“Per me non è importante”: Alcaraz, sei sicuro di quello che hai detto?

Il tennista spagnolo si confessa a Marca. Da Sinner alle brutte giornate di Miami: “Ho toccato il fondo”

"A Indian Wells pensavo di giocare bene e fuori dal campo ero abbastanza calmo. La sconfitta contro Draper mi ha fatto molto male. Poi sono arrivato a Miami e quella sconfitta contro Goffin è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dovevamo fermarci, sederci e vedere cosa stava succedendo. Quel momento mi è stato di grande aiuto. È dai momenti brutti che impariamo di più. Ho imparato soprattutto a concentrarmi su ciò che è importante". A dirlo è Carlos Alcaraz, fresco vincitore del Masters 1000 di Monte Carlo e nuovo numero 2 al mondo, che al quotidiano spagnolo Marca ha concesso un'intervista in cui ha fatto il punto sull'avvio di stagione, che prima del successo in finale contro l'infortunato Lorenzo Musetti, aveva visto lo spagnolo eliminato al match d'esordio di Miami dal belga numero 52 Atp David Goffin (7-5, 6-4, 6-3). Prima ancora, i ko in semifinale di Indian Wells contro Jack Draper e ai quarti di Doha contro Jiri Lehecka. Il numero 2 Atp, ora impegnato sulla terra rossa di Barcellona dove ha superato lo Ethan Quinn al primo turno (6-2, 7(8)-6(6)), ha confessato come la doppia delusione del tour statunitense sia stata uno dei momenti peggiori della propria carriera.

 

Alcaraz: "A Miami ho toccato il fondo"

Queste le parole del "vice" di Jannik Sinner: Ci sono molte cose a cui diamo importanza e forse in realtà non ne hanno nessuna. Ho capito cosa è veramente importante per me nel tennis e continuerò su questa strada. A Miami ho toccato il fondo. È stato difficile per me entrare in conferenza stampa, non sapevo nemmeno cosa avrei detto. Alla fine, in quelle situazioni, pensi a molte cose e quando qualcosa che ti ha fatto male è così fresco, non ci pensi mai in prospettiva. Ti vengono in mente un sacco di pensieri: fermati, fermati per una settimana, salta un torneo, fermati per diversi mesi, continua ad allenarti, prenditi una vacanza e poi allenati per quello che verrà. Ti vengono in mente un sacco di pensieri e una delle cose migliori che ho fatto è stata prendermi qualche giorno di pausa e darmi l'opportunità di pensare lucidamente, mettere le cose in prospettiva e, da lì, decidere. Mentre ero in vacanza in Messico, chiedevo al mio team di inviarmi un allenamento fisico, di mandarmi degli allenamenti, perché non volevo perdere la forma. Anche se ero lì da cinque giorni, volevo continuare ad allenarmi, ad andare in palestra, volevo prepararmi in modo che quando fossi tornato a casa avrei potuto allenarmi e che non sarebbe stato difficile per me iniziare. Negli ultimi giorni dicevo ai miei genitori e al mio agente Albert: 'Voglio tornare a casa adesso'. E il mio fratellino ha detto che voleva restare ancora una settimana. Avevo bisogno di tornare a casa. Ed è stato in quel momento che ho capito che mi aveva fatto bene. Quando gioco con entusiasmo nei tornei, è allora che mi diverto davvero". Alcaraz ha poi risposto sul rincorsa fallita al primo posto della graduatoria mondiale.

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Alcaraz: "Ci chiedevano sempre di Sinner"

"Credo che a me e a Zverev, in ogni conferenza stampa, dopo ogni partita, venisse posta qualche domanda sul fatto che Sinner non fosse lì e non avesse la possibilità di difendere il numero 1. È normale che lo chiedano, ma poi dipende da te come vuoi gestire la situazione. Come ti influenza avere questa cosa in mente. Alla fine ho cercato di non farci caso. Ma emotivamente o indirettamente, sono stato influenzato dal desiderio di raggiungere buoni risultati per arrivare lì. Ho imparato a concentrarmi su ciò che è importante e a impegnarmi per ottenerlo. La classifica non è importante in questo momento. Quando sei giovane, o nel mio caso più giovane, quando entri nel circuito tutto è molto nuovo. È un altro tipo di pressione. È la pressione di giocare con giocatori che hai visto in TV; la pressione di voler dimostrare al mondo di cosa sei capace. Penso che la pressione sia una cosa positiva, qualcosa per cui essere grati, perché ti aiuta a rimanere vigile e a dare il meglio di te. È un percorso molto più semplice". Il numero 2 al mondo ha poi giudicato secondaria l'importanza della graduatoria mondiale. 

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Alcaraz: "Non mi importa della classifica"

"La pressione che sento adesso, sia per me stesso che per i giocatori che hanno già vinto qualcosa, è quella di voler rendere felici le persone, perché altrimenti ti renderanno difficile la vita. Ed è questa la pressione che davvero non ci piace. Quando sei nuovo tutto è più facile. Chi chiuderà l'anno da numero 1? Questa è una buona domanda. Non lo so, credo che ci aspetta una bella lotta. Jannik è sopra, ma di nuovo cerco di dare importanza a ciò che è veramente importante e per me non è la classifica. Stiamo cercando di togliere l'importanza della vittoria. La cosa più importante è divertirsi e, se perdo, uscire dal campo dicendo che sono sulla strada giusta, che ho fatto bene e che mi sono divertito. Da lì, andare avanti". Infine, lo spagnolo è intervenuto sull'azione legale della Ptpa di Novak Djokovic contro l'establishment del tennis, a cui è stato contestato - fra le altre cose - le politiche di assegnazione dei montepremi e di riconoscimento del reddito minimo. "Il tennis è uno sport ben pagato, ma può sempre essere migliorato perché c'è una percentuale che può essere aumentata per il circuito e per i giocatori. Le percentuali devono essere eque. Se organizziamo uno spettacolo in modo che i fan possano goderselo e pagare per vederci, allora la percentuale deve essere vicina a quella che meritiamo. Ed è per questo che ci siamo uniti".

 

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"A Indian Wells pensavo di giocare bene e fuori dal campo ero abbastanza calmo. La sconfitta contro Draper mi ha fatto molto male. Poi sono arrivato a Miami e quella sconfitta contro Goffin è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dovevamo fermarci, sederci e vedere cosa stava succedendo. Quel momento mi è stato di grande aiuto. È dai momenti brutti che impariamo di più. Ho imparato soprattutto a concentrarmi su ciò che è importante". A dirlo è Carlos Alcaraz, fresco vincitore del Masters 1000 di Monte Carlo e nuovo numero 2 al mondo, che al quotidiano spagnolo Marca ha concesso un'intervista in cui ha fatto il punto sull'avvio di stagione, che prima del successo in finale contro l'infortunato Lorenzo Musetti, aveva visto lo spagnolo eliminato al match d'esordio di Miami dal belga numero 52 Atp David Goffin (7-5, 6-4, 6-3). Prima ancora, i ko in semifinale di Indian Wells contro Jack Draper e ai quarti di Doha contro Jiri Lehecka. Il numero 2 Atp, ora impegnato sulla terra rossa di Barcellona dove ha superato lo Ethan Quinn al primo turno (6-2, 7(8)-6(6)), ha confessato come la doppia delusione del tour statunitense sia stata uno dei momenti peggiori della propria carriera.

 

Alcaraz: "A Miami ho toccato il fondo"

Queste le parole del "vice" di Jannik Sinner: Ci sono molte cose a cui diamo importanza e forse in realtà non ne hanno nessuna. Ho capito cosa è veramente importante per me nel tennis e continuerò su questa strada. A Miami ho toccato il fondo. È stato difficile per me entrare in conferenza stampa, non sapevo nemmeno cosa avrei detto. Alla fine, in quelle situazioni, pensi a molte cose e quando qualcosa che ti ha fatto male è così fresco, non ci pensi mai in prospettiva. Ti vengono in mente un sacco di pensieri: fermati, fermati per una settimana, salta un torneo, fermati per diversi mesi, continua ad allenarti, prenditi una vacanza e poi allenati per quello che verrà. Ti vengono in mente un sacco di pensieri e una delle cose migliori che ho fatto è stata prendermi qualche giorno di pausa e darmi l'opportunità di pensare lucidamente, mettere le cose in prospettiva e, da lì, decidere. Mentre ero in vacanza in Messico, chiedevo al mio team di inviarmi un allenamento fisico, di mandarmi degli allenamenti, perché non volevo perdere la forma. Anche se ero lì da cinque giorni, volevo continuare ad allenarmi, ad andare in palestra, volevo prepararmi in modo che quando fossi tornato a casa avrei potuto allenarmi e che non sarebbe stato difficile per me iniziare. Negli ultimi giorni dicevo ai miei genitori e al mio agente Albert: 'Voglio tornare a casa adesso'. E il mio fratellino ha detto che voleva restare ancora una settimana. Avevo bisogno di tornare a casa. Ed è stato in quel momento che ho capito che mi aveva fatto bene. Quando gioco con entusiasmo nei tornei, è allora che mi diverto davvero". Alcaraz ha poi risposto sul rincorsa fallita al primo posto della graduatoria mondiale.

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