Studiare le mosse giuste, anche quelle che possono apparire infinitesimali, per dare scacco al re. È il pensiero fisso di Filippo Volandri, che oggi dalla panchina sfida la Serbia di Novak Djokovic sognando di condurre l’Italtennis in finale di Coppa Davis dopo un quarto di secolo. A Malaga è un mezzogiorno di fuoco, vista l’ora d’inizio (diretta tv Sky Sport e Rai Sport, streaming su SuperTennix e Now) in cui scendono in campo i numeri due delle contendenti. Qui sta il vero rebus, nella scelta dei singolaristi che precedono poi l’attesissimo terzo testa a testa in meno di due settimane fra Jannik Sinner e il n.1 del mondo. Se il capitano azzurro sfoglia la margherita tra Musetti, Arnaldi e Sonego, tenendo pure presente l’eventualità di un doppio decisivo, anche il collega Viktor Troicki deve decidere se confermare Kecmanovic (a segno sull’inglese Draper) o preferirgli Djere o Lajovic, più avanti in classifica. «Se vinci un singolare hai ragione, se lo perdi con 3 match-point non ce l'hai, se Sonego e Sinner avessero perso, ci avrebbero detto che avrebbe dovuto giocare tutto il mondo tranne loro», afferma Volandri, senza sbilanciarsi per non dare vantaggi ai rivali. «Tutti i convocati possono giocare. Al di là delle scelte, che poi possono risultare giuste o sbagliate - ha aggiunto il capitano azzurro - c'è un impegno enorme dietro, ma bisogna assumersi le proprie responsabilità. Ormai l'ho capito e lo faccio a cuor leggero, cercando di fare il meglio».
Occhi puntati su Sinner
Inevitabile che gli occhi siano puntati sul confronto fra il 22enne altoatesino, n.4 Atp, e l’uomo dei record. «Credo possa essere un bene, per Jannik che si mette ancora una volta alla prova nel suo percorso di crescita e per tutti quelli che guarderanno il match. Con tutte le esperienze recenti che hanno fatto Djokovic ha capito cosa aspettarsi da Sinner, e Jannik ha capito che quel che aveva fatto nel primo incontro non bastava più.
Sarà come una partita a scacchi, diversa dalle due a Torino, con i capitani in campo, con una visione allargata, con le squadre che spingeranno i giocatori. Ho visto bene Nole, come Jannik è arrivato tardi per provare il campo, ma l'ho visto in crescita e giovedì ha tirato fuori il suo solito fuoco: sarà una partita bella bella bella». Serve un’impresa all’Italia, che conta pure su chi è in Andalusia per fare spogliatoio come Matteo Berrettini. «Soffre perché vorrebbe giocare, ma il fatto che stia qui fa comunque tutta la differenza del mondo».