Dopo gli allenamenti torinesi della scorsa settimana, con tanto di shooting fotografico iniziale insieme a Simone Bolelli, il torinese Andrea Vavassori e lo stesso Bolelli si sono ritrovati a Parigi Bercy, per l'ultimo Masters 1000 di stagione. Un anno fantastico per i due che hanno alzato tre trofei, nell’ordine a Buenos Aires, Halle e Pechino e raggiunto due finali Slam, agli Australian Open e al Roland Garros. In sole quattro occasioni hanno perso al 1° turno ma sempre contro coppie, vedi a Wimbledon, che hanno poi centrato il titolo: "Una settimana di stacco relativo, quella appena andata in archivio - ha detto Vavassori - prima del rush finale a Parigi e Torino. In stagione ho giocato 111 match, tra doppio e singolare e chiuderò attorno ai 120. Un po' di stanchezza c'è, anche mentale, ma le motivazioni sono altissime se penso ai prossimi appuntamenti".
Segui tutto il tennis LIVE sul nostro sito
Un anno che ha cambiato la vita, emozioni grandissime e salto di qualità assoluto, da rivivere con quale spirito?
"Nelle scorse stagioni ho sempre faticato a trovare un compagno fisso per giocare il doppio – ha proseguito Andrea – poi è nato il sodalizio con Bolelli e tutto è cambiato. La nostra forza è dentro e fuori dal campo. C’è un bellissimo rapporto personale che aiuta a superare anche i momenti difficili".
La finale centrata negli Open d’Australia a inizio 2024 ha rappresentato la svolta. Cosa è cambiato?
"Con i 1200 punti guadagnati in un colpo solo ha preso forma tutta un’altra programmazione. Prima non saremmo entrati nei Masters 1000, dopo invece la classifica ce lo ha permesso. Abbiamo pertanto giocato a Indian Wells e Miami e nei successivi".
Il 2024 è stato denso di emozioni, sotto ogni punto di vista, con un sogno realizzato, quale?
"Vincere un torneo dello Slam (US Open) è sempre stato il mio desiderio. Non importa se l’ho fatto in un doppio misto. Uno Slam è uno Slam e rimane per tutta la vita. Il valore aggiunto è dato dalla compagna con la quale ho alzato il trofeo, Sara Errani, un’altra persona speciale al pari di Simone. È bello vincere ma ancora di più farlo con compagni di questo livello e attorniati dai rispettivi staff, persone che prima di tutto ci vogliono bene".
Una scalata (oggi è n. 7 del mondo in doppio), che è anche una bella storia di famiglia, con il padre Davide coach che ha sempre creduto in lui. Venerdì scorso allenamento di doppio a fianco del 20enne fratello Matteo. Cosa si prova a scendere in campo con chi le è così vicino?
"Valori importanti quelli che i nostri genitori ci hanno trasmesso e che cerchiamo di applicare nel quotidiano, sul terreno di gioco e fuori. È stato bello due settimane fa a Olbia giocare in doppio con lui e sfiorare la finale. Era un Challenger importante (categoria 125) e Matteo ha dimostrato grandi progressi. Non vogliamo forzare i tempi, ognuno ha i propri per maturare e fare esperienza e Matteo è in questa fase".
Dopo Parigi ci sarà la grande kermesse di Torino, città nella quale Andrea Vavassori è nato, anche se poi si è trasferito a Pinerolo. Come affronterà l’impegno?
"Fin da quando Torino ha vinto l’assegnazione delle Finals ho sperato di potervi partecipare come giocatore. Ora ci sono e con Simone cercheremo di dare il massimo. Sento già l’atmosfera di casa, il sostegno del pubblico, la platea composta anche dagli amici di sempre. Il quadro dei partecipanti è importante, le migliori otto coppie del mondo. Difficile fare un pronostico ma è certo che ormai ogni torneo nel quale scendiamo in campo ci vede pensare alla vittoria. In stagione abbiamo alzato tre trofei su tre superfici diverse. Siamo stati molto continui e questo ha fatto la differenza in nostro favore. L’obiettivo è migliorare ancora e per raggiungerlo continuiamo a lavorare. Bolelli arriverà a Torino il 5 o il 6 novembre. Faremo allenamenti congiunti per presentarci al meglio al grande appuntamento".
Poi potrebbe esserci la chiusura d’anno a Malaga con la Coppa Davis, altro sogno da realizzare?
"Sarà il capitano a decidere, ma in caso di convocazione definitiva non faremo mancare il nostro apporto alla squadra".
Simone Bolelli è in piena sintonia con il compagno e fissa in due grandi momenti la sua stagione in fase di dirittura finale. Quali?
"I più belli sono stati la semifinale vinta agli Australian Open, al tie-break del terzo set e il successo nell'ATP 500 di Pechino, dove eravamo sotto di un set e in difficoltà nel secondo. Un mio nastro favorevole ha cambiato la storia della partita e ci ha portato a un fantastico titolo".
Qual è stato il passaggio chiave della vostra stagione?
"La finale di Melbourne ci ha dato punti e consapevolezza ed è arrivata inaspettata dopo un percorso iniziato con un primo turno a dir poco pirotecnico. Ha cambiato in meglio la nostra programmazione e siamo stati bravi a trovare continuità salendo al terzo posto della Race".
Il tandem è sinergico. Come siete riusciti a comporlo?
"Con Andrea detto 'Wave' ci troviamo bene anche fuori dal campo e questo aiuta molto. Io sono più riflessivo, lui sempre carico. Tecnicamente io amo di più i colpi da fondo, lui copre la rete come in pochi sanno fare nel circuito. Entrambi serviamo bene e cerchiamo di lavorare sulla risposta. Aspetto del gioco che può essere determinante e nel nostro caso perfettibile".
Torino e il Piemonte sono sempre stati propizi per Bolelli, anche in singolare. Quali i ricordi?
"Ne ho di ottimi, come quelli di un Challenger vinto al Circolo della Stampa Sporting e un altro a Biella. Poi quello della Coppa Davis vinta a Torino contro la Croazia, con il doppio decisivo per il 3-2. Non vedo l'ora di giocare le Finals. Il lotto dei partecipanti è molto equilibrato e anche la formula, con il punto secco sul 40-40 e il match tie-break come terzo set, non concede distrazioni. Basta pochissimo per portare il confronto verso una coppia oppure l'altra. Avrei preferito giocare sulla distanza più lunga come negli Slam".
Il 5 o il 6 novembre a Torino. Con quale spirito?
"Per gli allenamenti congiunti con Vavassori e rispettare i molti altri impegni, con gli sponsor e non solo. Sarà la mia seconda volta nel Masters di fine anno, dopo l’edizione del 2015 con Fabio Fognini. L’aria delle Finals di Torino l’ho già respirata con Maximo Gonzalez quando siamo stati la prima coppia non compresa tra le migliori otto. Questa volta sarà tutto diverso".
E il loro sodalizio, iniziato lo scorso anno nei tornei di preparazione a Wimbledon, è destinato a proseguire. Andrea Vavassori vuole anche diventare un testimonial della specialità del doppio. Perché?
"A fine carriera mi piacerebbe diventare ambasciatore del doppio nel mondo. Far capire come questa disciplina così bella sia ancora troppo sottovalutata. Invece sa essere spettacolare ed è utile sotto tanti punti di vista. Mi sto già impegnando in questo senso, seguendo un corso di business, management e marketing organizzato dall’Atp".
Torino è in trepidante attesa, non solo per Sinner. Da domani intanto fari puntati sul torneo di Parigi Bercy dove i due azzurri sono teste di serie e partiranno con un bye.