A Roma la terra è... russa Medvedev c’è e convince

Daniil fuga i dubbi della vigilia, batte Draper e getta le basi per cercare di ripetere il trionfo dello scorso anno
A Roma la terra è... russa Medvedev c’è e convince© BARTOLETTI

Terra russa. Il Foro lo è da un anno, grazie alla versione terricola di Medvedev, che è ancora allo studio, perché non si capisce bene se c’è o ci faccia, cioè se sappia davvero cavarsela sulla superficie che aveva sempre detto di odiare o la sua vittoria del 2023 (su Rune) sia frutto del caso. Madrid si è allineata in questa stagione, lasciandosi sopraffare da Rublev, quello che sbercia e si agita “ma in fondo è buono come il pane” dicono tutti quelli che lo conoscono.

La terra russa del Foro Italico

Un tempo la versione russa più accreditata per la terra battuta era Khachanov, ma lo sapete com’è il tennis, ti dà una chance, e se non ti fai trovare pronto la gira a un altro. Karen le sue le ha avute, ora deve attendere che sia da capo il suo turno. Potrebbe giungere nella sfida con Djokovic, se saprà arrivarci. Vedremo… Terra russa, al momento, è anche un’indicazione della rotta da tenere, per un torneo finito nelle secche dei ritiri. Inattesi per lo più, altri perfino sconcertanti.

Ma non da parte di Medvedev e di Rublev, che in avvio figuravano nella lista degli afflitti, e invece si sono dimostrati disposti a mettercela tutta pur di esserci. Daniil si era ritirato da Madrid per un problema all’anca, Rublev aveva fatto sapere, dopo il successo madrileno su Auger Aliassime, di aver pasteggiato ad antidolorifici pur di scacciare qualsiasi parvenza di dolore e trovare nel rimbambimento l’incoscienza necessaria a scendere in campo.

Bene l'esordio: Draper ko

Non prima però di un’anestesia al piede destro, perché qualcuno dei medicinali gli aveva fatto gonfiare le dita come pompelmi. Esordio positivo, quello di Medvedev, contro un giovane inglese di qualità, Jack Draper, 22 anni, un altro reduce da un lungo infortunio che nel 2023 lo retrocesse di un’ottantina di posizioni in classifica, spedendolo a riprendere dimestichezza con i tornei challenger, lui che aveva già agganciato il numero 41 del ranking. Recupero portato a termine quest’anno, con il ritorno nelle posizioni di un tempo, e al best ranking di marzo al numero 37. Uno che picchia, Draper.

Al quale Medvedev si è opposto con fare riflessivo, preoccupandosi di piazzare il servizio, che forse - per via dell’anca - non è ancora il momento di rendere vorticoso, per poi procedere con i consueti cambi di gioco e di ritmo, che il britannico ha mostrato di gradire assai poco. Più laborioso il primo set. Avanti 2-1 e poi 5-4, Daniil si è fatto riprendere e solo nell’undicesimo gioco, rimontando da 15-40 ha trovato il terzo break, quello che gli è valso il set. Meglio nella seconda frazione, dominata da 14 punti consecutivi che hanno permesso al russo di portarsi 5-1. Draper ha cancellato un break e si è fatto sotto fino al 5-4, ma nel decimo game Medvedev ha chiuso il conto. "Non è stato facile, il campo è molto lento, non lo ricordavo così. Occorre fare molti scambi per ottenere un punto. La superficie non mi favorisce, ma sono qui per fare bene". Prossimo avversario il serbo Medjedovic, il ragazzo che Djokovic ha aiutato a diventare tennista.

L'occasione di Napolitano e le colpe di Arnaldi

 La speranza che la terra russa possa diventare nei prossimi giorni tricolore è ora nelle mani di ragazzi che sono ai primi appuntamenti con il torneo di casa. Passaro e Darderi, promossi ieri, e oggi attesi da Borges e Zverev, e Stefano Napolitano, che non è più un ragazzino (29 anni), ma finalmente ha trovato la strada per apporre un timbro di qualità sulla sua carriera, limitata da infortuni vari. È stato il ritiro di Berrettini a offrirgli una wild card insperata e insieme una scossa decisiva, di quelle che ti invogliano a pensare che forse la svolta è vicina.

Biellese, il padre organizzatore di tornei, Stefano ama cucinare, e l’idea di diventare un giorno un vero chef, magari senza stelle, ma con un pubblico che lo cerchi proprio per i suoi piatti, è più che un sogno nel cassetto. Intanto ha cucinato a fuoco lento Juncheng Shang, cinese del 2005, 19 anni compiuti a febbraio, da qualche tempo a un passo dalla Top 100. Ne parlano come del ragazzino che porterà il tennis della Cina a tu per tu con quello dei più forti. Bisognerà attendere, però, anche se Shang tira sberle poderose.

Napolitano gli ha mostrato ieri che il tennis è anche gestione, idee chiare, lotta a tutto campo. Armi che il biellese ha messo in campo con naturalezza, sperimentate nei lunghi anni trascorsi nelle retrovie. Era nella Top 200 già a fine 2016, ci è rimasto oltre tre anni, poi ne è stato allontanato dagli infortuni, precipitando fino al numero 596 (maggio 2022). Da lì è cominciata la risalita, che ha condotto Stefano a un passo dalla Top 100. Ora è 125°... Perso il primo al tie break, con il cinese che sembrava pronto alla fuga, Stefano è stato bravo a cambiare passo. Shang ha capito l’antifona e si è come irretito.

Nel secondo e terzo set c’è stato in campo solo Napolitano, in amorevole connubio con il pubblico del Pietrangeli, tutto per lui. La storia continua con Jarry, il cileno, lo stesso che ha posto fine alla corsa di Matteo Arnaldi. Un incubo, per il ligure, che Jarry (24 Atp) ha battuto per la terza volta di fila (Pechino, Adelaide e Roma). Ma qualche colpa Arnaldi ce l’ha, quanto meno non ha saputo fare la voce grossa quando la situazione lo permetteva. Sotto tono nel primo set, Matteo è stato in campo con attenzione diversa nel secondo, ma ha fallito tre set point e nel tie break è stato avanti 6-2, prima che Jarry trovasse le risorse fisiche per la rimonta. Alla fine sono stati 7 i punti set sprecati da Matteo. Troppi, malgrado dimostrino che i due sono ormai vicini.

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