Fabbiano: “Sinner predestinato. Può vincere già a Melbourne, poi tanti Slam”

L’ex numero 70 ATP parla dell’azzurro alla presentazione di Le Coq Sportif: “Può diventare n° 1. L’Italia ha una bella generazione”

MILANO - Ora c’è la famiglia. C’è suo figlio Leonardo di un anno e mezzo. Poi il tennis. «Non c’è più l’adrenalina che avevo prima di scendere in campo». Le priorità per Thomas Fabbiano sono cambiate. L’ex n. 70 Atp, all'inizio di una nuova carriera da allenatore, ha detto basta. Una scelta presa qualche mese fa, di cui non si è pentito. «Avrei avuto ancora qualcosa da dare - racconta al lancio italiano della nuova collezione di Le Coq Sportif all'Aspria Harbour Club di Milano - ma iniziava a costarmi sempre più fatica superare i miei limiti sotto l’aspetto mentale e fisico. Oggi le nuove leve ti sbranano se non sei al loro livello…».

Fabbiano: "Sinner ha una maturità mentale superiore agli altri"

E a proposito di ragazzi che ti sbranano: Sinner è uno di questi, vero?

«È un predestinato. Si vedeva quando aveva 16-17 anni, quando i numeri non erano ancora dalla sua parte. Si vedeva che aveva tutto per essere un campione. Qualche anno fa si pensava che potesse essere uno tra i top 10, col passare il tempo abbiamo capito che siamo di fronte a un campione, a un potenziale n. 1. Uno che può vincere diversi slam nei prossimi anni. Ha una maturità mentale superiore agli altri, fa un'analisi sempre lucida della partita e sa gestire i momenti più complicati in modo migliore».

Quindi può diventare n. 1?

«Non stiamo azzardando. Oggi è già il n. 4 del mondo. Deve solo trovare le sue “piccole fortune” nelle 7 partite che servono per completare l'opera».

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"Federer, Nadal o Djokovic? Sinner mi ricorda molto più Novak"

Cosa ci vuole?

«Le vittorie che contano, quelle nei grandi Slam. Ma non necessariamente se vinci uno Slam poi diventi il n.1, perché serve la continuità di un anno intero».

Intanto a Melbourne…

«Può farcela, può vincere il primo dei 4 Slam. Sul cemento prende a pallate tutti: bisogna solo dargli tempo. Se non sarà quest'anno, sarà il prossimo, o tra 2. Jannik ha la possibilità di giocare 40 Slam nei 10 anni a venire e non vedo come non possa vincerne 4 o 5».

Federer, Nadal e Djokovic. A chi assomiglia di più Sinner?

«A me ricorda molto più Novak Djokovic per la freddezza in campo e anche per il fisico longilineo. Forse è meno giocherellone di Djokovic ma si fa volere bene dal pubblico. Tutti l’apprezzano per la sua semplicità. Il suo tennis invece può non piacere a tutti. Si dice che sia un po’ monocorde, che sappia fare meno cose. Ma anche quello è un talento: saper fare meno cose ma farle in maniera eccezionale. E lui ci riesce…».

In cosa può migliorare…?

«Stiamo parlando di dettagli ma dico che sul servizio può fare ancora meglio: scegliere in ogni momento dove servire, migliorare ancora qualche km di velocità sulla battuta e la precisione del servizio. Poi fisicamente ha ancora due, tre anni per definire il fisico».

Dietro Sinner chi c’è oggi in Italia?

«Matteo Arnaldi è la mia scommessa. Mi piace come giocatore, come persone. É un lottatore. Ha caratteristiche simili a Djokovic e quindi a Sinner. Fisicamente anche lui è in costruzione e ha voglia di migliorare. Poi c’è Musetti, ci sono Cobolli, Zeppieri e Nardi. Una bella generazione sta crescendo».

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MILANO - Ora c’è la famiglia. C’è suo figlio Leonardo di un anno e mezzo. Poi il tennis. «Non c’è più l’adrenalina che avevo prima di scendere in campo». Le priorità per Thomas Fabbiano sono cambiate. L’ex n. 70 Atp, all'inizio di una nuova carriera da allenatore, ha detto basta. Una scelta presa qualche mese fa, di cui non si è pentito. «Avrei avuto ancora qualcosa da dare - racconta al lancio italiano della nuova collezione di Le Coq Sportif all'Aspria Harbour Club di Milano - ma iniziava a costarmi sempre più fatica superare i miei limiti sotto l’aspetto mentale e fisico. Oggi le nuove leve ti sbranano se non sei al loro livello…».

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E a proposito di ragazzi che ti sbranano: Sinner è uno di questi, vero?

«È un predestinato. Si vedeva quando aveva 16-17 anni, quando i numeri non erano ancora dalla sua parte. Si vedeva che aveva tutto per essere un campione. Qualche anno fa si pensava che potesse essere uno tra i top 10, col passare il tempo abbiamo capito che siamo di fronte a un campione, a un potenziale n. 1. Uno che può vincere diversi slam nei prossimi anni. Ha una maturità mentale superiore agli altri, fa un'analisi sempre lucida della partita e sa gestire i momenti più complicati in modo migliore».

Quindi può diventare n. 1?

«Non stiamo azzardando. Oggi è già il n. 4 del mondo. Deve solo trovare le sue “piccole fortune” nelle 7 partite che servono per completare l'opera».

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