Sinner-Alcaraz e il ritorno di Djokovic
Insomma, ancora uno scontro a due al centro del prossimo anno. «Direi di sì. E non mi sembra male come programma. C’è una disputa in atto, fra i due. Amichevole, ma molto seria, e tira in ballo numerosi aspetti del tennis di oggi. Continuità o talento? Solidità o Ping Pong Tennis? Applicazione, studio, programmazione. C’è anche la sfida personale. Sinner è avanti di migliaia di punti in classifica, ma l’altro l’ha battuto tre volte. Mi sembra un cartellone promettente per un grande spettacolo. Poi, lo sai, il tennis è vario. Ci saranno nuovi inserimenti, qualche novità, qualche ritorno importante. Ma la trama saranno quei due a scriverla».
Nomi da suggerire, per il settore “miglior tennista non (ancora) protagonista? «Oh, bè… Mi piace molto Fils, Arthur. Sta crescendo anche lui. È un 2004, non dimentichiamolo. Ha forza nelle gambe, agilità, e una velocità di braccio fulminante. Rune non lo vedo. Il tennis ce l’ha, la testa non lo so. Mi piace Draper, che è tornato in linea con i programmi di due anni fa e ha già pagato dazio agli infortuni. La Cina, poi… Avanti piano, ma con personalità. Shang ha 19 anni, è numero 50…».
Credi nel ritorno di Djokovic? «Credo che ci proverà. Non so quali risposte gli daranno il corpo e la mente. Il morso del cobra ce l’ha ancora. Se non lo tieni a distanza, rischi grosso».
L’unico a tenersi a stretto contatto con Sinner e Alcaraz è stato Zverev. Meno Medvedev. E ancora meno Tsitsipas. «Sì, il 2024 ha cambiato molte cose, è stato l’anno della Fondazione. Tutto si è rimesso in gioco, e credo che il 2025 non sarà così diverso. Vero… Zverev meglio di altri, sarà ancora nel gruppo di testa. Medvedev ha subito il contraccolpo di alcune sconfitte. Gli hanno fatto male, ma lo vedo più rilassato e alla mano di prima».