Berrettini e la crisi di risultati: tre motivi per riflettere

Condizione fisica, dubbi, fiducia non permettono a Matteo di essere continuo. Ma la vita fuori dal campo non c’entra per nulla
Berrettini e la crisi di risultati: tre motivi per riflettere© EPA

Due partite vinte da inizio stagione se non si considera la United Cup. E ad Acapulco un ritiro precauzionale. Perché a forza di farsi male, uno inizia a dubitare. La crisi di Matteo Berrettini ha diverse spiegazioni, ha più indirizzi e di sicuro non è quello indicato in qualche social. Non è insomma questione di vita non sportiva o distrazioni. Matteo ha qualche problema e il primo è di natura fisica. Lui stesso lo dice e perciò sa bene che si farà ancora male («Per quanto spingo il corpo con il mio gioco»). Dovrà convivere con un fisico sbilanciato, grosso e potente nella parte alta, più fragile per gambe e caviglie. Ma pur utilizzando tutte le cautele del caso, curando ancor più la preparazione, Berrettini deve convivere con il dolore anche in campo. E deve crescere atleticamente, perché contro Daniel è calato alla distanza e soprattutto è parso spesso lento, soprattutto a girarsi per colpire con il suo martello che è il dritto.

Errori inspiegabili

Secondo punto, strettamente legato: Matteo gioca troppo poco, troppo poche partite nel serbatoio. È un problema di gioco, di continuità ad alto ritmo. Ma è anche un problema di fiducia, di abitudine agonistica. Pure contro Daniel, Berrettini ha sbagliato troppo, compresi i punti importanti. E lui stesso ha detto: «Non so come abbia fatto a commettere certi errori». Ora ci si può chiedere come superare il momento, perché siamo al classico gatto che si morde la coda: se esci alla prima partita di un torneo non puoi mai incamerare esperienza, abitudine, ritmo. E dunque è il momento di svoltare.

Nessuna ossessione

Matteo ora va a Miami. Ha tempo per prepararsi e per vincere una partita, che sarebbe la prima in quel Masters 1000 in carriera. Berrettini si aggrappa ai ricordi, a quando nel 2019 cominciò male per poi arrivare fino alla semifinale dell'Us Open. Fa bene se questa prospettiva gli consente di non abbattersi. In fondo ha comunque poco-nulla da scartare nella prima parte di stagione, visto il 2022 sfortunato. Ma per lui sarà fondamentale non arrivare alla stagione breve quanto per lui magica dell'erba con l'obbligo-ossessione di doversi ripetere. Perché basterebbe un torneo girato male per qualsivoglia motivo e la classifica diventerebbe complicata. Alla fine, Berrettini deve ripulire la sua mente dai dubbi e tornare ad aggredire. È il suo gioco, il suo modo di essere. E per farlo eviti di guardare i social network. Un utillizzo minimo, senza interazione, farà bene anche al suo spirito.

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