Medvedev depresso, Zverev in coma tennistico: dopo Sinner, Alcaraz e Musetti il buio

Da Federer e Nadal all’era dei SinAl: l’epica battaglia del Roland Garros ha messo il sigillo al nuovo dominio

C’è ancora magia, su quella terra rossa stretta fra il bosco di Boulogne e il complesso delle serre in stile liberty, e non credevo fosse possibile, non dopo i quattordici titoli vinti da Rafa Nadal. Ci sono nuove emozioni da scoprire, nuove inquadrature da ammirare, e l’eterno incanto della bellezza che continua a sorgere con il sole del mattino e a illuminare tutto di sé. Sbagliavo, non era un capitolo chiuso, non bastava ripetermi che nessuno sarebbe stato più come Rafa, e dare per scontato che nessun altro avrebbe potuto ricondurmi a quello stato di pura sospensione che avvertivo nel sentirmi trascinato verso i Campi Elisi del mio sport preferito, là dove si gioca a tennis come in paradiso. La finale di domenica tra Alcaraz e Sinner mi ha riportato a quegli antichi pensieri, a quei contrasti, all’idea che due nuovi rivali, destinati a diventare amici come Rafa e Roger, fossero in grado di ricondurre il tennis alla sua fase creativa più alta ed essenziale, quella che nasce dal contrasto degli elementi in campo, degli stili, delle opposte strategie. La magia di Nadal e Federer, che congiunse le due opposte metà di un tennis agli antipodi, per dare vita a un insieme unico e inscindibile, perfetto e rotondo come una pallina, ha ripreso a vivere nella finale tra Alcaraz e Sinner, geni opposti di uno sport che vuole ancora stupire. Ed è stata la finale più bella che potessi immaginare, estenuante e intricata, edificata su colpi geniali portati a una velocità impressionante. I Fedal sono andati in pensione, evviva i SinAl, che a lungo si sono rincorsi, per trovarsi nella loro prima finale dello Slam. Da domenica, il tennis è tutto per loro.

 

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Tutti ai piedi di Sinner e Alcaraz

Del resto, chi mai potrebbe batterli? La finale delle cinque ore e ventinove minuti li eleva due spanne sopra gli avversari. Sì, voglio dire, qualche sconfitta prenderà forma, qui e là, sarebbe disumano se non accadesse, ma nel corso di una stagione lunga e tempestosa, vi sembra davvero che qualcuno possa sostituirsi a loro, o anche soltanto a uno dei due? Sinner, più cinico di Alcaraz quando gioca con gli altri, meno quando di fronte ha lo spagnolo, ha fatto strame degli avversari più vicini. Al punto che certi risultati che hanno lasciato tutti a bocca aperta, conquistati tra Roma e Parigi, assumono oggi un valore quasi assoluto, simile a una bocciatura definitiva. Il 6-0 6-1 a Ruud, il 6-0 6-1 6-2 a Lehecka, il 6-1 6-3 6-4 a Rublev. Abbiamo applaudito Bublik per aver obbligato Jannik a un secondo set da dodici game, incastonato tra una prima frazione da 6-1 e una terza da 6-0. A Roma si dice, "ma di che stamo a parlà?"… I russi sembrano pensionati, Medvedev appare anche un po’ in stato depressivo, Zverev è in coma tennistico, la vecchia guardia da terra rossa (Ruud, De Minaur) alle prese con un invecchiamento precoce, la nuova (Mensik, Fonseca, Draper) ancora di là da completare la propria crescita. L’unica che possa contrastarli , oggi, appare Musetti… Poi c’è Djokovic, che ha l’anima del campione e vuole resistere agli anni e a qualsiasi avversario. Sa che Sinner e Alcaraz sono diventati irraggiungibili sul cemento, e Carlitos anche sull’erba. Da questo Roland Garros ha capito come stanno le cose anche sulla terra rossa. Ma lui è un caso a parte, e non è nemmeno giusto infilarlo nel mucchio selvaggio dei troppo facili da battere.

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Il messaggio di Vagnozzi a Sinner

Bello il messaggio di coach Vagnozzi a Sinner. Ispirato e fraterno… "Essere al tuo fianco non è solo un onore, ma una responsabilità che porto con fierezza. Questa storica partita ti renderà ancora più forte. Il Paese è fiero di te, e io lo sono ancora di più. Fa male. Ma sono queste le partite che ti forgiano, che definiscono chi sei. Chi ti vive tutti i giorni sa cosa c'è dietro ogni colpo, ogni scatto, ogni salto: una dedizione totale. Ieri hai mostrato al mondo non solo il tuo tennis, ma anche un cuore e una resilienza da numero uno. Il Paese è fiero di te, e io lo sono ancora di più. Grazie Jannik, congratulazioni ad Alcaraz e a tutto il suo team". Servirà per ripartire, ma non credo che Sinner avrà problemi. La sconfitta gli resterà appiccicata addosso per un po’, così come alcune valutazioni annesse e connesse, come quella che “con qualche partita in più nelle gambe e nella testa” forse la finale si sarebbe chiusa sui tre match point del quarto set. Io ne sono convinto, ma non conta e non cambia niente… Poi tutto svanirà, e altri sentimenti più conosciuti si faranno largo. L’erba è una bella occasione per ricominciare, e Sinner (che ripartirà dal torneo di Halle, vinto l’anno scorso) ha la possibilità di giocarsela alla pari con Alcaraz, che a Wimbledon ha vinto le ultime due stagioni. Con la certezza che il numero uno resterà con lui fino al termine dei Championships. Quando le settimane di regno saliranno a 58, anche Courier sarà superato e Sinner sarà dodicesimo nella lista dei più forti di sempre.

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Alcaraz allunga su Sinner nei precedenti

Resta la questione Alcaraz… Il conto attuale, di 8-4 a favore dello spagnolo, assume una consistenza forse troppo punitiva nei confronti di Jannik, vista anche la vicinanza tra i due espressa dalla finale di Parigi. La storia ricalca in qualche modo quella di Rafa e Roger, che dopo quattro anni di confronti vedeva lo spagnolo avanti 12-6 al termine del 2008. Nella fresca storia dei SinAl, però, la cosa curiosa è che i geni di Federer hanno attecchito più su Alcaraz, mentre l’etica del lavoro di stampo nadaliano è più dalla parte di Sinner. Un motivo in più per godere della nuova rivalità. Sinner avrà tempo e modo per recuperare.

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C’è ancora magia, su quella terra rossa stretta fra il bosco di Boulogne e il complesso delle serre in stile liberty, e non credevo fosse possibile, non dopo i quattordici titoli vinti da Rafa Nadal. Ci sono nuove emozioni da scoprire, nuove inquadrature da ammirare, e l’eterno incanto della bellezza che continua a sorgere con il sole del mattino e a illuminare tutto di sé. Sbagliavo, non era un capitolo chiuso, non bastava ripetermi che nessuno sarebbe stato più come Rafa, e dare per scontato che nessun altro avrebbe potuto ricondurmi a quello stato di pura sospensione che avvertivo nel sentirmi trascinato verso i Campi Elisi del mio sport preferito, là dove si gioca a tennis come in paradiso. La finale di domenica tra Alcaraz e Sinner mi ha riportato a quegli antichi pensieri, a quei contrasti, all’idea che due nuovi rivali, destinati a diventare amici come Rafa e Roger, fossero in grado di ricondurre il tennis alla sua fase creativa più alta ed essenziale, quella che nasce dal contrasto degli elementi in campo, degli stili, delle opposte strategie. La magia di Nadal e Federer, che congiunse le due opposte metà di un tennis agli antipodi, per dare vita a un insieme unico e inscindibile, perfetto e rotondo come una pallina, ha ripreso a vivere nella finale tra Alcaraz e Sinner, geni opposti di uno sport che vuole ancora stupire. Ed è stata la finale più bella che potessi immaginare, estenuante e intricata, edificata su colpi geniali portati a una velocità impressionante. I Fedal sono andati in pensione, evviva i SinAl, che a lungo si sono rincorsi, per trovarsi nella loro prima finale dello Slam. Da domenica, il tennis è tutto per loro.

 

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