Toh Sinner, guarda che casualità. Doping? No, è un processo sul paradosso

Alla vigilia dell’inizio dell’Australian Open arriva la notizia che il Tas affronterà il ricorso della Wada il 16 e il 17 aprile

Giorno di vigilia, e chi c’è al telefono? Guarda un po’, il Tas. Cioè il Tribunale Arbitrale dello sport. Si fa sentire da Losanna, e viene a dirci di aver fissato le date del processo Sinner-Wada. Il 16 e il 17 aprile, due giorni di dibattito a porte chiuse e un panel di tre giudici, uno nominato da Sinner, uno dalla Wada e un presidente, al quale di fatto spetterà la decisione. Processo doping? No assolutamente. I riscontri della prima indagine svolta dall’Itia (International Tennis Integrity Agency) sulle molecole di Clostebol riscontrate non sono in discussione, talmente infinitesimali da non riuscire a dopare nemmeno un criceto. L’ha riconosciuto anche la Wada (World Anti Doping Agency), chissà quanto masticando amaro. Non solo… Alla sollevazione di chi ha voluto ribadire (campionesse come Martina Navratilova, per fare un nome) che non è incaponendosi sui casi conclamati di doping accidentale, che si può condurre una battaglia intelligente contro uno dei guasti più evidenti dello sport, è stata perfino presa la decisione di cambiare le regole – le sacre regole – e dal 2027 sui casi evidenti di assunzione casuale di doping in quantità modica, non sarà più possibile aprire un’istruttoria.  

Sinner under pressure

Ma il processo a Sinner si fa lo stesso, perché la Wada dubita che sia stato una guida impeccabile per il proprio team, del quale ha la totale responsabilità. Insomma, ha governato il proprio gruppo in amicizia, sulla fiducia, e la fiducia a quanto pare è una colpa. Avrebbe dovuto avere altri atteggiamenti, ma quali? Cenare con il team fino alle ore 21, scherzare con loro fino alle 21 e 45, e concludere la serata intimando a ognuno dei membri di aprire le borse e vuotare il contenuto su un tavolo per controllare che tutto fosse a posto, come alla dogana? I team vivono di fiducia reciproca, senza di essa sono inutili. Atteggiamenti da poliziotto, nel loro interno, nessuno può metterseli. Deciderà su questo il processo? Non lo so, ma penso di sapere che il giorno scelto per far conoscere le scadenze processuali non sia stato casuale. La vigilia del primo Slam stagionale, quando c’era tutto il tempo per darne comunicazione a torneo finito. È come aver detto a Sinner, vai in campo caro, ma ricordati che noi siamo qui, che questa pendenza va risolta, e che presto avrai a che vedertela con noi. Quando si dice la pressione… Che Jannik ben conosce, ci convive ormai da quasi un anno. "Cerco di non pensarci", ammette, ma in cuor suo tranquillo non può esserlo davvero, anche se i risultati di un anno a braccetto con la Itia, poi a spasso con la Wada, gli danno ragione.

 

 

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Sinner-Wada: vale la pena investire sull'antidoping?

Nove trofei vinti, tre prima di diventare il numero uno (Australian Open, Rotterdam e Miami), sei dopo la conquista della vetta, il 10 giugno… Halle, Cincinnati, US Open, Shanghai, Atp Finals e Coppa Davis. La sensazione forte è che ognuna di queste vittorie abbia contribuito a far sembrare sempre più iniquo il processo che sta per svolgersi, aumentando il numero degli appassionati dalla parte di Sinner, e insieme anche gli interrogativi sulla Wada. Al punto da indurre qualcuno (l’agenzia americana USADA ha in queste ore ritirato i contributi di tre milioni e mezzo di dollari in favore della Wada) a chiedersi se sia il caso di continuare a investire su un antidoping basato solo su formule punitive, mentre il doping prospera nei laboratori che glielo consentono, scienza maligna se ce n’è una, eppure scienza a pieno titolo, chissà quanto lontana da traguardi un tempo impensabili, come il doping non riscontrabile.  Di sicuro c’è chi spera che il processo per il caso Clostebol ridisponga le cose com’erano prima. Venti di restaurazione sospingono i feroci paladini della purezza della razza atletica, compresi coloro che non si sono posti troppe domande nell’utilizzare macchinari per ripulire il sangue delle scorie di un’attività sempre più intensa. Ma più il processo si avvicina, più Sinner dà prova di riuscire ad anestetizzare le quotidiane “minzioni fuori dal vaso” di Kyrgios e compagni. Certo deve costargli una gran fatica, proprio come gli costerà addentrarsi in questo Slam mettendo da parte i pensieri negativi. 

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Sinner: "Impossibile non pensarci"

Malgrado ciò, continuare a vincere è l’unica risposta che Sinner può permettersi di dare sul campo. Al resto penseranno gli avvocati. "Sarebbe bello poter dire che non ci penso, ma non è così", ha risposto Sinner ad alcune domande sulla vicenda. "Questa storia è ormai infissa nella mia mente, impossibile non pensarci. Ma devo andare avanti, cercare di fare con gioia il mio mestiere. Non credo di dover rispondere a Kyrgios o ad altri, so da me che non ho fatto niente di male. Djokovic dice che se pensa a me gli viene in mente lo sci? Avrà avuto i suoi motivi… Io penso a me stesso, so che alla mia età ci sono ancora tante cose da imparare, al di là del ruolo che uno ricopre. Questo sì mi interessa, e molto. Crescere e migliorare. Questa è la mia gioia". È intervenuto anche Andrea Gaudenzi, presidente Atp. Per dire che al momento il legame con l’Itia (l’agenzia che ha scagionato Sinner) è quanto mai forte. "So per certo che non vi sono mai stati trattamenti preferenziali nei confronti dei tennisti controllati dalla Itia. Il processo di aprile non è un bene per lo sport, e non è un bene nemmeno per Sinner, ma dobbiamo conviverci. La giustizia farà il proprio corso, e qualunque sarà il verdetto Jannik sopravvivrà e l’Atp farà altrettanto. In questo momento il prodotto tennis è molto forte e non ha niente da temere". Il torneo va in scena affidandosi alla numero uno Sabalenka (contro Sloane Stephens) e al numero due Zverev (Pouille). Italiani in campo: Gigante sulla Cain Arena contro Humbert, numero 14 del seeding, e Darderi (Martinez) sul Court 13. Sinner debutta domani contro Jarry: "ll cileno ha un gran servizio, dovrò lavorare molto bene sugli scambi". E servire bene a sua volta, come ha fatto ieri nel confronto con Tsitsipas (6-3 7-6) che ha ultimato la preparazione tra gli applausi di Melbourne.  

 

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Giorno di vigilia, e chi c’è al telefono? Guarda un po’, il Tas. Cioè il Tribunale Arbitrale dello sport. Si fa sentire da Losanna, e viene a dirci di aver fissato le date del processo Sinner-Wada. Il 16 e il 17 aprile, due giorni di dibattito a porte chiuse e un panel di tre giudici, uno nominato da Sinner, uno dalla Wada e un presidente, al quale di fatto spetterà la decisione. Processo doping? No assolutamente. I riscontri della prima indagine svolta dall’Itia (International Tennis Integrity Agency) sulle molecole di Clostebol riscontrate non sono in discussione, talmente infinitesimali da non riuscire a dopare nemmeno un criceto. L’ha riconosciuto anche la Wada (World Anti Doping Agency), chissà quanto masticando amaro. Non solo… Alla sollevazione di chi ha voluto ribadire (campionesse come Martina Navratilova, per fare un nome) che non è incaponendosi sui casi conclamati di doping accidentale, che si può condurre una battaglia intelligente contro uno dei guasti più evidenti dello sport, è stata perfino presa la decisione di cambiare le regole – le sacre regole – e dal 2027 sui casi evidenti di assunzione casuale di doping in quantità modica, non sarà più possibile aprire un’istruttoria.  

Sinner under pressure

Ma il processo a Sinner si fa lo stesso, perché la Wada dubita che sia stato una guida impeccabile per il proprio team, del quale ha la totale responsabilità. Insomma, ha governato il proprio gruppo in amicizia, sulla fiducia, e la fiducia a quanto pare è una colpa. Avrebbe dovuto avere altri atteggiamenti, ma quali? Cenare con il team fino alle ore 21, scherzare con loro fino alle 21 e 45, e concludere la serata intimando a ognuno dei membri di aprire le borse e vuotare il contenuto su un tavolo per controllare che tutto fosse a posto, come alla dogana? I team vivono di fiducia reciproca, senza di essa sono inutili. Atteggiamenti da poliziotto, nel loro interno, nessuno può metterseli. Deciderà su questo il processo? Non lo so, ma penso di sapere che il giorno scelto per far conoscere le scadenze processuali non sia stato casuale. La vigilia del primo Slam stagionale, quando c’era tutto il tempo per darne comunicazione a torneo finito. È come aver detto a Sinner, vai in campo caro, ma ricordati che noi siamo qui, che questa pendenza va risolta, e che presto avrai a che vedertela con noi. Quando si dice la pressione… Che Jannik ben conosce, ci convive ormai da quasi un anno. "Cerco di non pensarci", ammette, ma in cuor suo tranquillo non può esserlo davvero, anche se i risultati di un anno a braccetto con la Itia, poi a spasso con la Wada, gli danno ragione.

 

 

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