Shanghai Express: Sinner già a Torino, Arnaldi d’Australia

Continua la scalata mondiale dei giovani azzurri: Jannik è già alle Finals, "obiettivo della stagione", Matteo sale e vuole la testa di serie di Melbourne
Shanghai Express: Sinner già a Torino, Arnaldi d’Australia© EPA

Dal punto di vista della Cina, l’Italia è vicina. Sa intrufolarsi bene anch’essa, e lo fa senza sotterfugi, ma con la compiaciuta determinazione di chi se lo merita. Prima realizza un sontuoso all-in a Pechino, ribaltando l’uno-due del seeding (Alcaraz e Medvedev) , prendendosi torneo e quarto posto nel ranking, poi ne infila due, forse tre, in terzo turno a Shanghai. Piove sulla Qizhong Forest Arena, dove i bambù abbondano, allineati come sardine in attesa dell’arrivo degli squali, ma dal fusto grande come tonni. Li usano per tirare su i grattacieli, che a Shanghai formano l’unica vera foresta cittadina, a perdita d’occhio, ce ne sono cinque volte più che a Manhattan. Li utilizzano per le impalcature, al posto dei nostri tubi innocenti. A Qizhong la “forest” forse c’era un tempo, ora c’è un’area disseminata a campi da tennis. Siamo alla periferia della città, ed è una città da 28 milioni di persone. Per arrivare al tennis è come andare da Roma a Napoli. E non c’è un Maglev che vi ci porti, il treno che va dall’aeroporto al centro in otto minuti appena, e tocca i 450 chilometri orari.

Shanghai, Sinner e Sonego

Nella pioggia si spengono i motori di Sonego e Tiafoe, che restano a guardarsi mentre il punteggio ha da poco introdotto il terzo set (6-2 2-6 2-1 per Sonny). Bella la rimonta del torinese, che aveva perso il primo, sull’americano che va sempre in pressing. Un buon Sonego, reattivo, molto formato Davis. Buon per lui. Se vincerà il confronto, tornerà a misurarsi con il cileno Jarry, quello alto alto, grosso grosso, appena sconfitto a Casalecchio. Ma il seguito si saprà oggi, alla ripresa dei giochi. Lo stop è arrivato di sera, su tutti i campi, tranne il Centrale e il Numero uno, dove c’è un tetto sotto cui riparare.
Le italiche sinneriadi dei giorni appena passati sono arrivate fin qua, e grande è la curiosità che circonda il nostro giocatore. Fortemente migliorato, sì ma dove? Per accertarlo salgono e scendono dalla tribuna dei giocatori, a turno, un bel po’ di “colleghi”. Eubanks è lì che tifa Giron, poi vede che non è il caso e resta a piluccare il telefonino. Ci sono Max Purcell e Zapata Miralles, di passaggio capita ZhiZhen Zhang, il primo cinese a finire nei cento (lo chiamano ZZZ, perché gli piace dormire) e dalla balaustra spuntano gli occhi del Peque, il piccoletto Schwartzman. Sono qui per capire, forse, o per tifare? Marcos Giron ha molti amici, Sinner un po’ meno. Il primo set è difficile per l’italiano. Campo diverso (li hanno spostati sul Centrale), più veloce, e Giron lo attacca bene in lungo linea. Si va al tie break, «e lì sono stato anche fortunato» osserva Sinner, che dopo essere risalito dall’1-4 ha annullato tre set point sul 3-6 per Giron nel tie break, e un quarto sul 6-7. Poi ha cambiato marcia e se n’è andato, intenzionato a far suoi i punticini (trenta) che mancavano per l’iscrizione alle Finals di Torino. «Era l’obiettivo dichiarato della mia stagione. Sono felice di esserci riuscito con un buon anticipo, come quarto e con un punteggio così alto». Quattromila e novecento punti, per una classifica Race che finirà oltre i 5.000, o forse i 6.000 se i risultati delle Finals saranno incoraggianti. Punteggi di alto profilo, molto vicini al tennis da podio che al momento accomuna Djokovic (8.945), Alcaraz (8.400) e Medvedev (6.935).

C'è anche Arnaldi!

Gioca con il pallottoliere a portata di mano anche Matteo Arnaldi. La sua Cina è cominciata da lontano, ha giocato a Zhuhai (subito sconfitto da Karatsev, ma tra molti sprechi) prima di muovere verso Pechino (qualifiche vinte più due turni). Quanto basta per tirarsi su fino al numero 42, novità inattesa, che gli ha fatto maturare un’idea nient’affatto malvagia per motivare gli ultimi due mesi della stagione, e magari tenersi stretto il posto per il G8 finale della Davis: «Voglio provare a salire in quota fino alla trentaduesima poltrona, che vale una testa di serie sicura per gli Open d’Australia del prossimo anno» dice e spera. Non è lontano, in termini di punti gliene servono 350, e Shanghai sta diventando una possibilità interessante per accorciare tempi e distanze. Primo turno contro Popyrin, come sempre sbadato e faticoso, dunque difficile da acquietare, e secondo contro Struff, incontenibile quando fa le cose per bene (e ieri ha tirato su un secondo set quasi perfetto) ma troppe volte nervoso e sopra le righe. Non tennistiche, purtroppo per lui. Due belle vittorie in tre set, quella con Struff molto condizionata dalla pioggia, tra pause e attese che di solito premiano i tennisti più sgamati, ma che Arnaldi ha saputo gestire a proprio favore. Nel primo set, per prendere il largo dal 2-2 fino ad avere quattro set point sul 5-2, smarrirli sul ritorno del tedesco, per poi chiudere con lucidità il conto al nono game. E nel terzo set, quando tra uno schizzo e l’altro di pioggia, che molto infastidiva Struff, è risalito dall’1-3 alla parità e ha ottenuto il break che serviva negli ultimi due game, chiudendo sul 6-4.
L’avversario lo scoprirà oggi, Norrie è avanti di un break nel terzo con Wolf ed è alla battuta sul 3-6 7-5 3-2, trenta pari. Con entrambi Matteo parte con il vantaggio di 1-0 nei precedenti. Superò Norrie agli US Open, in tre set con un match a dir poco perfetto. Wolf invece l’ha steso a Pechino, la scorsa settimana. Due set e via, alla “crepi il lupo”.

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