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Se i tornei avessero facoltà di parola, non mi stupirei di sentire il vecchio Roland Garros argomentare che è l’ora di voltare pagina, di chiudere con il passato ed entrare nel futuro. L’ha fatto l’Open d’Australia, quest’anno per la prima volta dal 2005 senza uno dei Fab Four in finale, figurarsi se il Campionato del Mondo su terra rossa non abbia voglia di allinearsi alle aspettative, ai tratti distintivi, agli stilemi del nuovo corso.
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