Tennis, Sinner studia Alcaraz. La differenza? Nella velocità 

L’attesissimo confronto in semifinale a Indian Wells tra i talenti della nuova generazione premia lo spagnolo: due set a zero, ma il gap è sembrato ancora più ampio
Tennis, Sinner studia Alcaraz. La differenza? Nella velocità © EPA

Un passo avanti, anzi un saltello. Verso una palla che deve ancora arrivare. Non si vedeva da un po’, ma nel tennis di qualche anno fa era un gesto comune, e anche una strategia consolidata per chi volesse rispondere al servizio proponendosi subito in una posizione di vantaggio, con i piedi dentro il campo. Federer ne aveva tratto ispirazione per un attacco a rete sul servizio avversario. Lo chiamò Sneak Attack By Roger, l’attacco furtivo, Sabr nell’acronimo poi divenuto di uso comune. Lo preparava senza darlo a vedere, e si slanciava verso la palla, intenzionato a giocarla d’istinto, nell’unico modo possibile gli fosse dato dalla traiettoria della stessa. La sorpresa, e la volée successiva, avrebbero chiuso il cerchio, determinando il punto (quasi sempre) o l’inevitabile figuraccia. Qualcosa di simile ha pensato Carlos Alcaraz, o chi per lui, per sottrarre a Sinner le certezze costruite intorno al servizio messo a punto in un anno di studi. Sulla seconda di Jannik l’ordine era di muoversi in avanti, mostrando apertamente le proprie intenzioni, quindi colpire duro e guadagnare preziosi centimetri di campo. Sinner ne sarebbe rimasto confuso, avrebbe tentato una seconda più violenta rischiando il doppio fallo per poi attestarsi su una prima di servizio più contenuta, e meno rischiosa. Così è stato.

Lo stratagemma di Alcaraz

E intorno a quel piccolo, per quanto subdolo stratagemma tattico, Alcaraz ha costruito la propria vittoria. Lo ammette, Jannik. «La differenza fra me e Carlos, in questo quinto confronto, è tutta nel servizio. Avevo avvertito già nel riscaldamento che non era giornata di grande feeling con questo colpo. In questi casi l’unica soluzione è continuare a lottare con ciò che si ha a disposizione. Ma nel secondo set sono rimasto troppo sotto le percentuali che servono, e lui ne ha approfittato. Alla fine, però, i punti a suo favore sono stati appena quattro (74-70, ndr), dunque la differenza non è stata così clamorosa». È vero, ma almeno un’altra diversità è emersa tra i due, a spiegare come sia stato possibile passare dalle faticose e intricate sfide dell’anno scorso, i 5 set di Wimbledon e degli US Open (qui con un match point a favore di Jannik, prima del sorpasso di Carlos) a una sfida che non ha mai dato l’impressione di poter essere ribaltata. Alcaraz migliora in modo rapido, efficiente, inserendo con pochi aggiustamenti le novità tecniche e tattiche che coach Ferrero prepara per lui. Le prova, le assimila, le fa proprie in un batter di ciglia, assistito com’è dal suo straordinario talento. Il servizio che sale sopra i 220 orari e tiene una media di 212 per tutto il match. Il rovescio in back sempre più affilato. Gli strappi con il dritto organizzati in pochi centimetri, e affidati a un polso che - come quello di Federer - sembra intagliato nel tungsteno. Sinner è un lavoratore, per buona grazia, e ha bisogno di tempi diversi. Deve provare i cambiamenti, sperimentarne i confini, verificarli nelle diverse occasioni. Ha grande forza d’animo, ma un pizzico di talento in meno. Avrebbe potuto vincere più rapidamente, Alcaraz, e a nessuno sarebbe parso strano. Aveva in mano il primo set già dal quinto game, grazie a un break confezionato sui doppi falli di Sinner, ma ha peccato di presunzione e ha dato per scontato che il suo servizio avrebbe retto a qualsiasi assalto. Sinner è rimasto sul pezzo e ha operato l’aggancio (4-4) ripulendo le righe laterali con le proprie traiettorie a uscire, crepitanti come folgori. È stato il suo momento migliore, però nel tie break non ha saputo dare continuità alle iniziative e ha sbandato sull’efficiente incalzare di Alcaraz, che è da lì si è nuovamente distaccato. Addirittura fino al 3-0 del secondo set, che di fatto ha chiuso la disputa. C’è ancora una finale da giocare, tra Alcaraz e Medvedev. Ma Carlos ha ribadito di valere il numero uno, e può riprenderselo vincendo il Masters d’inizio stagione. Djokovic è a 7.160 punti, la vittoria a IW scaricherebbe Alcaraz a 7.420, di nuovo primo dopo le venti settimane trascorse in vetta tra il 12 settembre 2022 e il 29 gennaio 2023. Forse per poco, chissà. Già a Miami lo spagnolo di Murcia dovrà cancellare i punti della vittoria dell’anno scorso, e per rimanere lassù dovrà rivincere il titolo. Sinner si tiene il suo undicesimo posto. Presto sarà anche lui nella Top Ten. Con i suoi tempi. Che non sono quelli di Alcaraz.

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