“Jannik ribaltato con un pugno”: Sinner-Alcaraz, il retroscena sulla finale Roland Garros

Il racconto di Ferrero sull’ultimo atto dello Slam parigino: “Sul match point si è girato verso il nostro angolo”

Canti, balli, brindisi, cena all’una di notte, poche ore di sono e alle 7 di mattino il volo per il rientro in Spagna. Carlitos Alcaraz è stato fermato dai tifosi per le strade di Madrid, con tuta-completo viola e berrettino bianco. Felice, anche se con gli occhi gonfi assai. Il suo allenatore, in diretta su El Larguero, ha invece raccontato aneddoti e retroscena sulla finale vinta a Parigi dal suo allievo. Intanto, l’ha messa sul ridere dopo le polemiche del recente passato sulla dolce vita di Carlitos: «Sappiamo com’è...Gli ho detto che si diverta, che lo merita, ma che si ricordi di essere un tennista, in ogni momento..». Come dire: niente eccessi, altrimenti al prossimo allenamento ti distruggo. «Per lui non è tanto la parola festa a fare la differenza, ma la disconnessione tra il non pensare al tennis e l’essere un ragazzino di 22 anni. Avesse perso, lo avrebbero messo nel mirino: guardate, sta andando a Ibiza (ci è arrivato ieri pomeriggio, ndr)».

 

Le parole di Ferrero

Il tecnico del cinque volte campione dello Slam ricorda anche gli attimi salienti dei tre match point a favore di Jannik Sinner. «Sullo 0-40 si è girato verso il nostro angolo mostrando il pugno che chiudeva stretto la racchetta, con lo sguardo feroce, come per avvertirci che ci avrebbe provato fino alla fine»: un segno di grande convinzione. «Non può essere», «Invece è andata così, incredibile. Ma non ho mai visto Alcaraz rinunciare a un match in vita sua, resta sul pezzo sino all’ultimo punto». Bevendo il famoso succo di cetriolo, mentre attorno tutti impazziscono.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

"Scioccato dal livello di Jannik e Carlos"

Sull’orlo del baratro, come altre volte, Carlitos è entrato in modalità “ci penso io”. Il risolviproblema che crede in se stesso oltre ogni ragionevole fede. Perché è nato (e cresciuto) così, il fanciullo chiamato a riscrivere i record del tennis spagnolo e non solo. Spiega ancora Ferrero: «Il gioco lo aiuta a maturare, ad avere la percezione di quanto sia bravo. Con Carlos ho optato per un allenamento di qualità, efficace e valido, piuttosto che sulla quantità, perché il circuito è impegnativo». Lo stop dopo l’America e la rinuncia a Madrid, in effetti, hanno aiutato Alcaraz a riprendere forza ed energia: si è visto nella campagna rossa, dove ha portato a casa lo slam Montercarlo, Roma, Parigi. «Guardando le immagini della finale di Roland Garros - aggiunge Ferrero - mi sono reso conto del livello di tennis che Jannik e Carlos hanno mostrato al mondo: ne sono rimasto scioccato». Tanti di questi match, allora.

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Canti, balli, brindisi, cena all’una di notte, poche ore di sono e alle 7 di mattino il volo per il rientro in Spagna. Carlitos Alcaraz è stato fermato dai tifosi per le strade di Madrid, con tuta-completo viola e berrettino bianco. Felice, anche se con gli occhi gonfi assai. Il suo allenatore, in diretta su El Larguero, ha invece raccontato aneddoti e retroscena sulla finale vinta a Parigi dal suo allievo. Intanto, l’ha messa sul ridere dopo le polemiche del recente passato sulla dolce vita di Carlitos: «Sappiamo com’è...Gli ho detto che si diverta, che lo merita, ma che si ricordi di essere un tennista, in ogni momento..». Come dire: niente eccessi, altrimenti al prossimo allenamento ti distruggo. «Per lui non è tanto la parola festa a fare la differenza, ma la disconnessione tra il non pensare al tennis e l’essere un ragazzino di 22 anni. Avesse perso, lo avrebbero messo nel mirino: guardate, sta andando a Ibiza (ci è arrivato ieri pomeriggio, ndr)».

 

Le parole di Ferrero

Il tecnico del cinque volte campione dello Slam ricorda anche gli attimi salienti dei tre match point a favore di Jannik Sinner. «Sullo 0-40 si è girato verso il nostro angolo mostrando il pugno che chiudeva stretto la racchetta, con lo sguardo feroce, come per avvertirci che ci avrebbe provato fino alla fine»: un segno di grande convinzione. «Non può essere», «Invece è andata così, incredibile. Ma non ho mai visto Alcaraz rinunciare a un match in vita sua, resta sul pezzo sino all’ultimo punto». Bevendo il famoso succo di cetriolo, mentre attorno tutti impazziscono.

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"Scioccato dal livello di Jannik e Carlos"