Sinner, benvenuto tra gli eroi: le imprese che hanno marchiato le nostre vite

L’impresa australiana consegna il tennista altoatesino alla galleria dove lo sport è emozione pura. Tutti ricorderanno dove hanno visto la finale e con chi l’hanno vissuta

Quando ti passa la storia davanti, poi ti ricordi tutto. Con chi eri, dov’eri, a volte perfino com’eri vestito. E basta un nome o una data per liberare la cascata di ricordi. Jannik Sinner è appena entrato in quella galleria di emozioni dove trovano spazio i momenti che hanno fermato l’Italia, l’hanno congelata davanti a una televisione o a un radio, hanno compiuto il miracolo di unire un Paese che riesce a dividersi sempre e si sono impressi nella memoria collettiva con l’energia dei brividi. Ci sono centinaia di successi importanti nella storia del nostro sport, vittorie che hanno dimostrato che siamo più bravi degli altri. E poi ce n’è una manciata che, al di là del valore tecnico, hanno avuto quella potenza emozionale da sprigionarsi nella vita quotidiana di tutti gli italiani e rimanerci sempre, insieme agli amori, le persone care, le canzoni e certi paesaggi.

I successi storici dello sport italiano: Bartali nel 1948

Benvenuto Jannik, mi permetto di farti strada per un tour veloce di questo luogo magico, non vedremo tutto, ma avrai tempo di visitarlo meglio, perché una parte di te, ormai, abiterà sempre qui. Guarda là, per esempio. Sì, è Gino Bartali, un grande ciclista, un uomo immenso. Nel 1948 stava per scoppiare una rivoluzione in Italia, avevano tentato di uccidere il segretario del Partito Comunista, Palmiro Togliatti, le piazze si stavano scaldando, ma poi la radio ha iniziato a trasmettere le imprese di Bartali al Tour de France, il primo Tour dopo la Guerra. I francesi non ci volevano granché bene e noi stavano andando a vincere la loro corsa: l’eroismo sportivo di Bartali era raccontato attraverso la magia della radio e l’emozione collettiva spense la rabbia politica. Le piazze si riempirono, sì, ma di gente che festeggiava. Chi l’ha vissuto non se l’è mai dimenticato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Coppi e quel Giro d'Italia del 1953

La radio, sì. Per quelli della tua generazione richiede uno sforzo notevole pensare al racconto sportivo senza immagini. Ma chiudi gli occhi e prova ad ascoltare: «C’è un uomo solo al comando della corsa». Pausa con la radio che gracchia. «La sua maglia è biancoceleste». Altra pausa. «Il suo nome è Fausto Coppi. Quando il grande airone ha aperto le ali per il falco belga non c’è stato più niente da fare». Poesia, vero? Coppi aveva vinto il Giro e il Tour sia nel 1949 che nel 1951, ma in quel Giro del 1953, vinto in rimonta su Koblet (proprio come te ieri con Medvedev) si è stampato nell’anima di chi, quel giorno, aveva acceso la radio e aveva sentito i battiti accelerare più di quelli del grande Fausto che scalava i quarantotto tornanti dello Stelvio, staccando tutti gli avversari e compiendo una commovente impresa sportiva. 

Sinner, la rimonta e la vittoria

Anche tu, ieri a Melbourne, ci sei riuscito. Perché, capisci Jannik, quando hai iniziato la tua rimonta nel terzo set, sei andato a toccare qualcosa che sta dalle parti del cuore. E mentre la rimonta lievitava, saliva quella sensazione di euforia, incredulità, magia. Qualcuno stava zitto, ammutolito dal miracolo sportivo che si materializzava davanti a lui. Qualcuno non la smetteva di parlare, imprecare, esultare, abbracciare chi stava vicino a lui e mollargli micidiali pacche. Qualcuno si è affacciato alla finestra a gridare. Qualcuno era in macchina, radio accesa, e ha mollato un colpo di clacson per fare sapere al mondo che era emozionato. Tutti, nessuno escluso, sapranno dirti, anche fra vent’anni, dov’erano quel 28 gennaio del 2024 quando hai vinto a Melbourne rimontando da due set a zero. Preparati, perché magari alla lunga potrebbe venirti a noia, ma forse no, perché sai bene cos’è lo sport.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Benvenuti, Berruti e Roma 1960

Là in fondo, per esempio, ci sono Livio Berruti e Nino Benvenuti, eroi di Roma 1960. Berruti ha vinto i 200 davanti agli americani, con un paio di occhiali da paura. Sì, decisamente un figo, iconico si direbbe oggi. Lui non lo diceva, ma un’icona dello sport lo è diventato. Benvenuti era un pugile che ha segnato un’epoca, un altro enorme personaggio. Roma 1960 erano le Olimpiadi dell’ottimismo per il nostro Paese, quelle vittorie erano un po’ di futuro lanciato nel cuore della gente. Forse anche la tua vittoria può diventarlo, non tanto per il momento storico che è quello che è, ma per il modo con cui vinci, parli e ti comporti. Hai tanto da insegnare alla tua generazione ora che le hai regalato il primo indelebile ricordo sportivo. 

Italia-Germania 4-3 e Spagna '82

Quello che hai fatto ieri è l’Azteca del tennis. Cos’è l’Atzeca? Uno stadio, Jannik, quello di Città del Messico, dove nel 1970 si è giocata la semifinale del Mondiale fra Italia e Germania. È finita 4-3 per noi, ai tempi supplementari, con un’altalena di risultati che qualche infarto lo ha provocato e ha avuto la stessa intensità della tua rimonta di ieri. Quello che hai fatto ieri è l’Italia-Brasile del tennis. Sì, Italia-Brasile del 1982, la tripletta di Paolo Rossi che incendia il già rovente pomeriggio del Sarria a Barcellona. Uno a zero, uno a uno, due a uno, due a due e poi tre a due. Rossi, Rossi, Rossi. L’azzuro di quella maglia dell’Italia e il giallo di quella del Brasile bastano da soli a riempire di bollicine i pensieri di chiunque abbia vissuto quella partita del 1982. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Mennea, Simeoni gli Abbagnale

Due anni prima, a Mosca, avevamo trattenuto il fiato per Pietro Mennea, uno dei più grandi atleti italiani di tutti i tempi e uno dei più grandi italiani di tutti i tempi, e Sara Simeoni. Le medaglie d’oro sui 200 metri e nel salto in alto ci avevano riportato indietro di vent’anni, alle Olimpiadi di Roma di cui parlavamo prima. E poi i fratelloni Abbagnale a Los Angeles 1984: la voce rotta di Giampiero Galeazzi, lo sforzo disumani dei due canottieri, lo scafo che fende l’acqua spinto da tutta l’Italia che grida, si abbraccia, grida e finisce la gara stanca come Giuseppe e Carmine.  

Il Settebello 1992, Tomba, Compagnoni e Pantani

Roba da rimanere senza voce è stata anche Italia-Spagna, finale del torneo di pallanuoto delle Olimpiadi del 1992 a Barcellona. Una sfida ai supplementari che era diventata una lotta fra gladiatori, la tensione sezionata dal cronometro, le urla di Rudic, l’eroismo di Sandro Campagna e Nando Gandolfi che confezionano il gol vincente a trentadue secondi dalla fine. Un urlo da scartavetrare le corde vocali. E poi Tomba a Calgary nel 1988 e la Compagnoni ad Albertville nel 1992: neve bollente quella loro.
E Pantani. Marco Pantani. Difficile trattenere una lacrima, scusami Jannik. Pantani era un campione fragile, ma immenso. Era un’artista, scriveva storie con le ruote, dipingeva le salite con pedali leggeri, ma lasciava segni profondi nel nostro cuore. Sono ancora tutti qui, non se ne andranno più via. 

Il posto di Jannik nella storia

E l’elenco è lungo, guarda com’è grande questo posto. Non voglio annoiarti, Jannik, sarai stanco. E poi devi allenarti per le prossime sfide. Qui avrai tempo di tornare, il tuo posto te lo sei guadagnato, dobbiamo poi scegliere la foto, ma anche per quello c’è tempo. Adesso hai un milione di altre cose da fare e partite da vincere, mica finisce qui. Però sappi che sei entrato nella storia e non ne uscirai più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Quando ti passa la storia davanti, poi ti ricordi tutto. Con chi eri, dov’eri, a volte perfino com’eri vestito. E basta un nome o una data per liberare la cascata di ricordi. Jannik Sinner è appena entrato in quella galleria di emozioni dove trovano spazio i momenti che hanno fermato l’Italia, l’hanno congelata davanti a una televisione o a un radio, hanno compiuto il miracolo di unire un Paese che riesce a dividersi sempre e si sono impressi nella memoria collettiva con l’energia dei brividi. Ci sono centinaia di successi importanti nella storia del nostro sport, vittorie che hanno dimostrato che siamo più bravi degli altri. E poi ce n’è una manciata che, al di là del valore tecnico, hanno avuto quella potenza emozionale da sprigionarsi nella vita quotidiana di tutti gli italiani e rimanerci sempre, insieme agli amori, le persone care, le canzoni e certi paesaggi.

I successi storici dello sport italiano: Bartali nel 1948

Benvenuto Jannik, mi permetto di farti strada per un tour veloce di questo luogo magico, non vedremo tutto, ma avrai tempo di visitarlo meglio, perché una parte di te, ormai, abiterà sempre qui. Guarda là, per esempio. Sì, è Gino Bartali, un grande ciclista, un uomo immenso. Nel 1948 stava per scoppiare una rivoluzione in Italia, avevano tentato di uccidere il segretario del Partito Comunista, Palmiro Togliatti, le piazze si stavano scaldando, ma poi la radio ha iniziato a trasmettere le imprese di Bartali al Tour de France, il primo Tour dopo la Guerra. I francesi non ci volevano granché bene e noi stavano andando a vincere la loro corsa: l’eroismo sportivo di Bartali era raccontato attraverso la magia della radio e l’emozione collettiva spense la rabbia politica. Le piazze si riempirono, sì, ma di gente che festeggiava. Chi l’ha vissuto non se l’è mai dimenticato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Sinner, benvenuto tra gli eroi: le imprese che hanno marchiato le nostre vite
2
Coppi e quel Giro d'Italia del 1953
3
Benvenuti, Berruti e Roma 1960
4
Mennea, Simeoni gli Abbagnale