Tennis, Sinner è l'incubo di Francia: prova a battere anche Mannarino

L'azzurro a Indian Wells sfodera le sue arti creative. Di recente ha sconfitto Fils, Bonzi, Gasquet e Cressy: ora la sfida al numero 68 ATP
Tennis, Sinner è l'incubo di Francia: prova a battere anche Mannarino© Getty Images

La delusione più grande della passata stagione vale più di tutto il tennis francese? Fossimo sciovinisti come a volte sembrano essere i cugini dall’altra parte delle Alpi, il punto interrogativo lo avremmo già messo da parte, cancellato per cause di forza maggiore. Ma per fortuna (nostra, e dei lettori speriamo), i nostri pruriti nazionalistici non vanno oltre il fastidio di una puntura di zanzara, dunque non soltanto confermiamo il punto di domanda, ma attendiamo anche l’ennesimo incontro ravvicinato tra la Francia e Jannik Sinner (contro Adrian Mannarino) per avere un riscontro più ampio alla strana vicenda cui il tennis di questa stagione ha dato forma, mostrando di non disdegnare sceneggiature tratte per via diretta dall’attualità.

La pagella dell'Equipe

Era la metà di dicembre dell’anno scorso quando L’Equipe, nelle sue pagelle di fine stagione, offrì a Sinner la nomination di “delusione più grande del 2022”. Vabbè, tutto è possibile direte voi, sebbene sia difficile argomentare come debba essere giudicato il tennis francese a fronte di una risoluzione tanto severanei riguardi del nostro tennista. Sciamannato? Scalcagnato? Scalcinato? Poco importa… A saldare la questione ci ha pensato il tennis stesso, grazie alle sue misteriose arti creative. Dal torneo di Montpellier, che poi Sinner ha vinto, transitando per Rotterdam e poi per Indian Wells, il nostro ha passato in rassegna buona parte del tennis di Francia, presente e futuro. Ha battuto Arthur Fils, giovanotto di ottime qualità, ancora diciottenne; poi Benjamin Bonzi, numero due transalpino; quindi Richard Gasquet, il numero uno, con l’aggiunta - tanto per dire - di Maxime Cressy, che francese non è ma è di nascita parigina.

La prova di Mannarino

E ora è chiamato alla prova di Adrian Mannarino, che Sinner ha superato già due volte (su due). Per quanto ci riguarda, e dati i presupposti, Mannarino resta un avversario valido. Mancino, molto lineare nella costruzione del gioco, non proprio un assatanato colpitore, ma giocatore di provata esperienza, e a lungo uomo-record se è vero che nella sua stagione 2014 Adrian (oggi 34 anni e numero 68 ATP) vinse cinque Challenger, bottino superato solo nel 2021 dall’olandese Tallon Griekspoor con sette titoli. Aspettiamo… Mannarino si è già preso il suo eliminando Lorenzo Musetti, con una partita assennata e quattro break (due quelli di Muse) piazzati al momento giusto, nella quale però il ragazzo di Carrara ha offerto una prova più concreta di quelle mostrate nella trasferta sulla terra rossa sudamericana.

Gli azzurri in lizza

Segnali di ripresa che non cancellano il problematico quadro d’assieme offerto dai nostri tennisti in questo Masters 1000 d’apertura. Sinner, per quanto mediti di cancellare la Francia dal torneo, è rimasto solo. Ne avevamo cinque al via, e quattro si sono disintegrati al primo impatto con il torneo. Ma è storia vecchia, e se quest’ultima generazione di tennisti azzurri ha migliorato (e non di poco) le cose, resta la nostra una partecipazione sempre molto sofferta alla categoria dei tornei più importanti dell’ATP, in particolare quelli sul cemento americano. Confronti sono di fatto impossibili, l’altra nostra età dell’oro nel tennis risale agli anni Settanta, quando i “1000” (nati nel 1990) erano di là da venire. Si può attribuire un valore ai successi di Panatta, Barazzutti e degli altri in base all’evoluzione storica dei tornei, ed evidenziare che in quegli anni di grazia i successi furono quattro (Stoccolma e Roma con Panatta, Amburgo con Bertolucci e Parigi indoor con Barazzutti, tutti tornei, come si vede, poi entrati di diritto nel novero dei Masters Series) e addirittura otto le finali (Roma, Amburgo, Parigi indoor e due volte Madrid per Panatta; Montecarlo e Parigi indoor per Barazzutti; Roma per Zugarelli), ma la realtà dei fatti obbliga a fare i conti con i 29 anni di ritardo accumulati prima della nostra irruzione nell’albo d’oro dei Masters, grazie a Fognini vincitore a Montecarlo nel 2019. Due le finali, Sinner a Miami e Berrettini a Madrid nel 2021; 5 le semifinali (due Fognini, una Berrettini, Seppi e Sonego) e 13 i quarti (cinque Fognini, tre Sinner, due Seppi, una Berrettini, Musetti e Sonego. A Indian Wells, però, mai oltre gli ottavi. Ce la può fare Sinner, battendo Mannarino in terzo turno poi Rune negli ottavi.

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