Sinner, partenza ok ma Rune si inventa la trappola casino e abbassa i ritmi: l'analisi

A Montecarlo il danese aizza il pubblico e polemizza con i suoi gesti, sfruttando a suo favore un clima che l’azzurro patisce. Freddezza a fine match
Sinner, partenza ok ma Rune si inventa la trappola casino e abbassa i ritmi: l'analisi© Getty Images

Se il futuro è questo, nei limiti del ristretto club indicato da Djokovic, è abbastanza facile indicare quali siano le caratteristiche umane che finiranno per dare supporto al valore tecnico che Carlos Alcaraz, Holger Rune e Jannik Sinner sapranno disporre sul campo nei prossimi dieci anni del Tour. Il fenomeno è uno solo, lo sapete. Alcaraz ha già vinto nello Slam, nei Masters 1000, oltre a occupare per 22 settimane il podio più alto della classifica. Rune è il più disinvolto, e l’ha mostrato in una semifinale con Sinner che si era messa di traverso. L’ha saputa recuperare cambiando le trame del gioco e allestendo un rischioso teatrino con il pubblico, convinto che da quel gioco di sponde, di gesti poco amichevoli e di piccole sfide, ne avrebbe ricavato la carica per opporsi all’italiano fino a strappargli il match dalla racchetta. Arrogantello, il danese, ma intelligente e avveduto. A venti anni ancora da compiere (presto, però, il 29 di aprile…) Rune non ha fatto una piega ai richiami dell’arbitro, e ha provocato le tribune stracolme di italiani portandosi il dito al naso per chiedere silenzio, ben sapendo che ne avrebbe ricavato un fracasso di invettive, e su quelle ondate di decibel ha surfato felice. McEnroe non avrebbe saputo fare meglio.

Sinner, a ritmi alti e a ritmi bassi

Infine Sinner, il ragazzo che studia, sempre ben preparato, che raccoglie risultati di prestigio, ma non ancora da primo della classe. Sa battere Alcaraz, però, che lo sfida a giocare il suo tennis migliore, tutto a folle velocità. Se la cava peggio con chi lo costringe ad abbassare i ritmi, a contenere gli slanci. E questo ha fatto Rune, ribaltando un incontro che sembrava nelle mani del nostro. «Lo devo prendere sul ritmo», erano state le ultime parole di Rune, nell’intervista dell’altro ieri. Ci ha provato, e Sinner gli ha nascosto la palla. Nel primo set è esistito solo l’italiano. «Jannik volava, giocava un tennis incredibile. Dovevo per forza cambiare». Detto e fatto. Rune è un tipino listo e avveduto e in avvio di secondo set ha operato la svolta. Ha innalzato barricate difensive rallentando le traiettorie, e preoccupandosi solo di mantenerle lunghe e prossime alle righe. Sinner non è stato altrettanto rapido a ribaltare la scena, ed è finito sotto. Lo stop per la pioggia ha in parte mandato in fumo i propositi del danese.

Sinner-Rune, dopo lo stop

Al rientro Sinner ha inserito negli schemi ogni possibile variazione, e il match ha ripreso vita. Ma la seconda frazione gli è sfuggita su un break imprevisto, quando ormai il tie break sembrava a un passo. E nel terzo ha avuto più chance Rune, che ha disposto di palle break su tre servizi di Sinner. L’ultima, in rimonta, valeva il match point e Sinner ha sprecato in rete. Freddi i saluti a match finito. A Sinner non è piaciuta una pallata sparacchiata in direzione del suo cappellino da Rune, a gioco fermo. Jannik l’ha vista e s’è abbassato in tempo. Ma Rune è capace di questo e di altro, e in finale, contro Rublev, può succedere davvero di tutto.

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