Sonego, prima il Torino: “Il provino e l’amore per il calcio”

Intervista al tennista di fede granata: “Divertimento, gioco e felicità erano la chiave di quei primi passi nel mondo dello sport”
Sonego, prima il Torino: “Il provino e l’amore per il calcio”© EPA

Lorenzo Sonego fa della grinta, della determinazione e della voglia di lottare, le armi per continuare ad essere un protagonista assoluto nel mondo del tennis con l’obiettivo costante di migliorarsi e ritoccare il best ranking di numero 21 ATP. Il suo amore per lo sport ha radici lontane: «Fin da piccolino, quando avevo 4-5 anni, inseguivo e calciavo una palla non appena mi si presentava l’opportunità di farlo. Ero molto appassionato di calcio e tifavo, come oggi, profondamente “Toro”, un trasporto verso i colori granata ereditato da mia nonna. A sei anni, accompagnato dai miei genitori, feci un provino nel Torino e mi presero, aumentando così l’amore per il pallone, facile da assecondare anche perché il campo era vicino a casa mia. Divertimento, gioco e felicità erano la chiave di quei primi passi nel mondo dello sport».

Poi è arrivato il tennis. Stesso feeling o diverso?

«Differente l’ambiente, con rapporti ancora più stretti, a dispetto di quanto si possa pensare, rispetto a quelli del calcio. Gli amici e le conoscenze che ho fatto in tanti anni nel settore tennistico sono rimasti tali mentre quelle “calcistiche” le ho perse quasi tutte. I rapporti personali sono sempre stati molto importanti per me e probabilmente anche per questo motivo la scelta definitiva della strada da percorrere si è rivolta verso le palline e le racchette».

Cosa significa amare tanto quello che si fa?

«Aiuta a non abbattersi quando sorge qualche difficoltà. Permette inoltre di vivere le esperienze in modo totale godendo delle stesse sotto ogni aspetto, apprezzando anche le novità come le località nelle quali si svolgono i tornei, a volte con caratteristiche radicalmente diverse rispetto a quelle che siamo abituati a vedere».

Come in tutti i rapporti d’amore ci sono stati anche momenti delicati da superare?

«Nel complesso non direi, perché ho sempre cercato di vivere il presente apprezzando ciò che mi stava capitando e usando molta spensieratezza. Guardando il quadro d’insieme direi che le maggiori difficoltà sono quelle di oggi perché il mio carattere si è evoluto in sinergia con le esperienze accumulate. Maturando, il confronto con sé stessi diventa un classico nel quotidiano e diventa fondamentale gestire certe situazioni che prima nemmeno facevano parte della giornata. È un processo naturale cui non ci si può che adeguare».

Amore e passione aiutano anche a superare la fatica?

«Per raggiungere gli obiettivi prefissati è necessario soffrire e fare anche cose che non sempre ti esaltano o comunque ti piacciono meno, come gli allenamenti. Si è però consapevoli che solo attraverso il sacrifico e il raggiungimento di una preparazione perfetta si può salire di livello e reggere i ritmi che il tennis moderno e lo sport in genere impongono».

Alcuni suoi colleghi sembrano avere meno trasporto per ciò che fanno. È d’accordo?

«Ritengo che siano atteggiamenti, non la realtà. Non sarebbe possibile affrontare tutto quanto contorna il nostro mondo senza avere un fondo di amore e passione per quello che lo caratterizza. Personalmente ho patito dover lasciare molte volte la famiglia e gli amici di sempre per tuffarmi nel tour, ma le emozioni che vivi in campo sono comunque appaganti. Ciò che più amo è il percorso che ti conduce alla vittoria, quindi ogni punto conquistato sul campo, attraverso la lotta e il sudore. Alla fine, quando realizzi il tuo obiettivo, è musica vera».

Molto diverso, in questa scala di affetti, l’amore per i propri cari e la ragazza?

«Certo, questi sono sempre in primo piano. Quando il tennis finirà loro rimarranno e ciò è il valore aggiunto».

Un suo amore particolare è per la maglia azzurra e la Coppa Davis. Cosa rappresentano?

«Forse perché provengo da uno sport di squadra mi piace molto competere per una causa comune e condividere i sacrifici e le gioie con i compagni di avventura. Quando sono stato chiamato ho sempre cercato di dare il massimo, la soddisfazione è immensa quando il risultato arriva».

Possiamo definirla un appassionato lettore del nostro giornale?

«Senza dubbio, l’ho sempre seguito per lo spazio che ha dedicato e dedica al mio “Toro” e da torinese puro non potrei farne a meno. Ovviamente mi esalto quando scrivete di me».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...