Diego Nargiso, ex Davisman dal talento indiscusso e 67 Atp come best ranking, campione junior sull’erba di Wimbledon, frequenta oggi il circuito in più vesti, anche quella di commentatore televisivo e intervistatore nei grandi eventi, come succederà tra pochi giorni alle Finals di Torino- «Conosco e vivo la città anche per il mio impegno con il Politecnico di Torino. Direi che siamo pronti, l’atmosfera diventa ogni giorno più calda e tutto parla ormai di tennis, non solo in queste settimane ovviamente centrali. Il nostro sport è ormai guardato e discusso da tutti, pure al bar. In quasi tutte le pubblicità, anche non di settore, c’è un richiamo al tennis».
Il protagonista più atteso alle Finals è il cittadino onorario Jannik Sinner, campione uscente e fresco della vittoria nel 1000 di Parigi. Cosa pensa delle sue ultime imprese? «Nelle ultime due settimane, prima a Vienna e poi a Parigi, Jannik ha dimostrato e riconfermato le sue capacità di dominatore a livello di tornei indoor. Non a caso ha riconquistato e con merito il posto di numero 1 del mondo. Ha messo in campo tanta solidità ma anche il rinforzato servizio. Nel suo gioco su questo tipo di superficie e in queste condizioni non vedo nessun tipo di carenza. Questo vale ormai da diverse stagioni e partirei nell’analisi dall’ormai lontana affermazione che ottenne alle Next Gen Atp Finals di Milano. Lo definirei quasi imbattibile laddove non deve avere a che fare con condizioni climatiche particolari e difficoltà fisiche che in altri contesti possono emergere».
Colpisce anche il suo continuo dichiarare di voler migliorare ancora e arricchire altri aspetti del gioco. Cosa significa per chi è già in vetta come lui? «Una grande umiltà e la consapevolezza che non bisogna mai sentirsi arrivati. Ha vissuto un anno molto intenso, ripartito dopo i tre mesi di stop forzato e quando si è reso conto dopo gli US Open che qualcosa andava cambiato lo ha fatto e ancora lo sta facendo. Ha migliorato il gioco di volo e messo in campo conclusioni non solo di chiusura del punto già vinto ma anche di buona fattura e in difficoltà in questa zona del campo. Lo stesso discorso vale per Alcaraz. I due si spronano a vicenda in una sorta di confronto anche a distanza che contribuisce, al di là delle sfide di campo, ad alzare il livello di entrambi. Ormai a mio parere irraggiungibile da chi li segue. Giocatori forti, a partire da Zverev, che non hanno però fatto lo stesso tipo di investimento dei due colossi del tennis di oggi. E la cosa mi pare destinata a durare».
