Draper non ci crede: "A Sinner gli tiravamo addosso, era il più debole. Poi..."

L'avversario agli US Open e quel rapporto con Jannik dai tempi Juniores: "È straordinario, se ci penso resto senza parole"
Draper non ci crede: "A Sinner gli tiravamo addosso, era il più debole. Poi..."© EPA

Se il tennis non ce l’hai in casa, è probabile sia sufficiente aprire la porta per trovarselo di fronte. A Londra è così, anche nel sobborgo di Sutton. Jack Draper il tennis se l’è ritrovato tra le mani quando era troppo piccolo per sapere cosa fosse. Una racchetta e una pallina gli hanno fatto da balia e fornito il primo gioco, la prima estensione di se stesso, quasi una prolunga per avvicinare, toccare, capire il mondo circostante. Mamma Nicky è insegnante di tennis, campionessa britannica jr, è lei che ha avviato il bimbo allo sport. Il padre, Roger, era amministratore delegato di società istituzionali, Sport England e Lawn Tennis Association.

Ma il tennis è pure fuori dalla porta di casa Draper, si chiama Sutton Tennis & Squash Club e vanta squadre per i campionati dai 10 ai 70 anni. Jack vi approda a 6 anni, col fratello, la mamma in campo con loro. Presto arriva la chiamata LTA, non appena il padre termina il proprio incarico nei quadri federali. Il National Coach James Trotman ha visto il ragazzino darci dentro, è rimasto colpito dai movimenti naturali che esegue anche sotto sforzo. Lo chiama per una borsa di studio comprensiva di supporto medico e finanziario. È il 2013 e il dodicenne Jack Draper può considerarsi un tennista. 

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Draper e l'aneddoto su Sinner

L’Inghilterra già lo ama di un amore profondo. Non è solo l’atteso ricambio di Murray nell’anno dell’addio, Jack è molto di più. È un prodotto cento per cento british. Non uno scozzese divisivo e autonomista, che mai avrebbe fatto il tifo per l’Inghilterra del calcio. Né un Norrie, padre scozzese e madre gallese, che prima di scoprirsi figlio d’Inghilterra ha girato il mondo alla velocità di un frullino, dal Sud Africa dov’è nato (Johannesburg) ad Auckland in Nuova Zelanda, da Londra alla Texas University di Fort Worth, per tornare in Nuova Zelanda negli anni del Covid.

Jack Draper è inglese in purezza, conosce bene l’erba, andava tutte le settimane a Wimbledon per allenarsi. Ventidue minuti di treno da casa sua. Amico di Sinner. Lo si è scoperto a Montreal, dove i due hanno fatto coppia in doppio. Amico ritrovato, in effetti. I due si conoscevano da juniores, Jack il mancino era quello forte, Sinner uno destinato a fare da tappezzeria. «Allora ci conoscevamo bene, poi ci siamo rivisti nel Tour, all’inizio ci salutavamo da lontano, poi ci siamo scambiati qualche messaggio, ora capita di frequentarci spesso. Lui è straordinario, è cresciuto talmente dai tempi juniores che se ci penso resto basito. Lo incontrai per la prima volta in un doppio ITF di Categoria 1. Ricordo che ci eravamo dati come strategia di tirare su di lui, perché era il più debole in campo... Vale dieci volte il tennista di allora. Quando gli chiedo come abbia fatto, mi dice che ha lavorato molto. Ma si sbaglia, ha lavorato per dieci, forse per quindici, e doveva avere un sacco di doti nascoste».

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Se il tennis non ce l’hai in casa, è probabile sia sufficiente aprire la porta per trovarselo di fronte. A Londra è così, anche nel sobborgo di Sutton. Jack Draper il tennis se l’è ritrovato tra le mani quando era troppo piccolo per sapere cosa fosse. Una racchetta e una pallina gli hanno fatto da balia e fornito il primo gioco, la prima estensione di se stesso, quasi una prolunga per avvicinare, toccare, capire il mondo circostante. Mamma Nicky è insegnante di tennis, campionessa britannica jr, è lei che ha avviato il bimbo allo sport. Il padre, Roger, era amministratore delegato di società istituzionali, Sport England e Lawn Tennis Association.

Ma il tennis è pure fuori dalla porta di casa Draper, si chiama Sutton Tennis & Squash Club e vanta squadre per i campionati dai 10 ai 70 anni. Jack vi approda a 6 anni, col fratello, la mamma in campo con loro. Presto arriva la chiamata LTA, non appena il padre termina il proprio incarico nei quadri federali. Il National Coach James Trotman ha visto il ragazzino darci dentro, è rimasto colpito dai movimenti naturali che esegue anche sotto sforzo. Lo chiama per una borsa di studio comprensiva di supporto medico e finanziario. È il 2013 e il dodicenne Jack Draper può considerarsi un tennista. 

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