Da solo in auto sulla Montecarlo-Torino, uno di quelli che considerano il viaggio in macchina una dimensione della propria creatività, e un buon momento per parlarsi. Woody Allen raccontava di ascoltare spesso, in macchina, le opere di Wagner. A tutto volume. Ma fu costretto a smettere perché quando arrivava a casa, avvertiva irresistibile l’impulso di invadere militarmente il giardino del proprio vicino. Chissà a cosa pensa, Sinner, alla guida della sua Audi RS6 ABT Legacy Edition, una V8 Biturbo da 760 cavalli. Magari alla Ferrari 812 competizione lasciata a casa. Che è piccolina, ha spiegato di recente in un’intervista sul campo. La casa, non la Ferrari. E non contiene le Coppe che vince, tutte consegnate ai genitori, che finiranno per aprire un’ala museale della Sinner House inaugurata da poco. Casa piccola ma garage grande. Come la passione per le corse in auto, per i kart, per la guida in genere. Meglio se da soli, senza assilli. Con la libertà di pensare ai cavoli propri. Magari a come essere più fluido, quando spinge forte il motore da fondo e vuole cambiare marcia per avvicinarsi alla rete. Va bene, l’avete capito, Sinner è già a Torino, suite presidenziale all’hotel Principi di Piemonte. Atteso dagli sponsor, che alla parola Finals si scatenano. Dopo non c’è tempo, non solo per la Davis, manco per loro. Ci sarà da prepararsi per il 2026, per vincere ancora nello Slam, con la bandiera italiana che sale sul pennone, e un altro bolide da regalarsi per il successo. Fanno tutti così, in fondo.

La visita all’Istituto di Candiolo-IRCCS
I tennisti sono gli ultimi fan del lusso a quattro ruote e sei o sette marce. Alcaraz risponde a Sinner con una Bmw che gli ha regalato lo sponsor, ma l’ha tenuta un anno ferma perché mamma e papà la consideravano troppo veloce. E gli altri sono corredati di tutto punto. Djokovic, ora cittadino greco, ha una Tesla Model X, e non avevo dubbi. Anche una Bentley Continental e un Aston Martin, però. Primo impegno, ore 8, al JMedical con cui ha rapporti stretti dai tempi in cui lo curarono all’anca. Ritorno in albergo alle 12 per l’incontro con i tifosi, che lo attendevano in bella schiera: selfie, autografi, abbracci. Poi la visita all’Istituto di Candiolo-IRCCS nel quadro dei rapporti con la Fondazione per la Ricerca sul Cancro. Qui, in un set allestito nei locali dell’Istituto, ha preso forma – davanti alla platea dei medici, e alla presenza della presidente Allegra Agnelli – la quarta puntata di “Jannik, oltre il tennis” (in onda oggi alle 20,45 su Sky Sport Tennis) nella quale Sinner risponde alle domande del direttore Federico Ferri. Belle le frasi scelte da Jannik, tutte dettate dal cuore. "Ho sempre pensato che noi atleti non cambiamo il mondo. Da ragazzo avevo i miei idoli, Seppi il primo che ho conosciuto, poi Federer, Nadal, Djokovic… Poi ti rendi conto che c’è chi fa la differenza, voi per esempio (ha detto rivolgendosi ai medici e ricercatori dell'Istituto di Candiano) che riuscite a ridare una vita e a risolvere problemi che sembrano impossibili. Noi giochiamo solo a tennis, cerchiamo di tirare una pallina in campo".
