Siamo qui per Jannik Sinner, tutti schierati dalla sua parte, pronti a sostenerlo nei modi giusti e sobri che certo i tifosi italiani di tennis conoscono, nel massimo rispetto dello sport, degli avversari e dello stesso nostro rappresentante, che ha bisogno di sostegno, di cuore e di passione. Ma non di troppa pressione. Né di rappresentazioni di tifo sguaiato.
Ma Torino è città educata, e non temo questo. Piuttosto, immagino che Jannik dovrà fare i conti con l’attesa che c’è nei suoi confronti, che forse ha provato per qualche attimo in Davis, nel recente passato, dove però c’è una maglia azzurra che fa da comoda cuccia a tutta la squadra, e le ansie si stemperano nel gruppo, nell’amicizia che nasce dal remare tutti dalla stessa parte. Alle Finals sarà più accentuata quella sensazione di essere al centro dell’attenzione. Meritata, da un lato, perché Jannik viene da una stagione magnifica che vale da sola quattro vittorie, il primo Masters 1000, una semifinale a Wimbledon e il quarto posto con quasi sei mila punti in classifica. Però ingombrante, di quelle che te le senti dentro e un po’ ti tolgono il respiro. Fa parte degli insegnamenti, cui Jannik tiene così tanto (e a ragione), ed è un po’ come chiedersi che cosa fare per migliorare la media dell’otto in pagella.
Calma e lucidità
Mantenersi saldo in queste giornate torinesi, calmo e lucido, e volare sulle ali del tifo, è uno degli ultimi capitoli da affrontare prima della laurea. Gli auguro leggerezza, divertimento, tanto sono sicuro che l’impegno, e la devozione che servono ad affrontare le sfide più calde sarà lui a metterceli. E chiedo al pubblico di Torino di respingere chi abbia voglia di esagerare e di cavalcare la natura più becera del tifo. Nessuno ne sente il bisogno. Ma un antidoto c’è, oltre la buona educazione. Ricordare tutti che Sinner ha ancora 22 anni, un’età che non gli dà la certezza né il diritto di vincere, ma di provarci, magari di farcela, certo di figurare tra i migliori come sta dimostrando lietamente di poter fare.
L’accorpamento con Djokovic, dettato dal sorteggio, mi è piaciuto. Un po’ ci speravo. Incontrarlo subito, il Djoker che Jannik non è ancora riuscito a battere, può servire per impensierire il numero uno, e trasferire su di esso un po’ di quell’ansia da prestazione che Sinner non potrà non avvertire, e comunque per prendergli le misure. Sarà utile, utilissimo, se le Finals dovessero proporre un nuovo confronto tra i due, cosa che può accadere solo in finale.