“Retrogusto di doping”: l’ennesima lezione di Sinner a chi straparla a vanvera

Durissimo l’attacco della Bild a Jannik: “Una farsa che possa continuare a giocare”

TORINO - Di fronte a un attacco tanto agghiacciante quanto inappropriato, come quello della Bild nei confronti di Jannik Sinner, non sarebbe corretto ricondurre il tutto al più classico dei “chi vince esulta e chi perde rosica”. Anzitutto, perché a perdere non è stato il collega del quotidiano tedesco, ma Alexander Zverev. Un campione vero, dentro e fuori dal campo, come ha dimostrato a fine partita quando ha definito Jannik “un giocatore di un altro pianeta”. E poi, perché quanto pubblicato dalla Bild - prima e dopo la finale - più che un’innocente provocazione, ha l’aria di una vera e propria presa di mira nei confronti del talento altoatesino. "La finale degli Australian Open è coperta da un’ombra di doping - si legge nel pezzo di Sebastian Kayser, inviato a Melbourne -, e il fatto che Sinner sia in una finale del Grande Slam per la seconda volta consecutiva dopo gli Us Open è una farsa per molti giocatori, esperti e osservatori della scena. Nonostante sia risultato positivo a due test, Sinner ha potuto continuare a giocare senza essere squalificato e ha persino vinto gli Us Open. E sconcertante è il fatto che non se ne sia più parlato da molto tempo e che Sinner possa vincere allegramente anche in Australia come se nulla fosse successo. Sinner dovrà solo comparire davanti al Tas di Losanna per l’udienza il 16 e 17 aprile - continua il giornalista tedesco -. Rischia una squalifica fino a due anni. Le regole dell’Itia sono in contrasto con le normative degli altri sport, dove i casi di doping diventano pubblici in tempi relativamente brevi. Zverev sarebbe già da tempo il numero 1 del mondo se il caso Sinner non fosse stato messo sotto il tappeto. Potrebbe diventarlo se Sinner venisse squalificato".

 

 

 

Sinner e il caso Clostebol

L’articolo, pubblicato sulla pagina web della Bild qualche ora prima della finale, presenta una ricostruzione del tutto tendenziosa, in cui a mancare è un dettaglio non da poco: Sinner è stato assolto da un tribunale indipendente, al quale poi la Wada ha deciso di opporsi presentando ricorso al Tas. L’ultimo atto di una vicenda iniziata nel marzo scorso, durante il Master 1000 di Indian Wells, quando Jannik è risultato positivo - seppur con livelli bassissimi - al Clostebol. Stando alla sentenza assolutoria del tribunale sportivo dello scorso agosto, Sinner sarebbe entrato in contatto con la sostanza proibita per via di una contaminazione avvenuta attraverso il suo fisioterapista, Giacomo Naldi. Questi, infatti, lo avrebbe massaggiato dopo aver assunto del Trofodermin, un medicinale contenente Clostebol, per curare un taglio che si era procurato al mignolo della mano sinistra.

 

 

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Sinner risponde alla Bild strapazzando Zverev

All’attacco della Bild Sinner ha risposto stravincendo la finale con Zverev in soli tre set. Un successo che il quotidiano tedesco ha poi voluto definire “dal retrogusto di doping”. In un mondo in cui concetti come la trasparenza e l’eleganza - evidentemente - appaiono più che mai a rischio, il consiglio è quello di soffermarsi sulle immagini della premiazione, quando Jannik ha provato in tutti i modi a rincuorare uno Zverev distrutto emotivamente. Un abbraccio sincero, umano e del tutto privo di qualsiasi forma di ipocrisia fra due grandi campioni. Insomma, quanto di meglio lo sport abbia da offrire. Chissà che non sia l’ora di prendere appunti...

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TORINO - Di fronte a un attacco tanto agghiacciante quanto inappropriato, come quello della Bild nei confronti di Jannik Sinner, non sarebbe corretto ricondurre il tutto al più classico dei “chi vince esulta e chi perde rosica”. Anzitutto, perché a perdere non è stato il collega del quotidiano tedesco, ma Alexander Zverev. Un campione vero, dentro e fuori dal campo, come ha dimostrato a fine partita quando ha definito Jannik “un giocatore di un altro pianeta”. E poi, perché quanto pubblicato dalla Bild - prima e dopo la finale - più che un’innocente provocazione, ha l’aria di una vera e propria presa di mira nei confronti del talento altoatesino. "La finale degli Australian Open è coperta da un’ombra di doping - si legge nel pezzo di Sebastian Kayser, inviato a Melbourne -, e il fatto che Sinner sia in una finale del Grande Slam per la seconda volta consecutiva dopo gli Us Open è una farsa per molti giocatori, esperti e osservatori della scena. Nonostante sia risultato positivo a due test, Sinner ha potuto continuare a giocare senza essere squalificato e ha persino vinto gli Us Open. E sconcertante è il fatto che non se ne sia più parlato da molto tempo e che Sinner possa vincere allegramente anche in Australia come se nulla fosse successo. Sinner dovrà solo comparire davanti al Tas di Losanna per l’udienza il 16 e 17 aprile - continua il giornalista tedesco -. Rischia una squalifica fino a due anni. Le regole dell’Itia sono in contrasto con le normative degli altri sport, dove i casi di doping diventano pubblici in tempi relativamente brevi. Zverev sarebbe già da tempo il numero 1 del mondo se il caso Sinner non fosse stato messo sotto il tappeto. Potrebbe diventarlo se Sinner venisse squalificato".

 

 

 

Sinner e il caso Clostebol

L’articolo, pubblicato sulla pagina web della Bild qualche ora prima della finale, presenta una ricostruzione del tutto tendenziosa, in cui a mancare è un dettaglio non da poco: Sinner è stato assolto da un tribunale indipendente, al quale poi la Wada ha deciso di opporsi presentando ricorso al Tas. L’ultimo atto di una vicenda iniziata nel marzo scorso, durante il Master 1000 di Indian Wells, quando Jannik è risultato positivo - seppur con livelli bassissimi - al Clostebol. Stando alla sentenza assolutoria del tribunale sportivo dello scorso agosto, Sinner sarebbe entrato in contatto con la sostanza proibita per via di una contaminazione avvenuta attraverso il suo fisioterapista, Giacomo Naldi. Questi, infatti, lo avrebbe massaggiato dopo aver assunto del Trofodermin, un medicinale contenente Clostebol, per curare un taglio che si era procurato al mignolo della mano sinistra.

 

 

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