, una contraddizione in termini cioè: il Grande Slam svanito nel 2021.
Le parole di Ivanisevic
La minaccia per gli avversari è stata reiterata non soltanto dalle dichiarazioni del fenomeno serbo, che ha parlato apertamente di ossessione, ma anche dal suo coach Goran Ivanisevic, l’uomo che ha trasformato il servizio di Novak dopo averlo fatto con Cilic, portato al trionfo a Flushing Meadows. «Novak a 35 anni si allena ancora più duramente di quanto faceva a 22. Questo è il motivo per cui è così forte e sta ancora migliorando. La sua voglia di allenarsi e di migliorare, appunto, è straordinaria. Ai miei tempi si smetteva con il tennis a 30-31 anni, si era già vecchi. Ora è tutto cambiato, basta guardare a Roger Federer fino a un paio di anni fa, oppure Rafa Nadal. Certo c’è una nuova generazione, abbiamo un nuovo numero uno di diciannove anni che fa cose incredibili, Carlos Alcaraz. Ma guardate Novak: ha 35 anni, ha una fame incredibile, vince ancora, sta già pensando al 2023. Vi assicuro».
Gli ace solo una parte dell’efficacia
Goran l’ha detto: «Nole meritava di finire così, magari qualcuno lassù l’ha pensato. L’aspetto più difficile è prepararti senza sapere se giocherai. Abbiamo vissuto una stagione sulle montagne russe, per esempio dopo Wimbledon dagli Stati Uniti. Si è preso pochi giorni di pausa, poi è tornato in campo, nella speranza di disputare l’Us Open. Lui si allenava noi dello staff aspettavamo. La speranza che gli Usa aprano a breve termine, ma non è ancora successo. La verità è che Djokovic avrebbe potuto finire l’anno al n. 1 se solo l’Atp non avesse tolto i punti di Wimbledon». L’ace per chiudere. E i nove ace rappresentano soltanto una parte dell’efficacia di Djokovic con la prima palla. «Il suo servizio è stato sempre sottovalutato nel corso della carriera.